5 Dicembre, 2025
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Maturità 2025: punire chi osa contestare

Si concludono gli Esami di Stato, mentre gli studenti vivono un limbo di sentimenti contrastanti e riflessioni sul futuro. L’attenzione mediatica ricade però su altro, su chi, invece, alla Maturità ha deciso di opporsi. È la scelta di diversi ragazzi che, consapevoli di aver raggiunto una valutazione sufficiente tra crediti e prove scritte, hanno deciso di non sostenere il colloquio orale in segno di protesta contro un sistema scolastico – a loro detta – disumanizzante e ingiusto. Una decisione divisiva, che ha fatto discutere la comunità scolastica, portandola a interrogarsi (nuovamente) sull’utilità e sull’efficacia degli Esami di Stato. Anche il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara è intervenuto al riguardo, giudicando l’iniziativa degli studenti come “irrispettosa nei confronti degli insegnanti” e affermando di voler intervenire attraverso una nuova disposizione che educhi al rispetto delle regole. Dichiarazioni coerenti con l’impianto normativo che regola oggi il voto di condotta, ma che rischiano di compromettere ulteriormente il rapporto tra ragazzi e istituzioni. Un sondaggio dell’UNICEF, condotto nel 2024, registra che, su un totale di 25.000 studenti, il 75% soffre di ansia da competizione evidenziando come la scuola italiana fatichi ad essere un ambiente sano. Eppure, al posto di aprire un confronto autentico con chi la scuola la vive ogni giorno, si preferisce rispondere con la sanzione e la stigmatizzazione. Ma come si può educare alla cittadinanza se si evita sistematicamente il confronto con il dissenso? Se l’obiettivo prioritario delle istituzioni è mantenere l’ordine, allora la scuola rischia di diventare un esercizio di disciplina, più che un luogo di crescita. Ma un’istituzione non dovrebbe temere il dissenso come forma di protesta, dovrebbe riconoscerlo per ciò che è: l’espressione di un disagio. In un’Italia frammentata, dove i giovani emergono solo nei fatti di cronaca, serve un legame che unisca il Paese e li riporti oltre la violenza del presente: quel legame deve essere la scuola.

Denis Andrei Mihut

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