15 Maggio, 2025
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Romania: il premier Ciolacu si dimette dopo la sconfitta elettorale

Il primo ministro romeno Marcel Ciolacu ha annunciato le sue dimissioni, all’indomani del primo turno delle elezioni presidenziali, in cui il candidato della coalizione di governo, Crin Antonescu, è stato escluso dal ballottaggio. Catalin Predoiu è stato nominato primo ministro ad interim  Predoiu, già ministro degli Interni del precedente esecutivo, resterà in carica fino alla formazione di un nuovo governo .

A sorpresa, il leader dell’Alleanza per l’Unione dei Romeni (AUR), George Simion – considerato l’erede politico di Călin Georgescu, già favorito nelle elezioni annullate del 2024 – ha ottenuto il 41% dei voti, mentre il sindaco indipendente di Bucarest, Nicușor Dan – fondatore dell’USR – ha raggiunto il 21%, superando Antonescu fermo al 20%.
Le dimissioni di Ciolacu arrivano in un clima politico teso, ancora segnato dalla controversa decisione della Corte Costituzionale di annullare le elezioni presidenziali del 2024 per presunte ingerenze russe mai dimostrate. Quelle elezioni, inizialmente validate, furono poi annullate da giudici nominati su base politica, suscitando forti critiche da parte della società civile e degli osservatori internazionali. Prima di quel passo, lo stesso Ciolacu aveva tentato un riconteggio dopo essere arrivato terzo, ma l’iniziativa non aveva avuto alcun effetto.

La coalizione di governo – formata da PSD, PNL e UDMR – ha progressivamente perso la fiducia dell’elettorato, che ha premiato figure percepite come realmente alternative.
L’annullamento delle elezioni del 2024 è stato vissuto da molti cittadini come un grave attentato alla democrazia e allo stato di diritto, accostando le pratiche del governo a metodi propri del regime autoritario di Ceausescu.

Secondo alcuni osservatori, le dimissioni di Ciolacu proprio in prossimità del ballottaggio del 18 maggio rappresentano un gesto di resa, ma anche un tentativo di gettare il paese nella confusione istituzionale. Un atto che, secondo i critici, rifletterebbe più uno spirito di vendetta politica che di responsabilità democratica.
Ora, con George Simion e Nicușor Dan pronti ad affrontarsi nel secondo turno, la Romania entra in una nuova fase. Il popolo, più determinato che mai, sembra voler riaffermare la propria voce e orientare il paese verso un futuro costruito su sovranità, valori chiari: quali familia tradizionale e fede cristiana, e sopratutto chiede rispetto da parte dei partner nell’UE per la volontà democraticamente espressa.

(da una nostra lettrice da Bucarest)

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