In Italia tre persone al giorno muoiono sul lavoro. Un numero che da circa 30 anni è rimasto più o meno uguale. Oggi, Primo Maggio, politici, sindacalisti e mondo della cultura hanno sottolineato con preoccupazione quello che è un fenomeno impressionante. <C’è poco da festeggiare>, ha dichiarato oggi il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. In effetti è un dato di fatto che alle dichiarazioni di rito che leggiamo tutti gli anni, non siano seguiti fatti concreti, tali da poter invertire la tendenza di questa strage quotidiana.
Nei primi mesi del 2025, per esempio, l’Italia ha registrato un aumento non trascurabile delle morti sul lavoro, con 138 decessi denunciati, pari a un incremento del 16% rispetto allo stesso periodo del 2024.
Nel 2024, le denunce di infortunio sul lavoro sono state circa 590 mila con un aumento dello 0,7% rispetto al 2023. Tra queste, 1.090 hanno riguardato casi mortali, segnando una crescita del 4,7% sull’anno precedente.
I settori maggiormente colpiti sono le costruzioni, i trasporti e le attività manifatturiere. In particolare, nel mese di gennaio 2025, si sono registrati 60 morti sul lavoro, con un aumento del 33,3% rispetto allo stesso periodo del 2024.
Per contrastare questa tendenza, l’anno scorso sono state introdotte nuove misure di sicurezza, tra cui una “patente a crediti” per le imprese edili e sanzioni penali per il lavoro nero, ma i dati indicano che il fenomeno continua ad essere una grave emergenza nazionale, richiedendo ulteriori sforzi in termini di prevenzione, formazione e controlli.
Il bilancio degli infortuni sul lavoro per il 2024 in Italia risulta drammatico: 1.090 decessi, con un incremento del 4,7% rispetto ai 1.041 decessi registrati nel 2023.
Particolare allarme suscita l’aumento degli infortuni mortali in itinere, con un incremento di 43 decessi (+17,8%).
Le Regioni: Aree a rischio e zone più sicure
L’analisi regionale evidenzia differenze significative rispetto alla media nazionale di 34,1 morti per milione di lavoratori.
In alcune regioni, l’incidenza è superiore del 25% alla media, costituendo così la zona rossa. Le regioni maggiormente interessate sono:
Basilicata
Valle d’Aosta
Umbria
Trentino-Alto Adige
Campania
Sardegna
Sicilia
Al contrario, Veneto e Marche si distinguono per avere le incidenze più basse, risultando tra le regioni più sicure.
Numeri in assoluto:
Lombardia: 131 vittime
Campania: 84 vittime
Lazio: 73 vittime
Emilia-Romagna: 71 vittime
Sicilia: 65 vittime
Veneto: 54 vittime
Fasce d’Età, Nazionalità e Genere: Le Categorie a Maggior Rischio
L’analisi dei dati evidenzia come l’età incida significativamente sul rischio mortale:
Ultrasessantacinquenni: 138,3 decessi ogni milione di occupati.
Fascia 55-64 anni: 54,5 decessi ogni milione, con 279 decessi in termini assoluti.
Inoltre, i lavoratori stranieri risultano particolarmente vulnerabili, registrando 74,2 decessi ogni milione di occupati, rispetto ai 29,7 degli italiani.
Il numero di vittime femminili nel 2024 è stato di 86, suddivise in 52 decessi in occasione di lavoro e 34 in itinere.
Settori Più Colpiti: Costruzioni, Trasporto e Manifattura
I dati settoriali mostrano una distribuzione marcata dei decessi:
Costruzioni: 156 decessi
Trasporto e Magazzinaggio: 111 decessi
Attività Manifatturiere: 101 decessi
Commercio: 58 decessi
Andamento Complessivo degli Infortuni Denunciati
Il numero complessivo di infortuni denunciati nel 2024 ha mostrato un lieve incremento dello 0,7%, passando da 585.356 nel 2023 a 589.571.
I settori con il maggior numero di denunce includono:
Commercio: 33.050 denunce
Attività Manifatturiere: 70.842 denunce
Costruzioni: 37.220 denunce
Sanità: 36.425 denunce
Trasporto e Magazzinaggio: 34.698 denunce
(Fonti: www.novasafe.it ; www.napolitan.it )
Per approfondire https://www.vegaengineering.com/osservatorio/


