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Processione notturna sul Lago e spettacolo Pirotecnico
15 Agosto 2025
La processione notturna sul lago è un momento di grande suggestione e coinvolgimento per la comunità locale, che si riunisce per festeggiare e celebrare insieme.
Questo evento è un’occasione unica per ammirare la bellezza del lago di notte e godere dello spettacolo di luci e colori offerto dai fuochi d’artificio.
*PROGRAMMA 2025*
Ore 8:00 Santa Messa nella Chiesa di Santa Caterina
Ore 8:30 Trofeo “Ferragosto”, gara di pesca a coppie a cura dell’Associazione Vulcano Bass Angler
Ore 10:00 Santa Messa Chiesa del Sacro Cuore – Casa del Fanciullo
Ore 10:00 Mercatino di Trevignano, apriranno i loro stand gli espositori
Ore 11:30 Santa Messa nella Chiesa di Santa Maria Assunta
Ore 18:00 Street band musicale Fire Dixie Jazz Band per le vie della cittadina
Ore 19:00 Concerto del Complesso Bandistico “C. Carbonetti” in Piazzale del Molo
Ore 20:45 Processione da S. Caterina a Piazzale del Molo accompagnati dal Complesso Bandistico “C. Carbonetti”
Ore 21:00 Solenne concelebrazione Eucaristica in Piazzale del Molo presieduta da S. Ecc. Mons. Marco Salvi alla presenza delle autorità civili e militari, animata dal Coro Interparrocchiale di Trevignano e Bracciano
Ore 21:45 Solenne processione sulle acque del lago accompagnata da canti e preghiere
Ore 24:00 circa Grandioso Spettacolo pirotecnico in onore di S. M. Assunta
Oriolo Romano si prepara ad accogliere la 14ª edizione di Oriolo in Rosa, un evento che unisce cultura, informazione e solidarietà nella lotta contro il tumore al seno. L’appuntamento è fissato per il 13 e 14 agosto 2025 nella suggestiva cornice di Piazza Santacroce (ex Umberto I), con un programma ricco di iniziative dedicate alla prevenzione e al sostegno delle persone colpite dalla malattia.
Il cuore simbolico dell’evento sarà il Palazzo Altieri, che per l’occasione si tingerà di rosa come omaggio a tutti coloro che stanno combattendo o hanno combattuto contro il tumore al seno. Questa iniziativa rappresenta un potente messaggio di sensibilizzazione per la comunità e un gesto concreto per mantenere alta l’attenzione sulla prevenzione e l’importanza delle terapie integrate.
Durante le due giornate, i partecipanti potranno visitare stand informativi dedicati alla prevenzione oncologica e scoprire i prodotti artigianali realizzati dalle volontarie di Spazio Supporto Donna.
Il programma del 13 agosto prevede:
alle ore 21.00, il saluto delle autorità e degli organizzatori, con la partecipazione di esperti come oncologi, psicologi e rappresentanti di associazioni impegnate nel supporto alle donne;
quindi l’atteso momento in cui il Palazzo Altieri si illuminerà di rosa;
a seguire, una sfilata di moda delle Donne in rosa a cura di Gianfranco Venturi Arte-Moda-Lago Trevignano e un’esibizione musicale della Scoppoletta Band.
Il 14 agosto sarà dedicato al benessere, con una “Mattinata Benessere” a partire dalle 9.30, che includerà una lezione di Tai Ji Quan. Appuntamento ore 9,30 davanti Palazzo Altieri. A seguire colazione per i partecipanti e consigli dei nutrizionisti di Spazio Supporto Donna.
L’evento organizzato da Spazio Supporto Donna si svolge con il patrocinio del Comune di Oriolo Romano, e la collaborazione di Ville Monumentali della Tuscia-Palazzo Altieri e numerose associazioni, Komen Italia, Pro Loco, Ponte Donna, Sviluppo e Relazione, Centro Antiviolenza Demetra. Una parte del ricavato sarà devoluta ai progetti di Komen Italia per la lotta ai tumori del seno, confermando il profondo spirito di solidarietà che anima questa manifestazione.
Spazio Supporto Donna ringrazia tutte le persone e le istituzioni che hanno reso possibile l’iniziativa
Il Natale 2025 si preannuncia più sobrio per le famiglie italiane. È quanto emerge dal nuovo report congiunto di Facile.it e Consumerismo No Profit, che ogni anno fotografa l’impatto economico delle festività sui bilanci domestici. L’indagine, diffusa alla vigilia dell’avvio dello shopping natalizio, conferma un trend già percepito da molti: tra rincari diffusi e costi energetici ancora alti, gli italiani stringeranno la cinghia su regali e cenone, mentre aumenteranno – loro malgrado – le spese per i viaggi, soprattutto a causa dell’aumento dei prezzi dei trasporti.
Secondo il rapporto, la voce che più risente della prudenza dei consumatori è quella dei regali. La spesa complessiva si fermerà a 8,7 miliardi di euro, contro gli oltre 10,9 miliardi del 2024. Si tratta di un calo vicino al 20%, che si traduce in un budget medio di 204 euro a persona. Tre milioni di italiani dichiarano che ridurranno gli acquisti a causa dell’aumento di altre spese familiari, e cresce la quota di chi sceglie di pagare i regali a rate, un fenomeno che negli ultimi anni si è esteso anche agli acquisti di importo medio-basso. Meno sorprese sotto l’albero, dunque, e maggiore attenzione al rapporto qualità-prezzo, con un ritorno ai mercatini, alle promozioni online e ai doni utili per la vita quotidiana.
Non va meglio sul fronte della tavola. Per il tradizionale pranzo o cenone, il budget complessivo scenderà da 3,5 miliardi del 2024 agli attuali 2,7 miliardi, pari a 64 euro pro capite. A pesare è soprattutto il caro-alimenti: secondo i dati citati da Consumerismo No Profit, tra il 2021 e il 2025 i prezzi alimentari sono cresciuti mediamente del 25%, con punte superiori per alcune categorie fondamentali nelle ricette natalizie. I prodotti vegetali segnano aumenti oltre il 30%, latte e derivati sfiorano il +28%, mentre pane e cereali viaggiano oltre il +25%. A risentirne sono i piatti simbolo delle feste: dalle lasagne ai timballi, dai secondi di carne ai dolci lievitati. Anche mantenere lo stesso menù dell’anno precedente comporta oggi un aumento della spesa, spesso non sostenibile per molte famiglie.
Il rapporto traccia dunque un Natale fatto di scelte più ponderate. Gli italiani non rinunciano alla festa, ma la affrontano con maggiore consapevolezza, selezionando le spese e pianificando gli acquisti con anticipo.
Un’uscita didattica che resterà impressa nella memoria degli studenti dell’Istituto Alberghiero di Ladispoli: giovedì 4 dicembre, accompagnati dai docenti Silvia Colaciello, Marco Erra, Paolo Ferranti, Sirio Gatti, Carmela Panzella e Fabrizio Varini, gli allievi di via Federici si sono recati in visita alla “Perugina”, storica “Casa del Cioccolato” fondata nel 1907.
Tra i marchi più conosciuti dell’industria alimentare italiana, l’azienda fa parte dal 1988 del gruppo Nestlé e rappresenta oggi uno dei principali poli europei nella produzione del cioccolato. “Un’occasione unica per arricchire il percorso formativo dell’Istituto Alberghiero e far conoscere agli studenti le realtà produttive d’eccellenza del nostro Paese”, ha commentato il Docente di Pasticceria, prof. Paolo Ferranti, al termine della visita.
Incarnando da oltre un secolo la migliore tradizione cioccolatiera e il valore del “made in Italy” nel mondo, la Perugina nasce come piccolo laboratorio artigianale a conduzione familiare, grazie a Francesco Buitoni, Annibale e Luisa Spagnoli, Leone Ascoli e Francesco Andreani.
Basandosi su una selezione attenta delle materie prime e su una straordinaria capacità di adattarsi con spirito innovativo alle diverse esigenze del mercato, fra le prime aziende nazionali ad introdurre i metodi dell’organizzazione scientifica del lavoro teorizzati da Taylor nel 1911, la Perugina divenne già negli anni Venti del secolo scorso uno dei principali esportatori italiani. Dal 1935 i prodotti Perugina approdarono negli Stati Uniti e vennero aperte filiali in diverse città internazionali.
Da allora la crescita della storica azienda umbra non si è più arrestata, attraversando epoche, sfide e trasformazioni. “Siamo già venuti in visita alla Perugina negli anni passati. – ha osservato il Prof. Ferranti – Nel nostro Istituto puntiamo da sempre ad alternare la didattica in aula ad esperienze sul campo.
Siamo certi che questa giornata rimarrà impressa nella memoria degli studenti come stimolo allo studio e motivazione all’impegno scolastico anche e soprattutto nei nostri Laboratori di Pasticceria”.
Nel pomeriggio di sabato 6 dicembre, al CIRCOLO BOCCIOFILO “Santa Lucia Bracciano-Romano Rosati” di Bracciano, si è svolta l’attesa festa realizzata con e per i ragazzi dell’A.A.I.S., l’Associazione per l’Assistenza e l’Integrazione Sociale, che da decenni ormai opera nel territorio di Bracciano a favore delle persone con disabilità. Entrando al Circolo Bocciofilo si è respirata subito una bella atmosfera carica di allegria, serenità e solidarietà, che ha portato subito nelle dolci atmosfere natalizie i tanti presenti di ogni età, ricordando che Natale, non è quello che si respira nei Centri Commerciali, ma forse quel momento di incontro e convivialità, che si è concretizzato ieri.
Come ha ricordato il sindaco di Bracciano, Marco Crocicchi, presente durante l’intera manifestazione “quest’evento testimonia l’importanza e la bellezza della collaborazione tra le realtà associative, che riescono a sostenersi a vicenda in un mutuo scambio che arricchisce le parti reciprocamente e questa serata ne è l’esempio tangibile”. Artefici, promotori e organizzatori del ricco pomeriggio sono stati Gianfranco Vecchiotti e Umberto Di Felice, presidente del centro entrambi durante le premiazioni dei ragazzi dell’AAIS ha commentato l’evento dicendo: “Siamo molto soddisfatti per la riuscita di questa manifestazione e siamo molto contenti di vedere i ragazzi felici e divertirsi”. Ogni lunedì infatti i ragazzi dell’AAIS sono accolti nel Centro Bocciofilo dove hanno la possibilità di svolgere attività sportive e di socializzazione; un incontro che vede un proficuo scambio di sinergie tra i soci del centro che si prodigano e per accogliere al meglio i ragazzi e per gli stessi ragazzi che si incontrano là. La manifestazione è iniziata nel primo pomeriggio con un nutrito e appassionato torneo di bocce, dopo le premiazioni di rito, nel centro hanno iniziato a risuonare le note della fisarmonica di Marinucci Gianluca.
A seguire si è svolta l’attesa estrazione dei biglietti di una Grande Lotteria di beneficenza realizzata per sostenere appunto anche l’A.A.I.S. e in molti hanno risposto a questa causa con una grande generosità, visto che sono stati venduti migliaia di biglietti al costo esiguo di 0.50 centesimi. Tanti gli ambiti premi messi in palio anche quest’anno da tanti esercenti, associazioni e persone generose e sensibili alle tematiche sociali. Ovviamente come in ogni festa che si rispetti non un ricco e nutrito rinfresco ha concluso una coinvolgente ed importante giornata di festa. Vecchiotti e Di Felice hanno chiuso l’evento dichiarando che: “è stato bello respirare quest’aria di festa, sapendo di poter aiutare un’associazione che tanto supporta il territorio come l’A.A.I.S. Ci rende felici l’idea di supportare un’associazione che sostiene tanti ragazzi e poi offriamo a chi interviene la possibilità di famigliarizzare con il gioco delle bocce.
L’agone nuovo presente con il Presidente Giovanni Furgiuele, ringrazia gli Organizzatori e quanti che hanno organizzato a titolo volontaristico, una giornata di vicinanza e solidarietà a tante persone.
L’appuntamento è per il prossimo anno e per i prossimi pomeriggi per chi vuole stare in compagnia e divertirsi.
“Io, vittima, fui resa colpevole. Io, donna, fui resa mostro. Gli uomini cantarono la gloria di Perseo, che mi decapitò come trofeo, che portò la mia testa come arma, che usò il mio dolore come potere.
Ma ascoltate la mia voce. Io non sono il mostro che vi hanno raccontato. Io sono la testimonianza di un’ingiustizia. Io sono la ferita che diventa forza. Io sono la vittima che diventa simbolo.
Guardatemi e non vedrete pietra. Guardatemi e vedrete la verità: che il desiderio dei potenti è violenza, che la colpa delle vittime è menzogna, che la mia metamorfosi è denuncia.
Io sono Medusa. Non il silenzio. Non il mostro. Io sono la voce che mai si fermerà.”
Medusa
Gea, la Terra, antichissima divinità del mito greco, unendosi al figlio Ponto, il Mare, diede vita a creature che incarnavano gli elementi marini: tra queste Forco, detto il Biancastro, e Ceto. Da Forco e Ceto nacquero altre figure straordinarie: il drago Ladone, le Graie (nate già vecchie) e le tre Gorgoni, le Terribili.
Le sorelle Gorgoni erano Steno (la Forte), Euriale (la Vasta) e Medusa (la Potente). Medusa, la più giovane, era sacerdotessa devota ad Athena. Il suo stesso nome era già un destino: “Medusa”, colei che domina, che ammalia. Diversa dalle altre due, era l’unica mortale, ma al tempo stesso la più incantevole: bella, dolce, affascinante, irresistibile. I suoi capelli lunghi, setosi e splendenti erano celebri, tanto che Ovidio, nel libro IV delle Metamorfosi, la descrisse come una fanciulla luminosa, consacrata alla bellezza e alla grazia, ricordando che «molti avevano desiderato la sua chioma» (pulcherrima fuit multorumque optata comis).
Lo stupro
La sua bellezza non rimase celata né agli uomini né agli dèi: gli uni e gli altri ne furono rapiti e ne arsero di desiderio. Tra le divine potenze fu Poseidone a cadere maggiormente vittima del suo incanto, e, come accade ai sovrani che non conoscono freni, non si limitò ad ammirarla: decise che quell’incanto sarebbe stata sua.
Nel silenzio solenne del tempio, dove le colonne vegliavano come sentinelle sulla sacralità di Athena, la bellezza di Medusa ardeva come una fiamma brillante, splendore che incendiava sguardi e sospiri. Poseidone, dio del mare, attese l’istante in cui la fanciulla restò sola: emerse dalle acque con il fragore delle onde e l’arroganza dei sovrani che non conoscono freno. Non lo guidava amore, né dolcezza: lo divorava la brama predatoria, un desiderio che si abbatte come tempesta, che non chiede, non attende, non rispetta. Varcò la soglia del tempio, là dove il sacro avrebbe dovuto proteggere la sacerdotessa, e con furia la inseguì, la raggiunse, la travolse con brutalità disumana, profanò insieme il corpo e il luogo consacrato. In quell’atto non vi era eros, ma hybris: la tracotanza oscena del potere che si appropria, la violenza cieca che si veste di divinità e infrange persino il santuario della dea. L’amore, che dovrebbe sbocciare come dono reciproco e promessa di gioia, fu insozzato da un atto privo di dolcezza, privo di affetto, privo di rispetto. Poseidone non portò carezze né scelta, non portò condivisione: portò soltanto dolore feroce, sopraffazione crudele, dominio spietato.
Medusa sentì il corpo violato, l’anima infranta. Ciò che avrebbe dovuto essere l’apice della bellezza fra due che si amano, si mutò in profanazione, in ferita, in condanna. Il gesto che unisce si spezzò in strappo sanguinoso, l’intimità si trasformò in sfregio irreparabile.
Il dolore di Medusa non fu soltanto carne lacerata, ma la consapevolezza che l’amore, il più alto dei doni, era stato deformato in violenza, corrotto in sopruso, avvelenato in sofferenza. La sua bellezza fu ridotta a pretesto, la sua innocenza tradita, la sua grazia trasformata in dolore.
Così il tempio si fece antro di sopraffazione, teatro di profanazione, abisso di dolore, il silenzio si dissolse in urla strazianti e disperate e la donna divenne vittima. Vittima non per scelta, non per peccato, colpevole solo del proprio fascino. Furono istanti interminabili, terribili, colmi di terrore: Medusa, imprigionata dall’impotenza, incapace di fuggire, di difendersi, di reagire, subì l’oltraggio che lacerava insieme corpo e anima. Ogni respiro era soffocato dall’orrore, ogni singhiozzo un marchio indelebile di violenza.
Poi il fragore del mare si spense, come un’eco che si ritira nell’abisso. Poseidone, entrato come tempesta, si allontanò con passo indifferente, senza voltarsi, senza ascoltare il silenzio squarciato dai singhiozzi che lasciava dietro di sé. Andò via senza rimorso, senza pietà: dio che si crede sovrano, che riduce il dolore altrui a nulla, che abbandona la vittima come scoglio inutile, gettato dalla marea.
Medusa rimase a terra, sul marmo gelido, sola, violata, tra le colonne del tempio profanato. La sua bellezza era infranta, il suo cuore spezzato. Il dio era già lontano e il suo desiderio, consumato insozzando l’innocenza, si dissolse come schiuma, lasciando soltanto l’orrore indelebile inciso nella carne e nello spirito, una ferita che non conosce guarigione. Così Poseidone, il grande, si immerse nel mare e dietro di lui restarono soltanto rovina, frattura, violenza, e il silenzio eterno di un sacrilegio.
La condanna
Il tempio tornò al silenzio, ma era un silenzio infranto, gravido di urla soffocate. Medusa giaceva a terra, il volto scavato dal dolore, la chioma sconvolta come brandelli di un destino spezzato. Le colonne stesse parevano fremere ancora, scosse dall’eco dell’atto sacrilego, quando la figura di Athena si manifestò, solenne, implacabile, con lo sguardo severo e distante, più duro del marmo che la circondava.
Medusa, con voce spezzata, si inginocchiò, sollevò lo sguardo verso la dea e, tra lacrime e singhiozzi, la implorò.
“O Athena, dea della saggezza, custode delle vergini e del sacro, ascolta il mio grido. Sono stata violata, profanata nel tuo tempio. Il mio corpo è ferito, la mia anima schiacciata dal peso dell’orrore, la mia purezza profanata. A te rivolgo la mia supplica: ciò che doveva essere amore si è mutato in abisso, in dolore, in violenza. Imploro conforto, imploro giustizia. Non abbandonarmi alla solitudine. Aiutami, rendi giustizia al mio tormento. Non lasciare che la vittima resti abbandonata, non permettere che il silenzio copra il mio pianto.”
Ma la speranza di giustizia si infranse subito e divenne anche peggio. Athena, con voce ferma e volto impenetrabile, rispose come pietra che non conosce pietà:
“Medusa… l’affronto è smisurato, l’empietà immensa. Il mio tempio è stato profanato, la mia sacralità violata, la mia purezza offesa. Tutto a causa del tuo corpo. La colpa ricade su di te, perché la tua bellezza ha attirato lo sguardo del dio. Pensa ai tuoi capelli che hai curato con pazienza, al tuo sguardo che incantava uomini e donne, al tuo passo leggero che rapiva chi ti seguiva, al tuo sorriso che apriva i cuori, alla tua voce dolce e penetrante, ai tuoi gesti raffinati che parlavano più delle parole. Ogni dettaglio del tuo corpo, ogni attenzione alla tua bellezza, ogni tunica che hai indossato ha acceso desideri e voluttà.
Non comprendi che il tuo modo di camminare era una provocazione? Che il tuo sorriso era un invito? Che la tua voce era una promessa nascosta? Che la tua grazia era una trappola per gli uomini? Che la tua bellezza era un’arma che hai usato senza misura?
Non comprendi che la tua cura di te stessa è stata la tua rovina? Ciò che ti rendeva affascinante è ciò che ha attirato la tempesta. La tua bellezza non è dono, ma colpa. E ora, Medusa, pagherai il prezzo di ciò che hai mostrato al mondo. I tuoi capelli, la tua gloria maggiore, diverranno orrore per tutti, affinché nessuno osi più guardarti con desiderio.”
Medusa rimase attonita, il cuore spezzato. Dopo attimi di silenzio, con voce tremante replicò:
“No, cerulea Athena, non è così! La mia bellezza non è colpa, è dono divino. La cura di me stessa non è peccato, è rispetto del dio che mi ha disegnata in queste forme. Non è il mio sguardo che ha generato violenza, non è il mio sorriso che ha profanato il tempio. È la brama di chi non conosce limite, è la forza di chi si crede padrone, è la violenza di chi non conosce rispetto. Perché accusarmi della mia bellezza, che è naturale e voluta dagli dèi? Io ho solo avuto cura di ciò che mi è stato donato. Perché punire la luce invece dell’ombra? Io non ho scelto di essere posseduta, io non ho chiamato nessuno a violarmi, io non ho deciso di concedermi. Se il desiderio degli dèi si è fatto tempesta, non è mia la colpa, ma della loro hybris: la tracotanza smisurata che spinge i potenti a oltrepassare i limiti imposti dall’ordine divino.
Non puoi accusare me che sono vittima. Non puoi punire me che ho subito. La bellezza non è invito alla violenza, la cura di sé non è peccato, il desiderio di essere ammirata non è incitazione allo stupro. Ogni donna ha diritto a camminare fiera, a sorridere senza paura, a vivere senza essere colpevolizzata. Se il dio del mare mi ha profanata, se il potere mi ha travolta, la colpa non è mia, ma di chi ha scelto la violenza.
Non resterò in silenzio. Non sarò complice della menzogna che mi rende colpevole. Anche come mostro, la mia voce griderà che la cura di sé non è peccato, che la bellezza non è invito alla violenza, che la vittima non è mai colpevole!”.
Athena rimase immobile, lo sguardo duro come ferro. Medusa, pur tremante e spezzata, si sollevò da terra, mentre la sua fulgida chioma iniziò a mutare, trasformandola da vittima a meraviglia maledetta. La sua voce non più supplica, divenne ribellione: contrasto tra la condanna della dea e la dignità della donna che rifiuta di essere colpevolizzata per la sua bellezza. Fissò Athena negli occhi e con durezza concluse:
“Dunque non sono vittima, ma colpevole? Dunque il mio dolore diventa condanna? Dea, tu mi togli la bellezza, tu mi togli la speranza, tu mi rendi abominevole. Eppure, nel mio sguardo resterà la memoria di questa ingiustizia. Chi mi osserverà, saprà vedere la verità: che il potere violenta e la vittima subisce ancora una volta imputandola di vestirsi in modo provocante, di avere sorriso, di avere camminato sensualmente, di essere libere. Il dolore diventa sospetto, la ferita diventa prova contro di loro, la violenza subita si trasforma in condanna. La vittima viene processata, il carnefice protetto e la giustizia piegata al potere.”
Medusa oggi
Questa è la storia delle metamorfosi di Medusa. Athena, dea della guerra, avrebbe potuto comportarsi diversamente? Avrebbe potuto vendicarsi con il fratello? No, Athena è specchio di una cultura dove “i pesci grossi non si divorano tra loro” e che quindi rovescia la verità, trasformando la vittima in colpevole, la ferita in colpa, il grido in condanna. La pena per l’innocente Medusa a una metamorfosi mostruosa, fu rovesciamento della vendetta divina contro chi non poteva difendersi, per non colpire il potente, o forse fu protezione mascherata, donandole il potere di pietrificare con lo sguardo, rendendo Medusa invulnerabile e temuta. Ma fu comunque il riflesso di un ordine antico, di una cultura che colpevolizza la donna violata, che trasforma la vittima in colpa, che perpetua la legge di una società maschilista.
Il mito di Medusa ci costringe a guardare oltre la superficie: non è soltanto la storia di una fanciulla trasformata in mostro, ma di una vittima innocente punita come colpevole. È un grido contro le strutture che perpetuano violenza e disuguaglianza. Medusa ha incarnato, e incarna ancora oggi, la paura che la società nutre verso la rabbia delle donne: una società che reprime, che condanna, che infligge punizione non al carnefice, ma alla vittima.
Questo mito svela una dinamica che riconosciamo ancora nel presente: la colpevolizzazione della vittima, la protezione dei potenti, la trasformazione della sofferenza femminile in spettacolo o trofeo. È la denuncia di un sistema in cui la giustizia si piega, in cui la violenza maschile viene normalizzata e la donna diventa capro espiatorio.
Medusa diventa così il simbolo della donna resa mostro per aver subito violenza, un meccanismo che si ripete ancora oggi nei tribunali e nei discorsi pubblici. La sua testa, successivamente brandita da Athena e Perseo come arma, è l’emblema di come il dolore femminile venga strumentalizzato, piegato, trasformato in potere altrui.
Eppure la sua voce, col tempo, si è fatta voce di tutte. La sua ferita è diventata la ferita collettiva, la sua ribellione si è trasformata nella ribellione di chi reclama giustizia. Medusa, simbolo di fascino e terrore, è oggi icona femminile di potere e resistenza: non più solo vittima, ma memoria vivente dell’ingiustizia e della forza che la sfida.
Nella meravigliosa sala Drappelle della caserma Cosenz di Bracciano, è stato presentato nella mattina di sabato 22 novembre, il calendario 2026 proposto dall’Associazione Amici della Scuola d’Artiglieria: tema di quest’anno “Le donne e l’armi”. A fare gli onori di casa è stato il generale Nicola Tauro che con il cerimoniale del militare e il garbo del gentiluomo, ha concesso a L’agone, presente alla presentazione con il suo presidente Giovanni Furgiuele e il direttore, una succinta ma esaustiva dichiarazione.
Il tema del calendario ripercorre il lungo itinerario delle donne dall’antichità al giorno d’oggi. Gli interventi che si sono succeduti sono stati di alto profilo culturale, introdotti dal generale Giorgio Zucchetti, che ha ricordato come la Storia sia fatta di cose minime, facendo riferimento a episodi quasi sempre sconosciuti ai più, in cui il coraggio delle donne ha contribuito a salvare le loro case, i loro figli e la loro patria.
Lo ha seguito l’intervento della prof.ssa Laura Bellanova, che ha ripercorso la figura della donna nel mito e nell’arte. Ha parlato delle amazzoni, riconoscendole come l’archetipo della contraddizione che diventa equilibrio, insegnandoci che si può governare in un altro modo. Ha portato l’esempio di Medea e Clitennestra, che testimoniano come la donna possa diventare potenza distruttrice quando viene colpita nella sua profondità generatrice. Ha ricordato, poi, il coraggio di Pantasilea, che combattendo con Achille, consapevole che sarebbe stata sopraffatta, ci ricorda come la forza della bellezza è in grado di sconfiggere la guerra e persino la morte. Nella relazione del generale Coltrinari si sono ricordate le condottiere, donne in armi che hanno lottato per il loro paese, cui ha fatto eco nell’intervento successivo la prof.ssa Annamaria Casavola, parlando delle partigiane. Ha citato Tina Anselmi, la prof.ssa Casavola: “noi odiavamo la morte ma eravamo pronte a prendere le armi per difendere la vita”. L’ultimo intervento ha coniugato la storia con l’attualità, interpretando un ponte tra passato e presente. Il capitano medico dell’Aeronautica Militare Rossella Viscito ha commosso l’uditorio raccontandosi, accennando a due giuramenti e due divise, che ha deciso di fare e di indossare non privandosi del ruolo di madre e di moglie. Ha specificato come l’uniforme sia sinonimo di determinazione, lealtà, senso del dovere e dietro a ognuno di questi valori ci siano mondi complessi fatti di sfide quotidiane; la motivazione è l’unica arma per combattere queste sfide. Da medico ha ricordato che non esiste medicina migliore della gentilezza e che chi ama davvero non trattiene ma consente di volare. Rivolgendosi a tutte le donne ha concluso: “Non abbassate mai il carrello di atterraggio finchè la meta non sarà raggiunta; per molti il cielo è un limite, per pochi che vogliono volare è casa”.
Un appello per la strada provinciale SP3A – Braccianese Claudia (tratto Manziana, Canale Monterano, Tolfa, Allumiere) e a rivolgerlo alla Città metropolitana di Roma Capitale sono i Sindaci dei quattro comuni, che chiedono interventi urgenti su una strada che collega l’area sabatina ai Monti della Tolfa, dal grande valore ambientale e naturalistico, ridotta ormai allo stremo da frane, avvallamenti e buche.
Al centro delle preoccupazioni dei Primi cittadini dei quattro comuni è la suggestiva Braccianese Claudia, strada provinciale che collega Manziana, Canale Monterano, Stigliano, Rota, Tolfa e Allumiere e permette a questi comuni di andare verso il mare e Civitavecchia o, in senso contrario, di andare verso il lago di Bracciano e Roma. Strada fatta giornalmente da centinaia di cittadini che si recano a lavoro o a studiare e che non hanno grandi possibilità alternative all’uso dell’autovettura, visto che il servizio Cotral è sporadico e solo Manziana, tra questi paesi, è provvista di stazione ferroviaria.
“L’ultimo intervento di rilievo – commentano a una sola voce i Sindaci – risale ormai agli anni ’80 e la fragilità storica della Sp3A, su cui si registra da tempo carenza di interventi manutentivi di rilievo, si è aggravata a seguito di alcune frane in territorio tolfetano, per una situazione che attualmente è davvero critica. Si registrano tratti a senso unico alternato e se non si interviene a breve si rischia una chiusura totale, che danneggerebbe ulteriormente un’area tra le più belle del territorio laziale per ambiente incontaminato e paesaggio.”
“Una risposta da Città Metropolitana – continuano i Sindaci – è non solo dovuta ma urgente. Come amministratori locali abbiamo il diritto e il dovere di sapere come la Città metropolitana intende risolvere i gravi problemi di viabilità che abbiamo evidenziato. Rimane sullo sfondo la perifericità di questa zona rispetto alla progettualità di Città Metropolitana, che spesso si rivolge altrove, pagando forse troppo l’assenza di un consigliere metropolitano di questa zona che possa toccare ogni giorno con mano le criticità che segnaliamo e farsene portavoce ascoltato a Palazzo Valentini”.
Cerveteri in Danza 2025 torna con otto appuntamenti tra Ladispoli, Roma e Cerveteri, proponendo danza contemporanea che unisce territori, comunità e linguaggi differenti.
Il festival, diretto da Paola Sorressa, offre spettacoli di compagnie e coreografi nazionali e internazionali con performance che esplorano corpo, memoria e spazio urbano. La programmazione si svolge in luoghi diversi, dal centro storico di Cerveteri allo Spazio Agorà di Ladispoli e allo Spazio Rossellini di Roma.
Anche per questa edizione, conferma la sua vocazione a valorizzare la danza contemporanea attraverso una programmazione diffusa sul territorio, capace di portare l’arte coreutica in spazi diversi, creando un dialogo unico con le comunità di Ladispoli, Roma e Cerveteri.
Natale in Danza 2025
Ladispoli torna a farsi palcoscenico creativo con Natale in Danza 2025, a cura di Mandala Dance Company e con la direzione artistica di Paola Sorressa, che in due serate intreccia linguaggi e visioni contemporanee.
Il 13 dicembre alle ore 18:00, Campania Danza presenta Storie di carta, viaggio coreografico di Simone Liguori che trasforma libri e parole in corpi resistenti, e Segmenti, firmato da Liguori, Iannone e Milione, immerso nella liminalità come spazio di passaggio e metamorfosi. Il 14 dicembre, sempre alle 18:00, il Balletto Contemporaneo di Burgos porta in scena Daydreams di Sara Sáiz, dedicato a un femminile autentico, empatico e capace di generare dialogo.
Chiude Mandala Dance Company con Il corpo danzante – Omaggio a Pasolini, creazione di Paola Sorressa ispirata a Vivo e Coscienza, che attraverso i danzatori e le musiche originali di Sergio De Vito indaga identità, coscienza e movimento interiore.
Ospiti delle serate la Scuola di Danza di Profession Dance con le coreografie di Marta Scarsella, Rita Marozza e Edy Scotti.
Le recenti dichiarazioni del Ministro Crosetto sulla presentazione di un disegno di legge per il potenziamento delle forze armate, attraverso una “riserva ausiliaria dello Stato” che non esclude il ripristino della leva obbligatoria, hanno riattivato il dibattito sul tema delle politiche di sicurezza per il nostro Paese.
Come soggetti attuatori di interventi di servizio civile riteniamo che non sia questa la via per ottenere una maggiore sicurezza.
Se infatti la visione che si ha del futuro è di una minore sicurezza nonostante l’impennata – negli ultimi anni – delle spese militari in Italia, in Europa e in tutto il mondo, allora significa che è giunto il momento di rafforzare e tradurre in politiche le vie alternative alla difesa armata.
Per promuovere la pace e la sicurezza umana è opportuno investire maggiormente nel servizio civile e nei corpi civili di pace come difesa civile non armata e nonviolenta, favorire l’educazione alla pace nelle scuole, contrastare i modelli economici fondati sul profitto derivante dalla produzione bellica e dallo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali, riconoscere e sostenere il ruolo degli organismi internazionali e il rispetto del diritto internazionale.
Occorre insomma superare la logica degli interessi dei singoli Stati e dei singoli gruppi economici e di potere, perché o ci si salva tutti insieme o non si salva nessuno.
Nel cuore del Lazio, incastonato tra le dolci colline vulcaniche a nord di Roma, si estende il Lago di Bracciano, uno specchio d’acqua limpida e protetta che custodisce storia, natura e bellezza. A solcarne le acque è la Motonave Sabazia II, l’unica imbarcazione a motore autorizzata alla navigazione sul lago, simbolo di turismo sostenibile e cultura ambientale. Gestita dal Consorzio Lago di Bracciano, la Sabazia II è una Motonave in acciaio a tre ponti, capace di ospitare fino a 150 passeggeri. Con i suoi spazi coperti e scoperti, offre un’esperienza panoramica unica, ideale per gite scolastiche, eventi privati, tour guidati e iniziative culturali.
Navigare con la Sabazia II significa affidarsi a un equipaggio che unisce tecnica, passione e rispetto per la natura. Un valore aggiunto che rende ogni viaggio sul Lago di Bracciano un’esperienza autentica e sicura. Composto da tre professionisti e secondo quanto stabilito dalla normativa vigente ovvero un Comandante, un Ufficiale di Macchine e un Marinaio, l’equipaggio della Sabazia II costituisce da sempre un team esperto e affidabile altamente qualificato, che garantisce sicurezza, competenza e accoglienza durante la navigazione sul Lago di Bracciano. Tre persone fortemente motivate dalla passione per il territorio le quali, operando sul lago da molteplici anni, sono nel tempo diventate gli ambasciatori della cultura locale trasformandosi in veri propri custodi del Lago.
Questa volta però, l’Equipaggio della Sabazia II, animato da una grande passione, ha voluto fare di più, mettendosiin gioco per poter assicurare ai passeggeri un servizio di navigazione sempre più sicuro oltre che intensificato. E’ così che due dei suoi membri, hanno frequentato con successo nel 2025,un lungo corso di formazione professionale per conseguire, con l’ormai avvenuto superamento di complessi esami Ministeriali, i titoli superiori di Capitano della Navigazione Interna e Motorista di Motonave entrambi autorizzati al trasporto passeggeri. Con l’alternanza in servizio di questa nuova formazione ed anche attraverso l’imbarco dei nuovi marinai – individuati tra coloro che hanno frequentato le lezioni per allievi marinai recentemente attivate dal Consorzio- sarà possibile non solo garantire una navigazione sempre più sicura, ma soprattutto incrementare il numero delle corse giornaliere. A tutto l’equipaggio della Sabazia II sono quindi dedicate queste poche righe, con un particolare un ringraziamento allo storico Comandante, Alessandro Pierdomenico, custode instancabile delle acque del Lago di Bracciano che con mani esperte e cuore generoso, trasporta con grande competenza i passeggeri dellaSabazia II, tra bellezza, storia e natura.
Al neo Capitano Damiano delle Fratte ed alla neo Motorista di Motonave Martina Massarelli le congratulazioni del Consorzio per il difficile traguardo raggiunto. A tutti e tre va inoltre l’augurio affinché il loro lavoro continui ad essere guidato da vento favorevole, acque serene e dalla tanta passione sempre dimostrata per il nostro meraviglioso Lago.
Ai passeggeri della Sabazia II va invece l’invito a salire sempre più numerosi a bordo della “Regina del Lago”, dove ogni viaggio diventa racconto e ogni rotta un’emozione!
Sabato 13 dicembre 2025 presentiamo e condividiamo due importanti studi portati a compimento, utili per la tutela e la pianificazione dei futuri interventi di valorizzazione del patrimonio storico, archeologico e paesaggistico dell’Area Protetta, con particolare riferimento all’Antica Monterano.
Alleghiamo il programma della conferenza e vi aspettiamo nella sala Gasperini del Palazzo Granaroni, sede della Riserva Naturale.