16 Maggio, 2025
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Bracciano. Università agraria per il sociale

Le università agrarie sono forme associative, denominate anche in modo diverso in altre zone italiane ed estere, vestigia di un’epoca passata, residuo storico di antiche forme di proprietà collettiva, “testimonianze avente valore di civiltà” secondo l’art. 4 del T.U. n 490/1999. Gestiscono terreni come retaggio di un’economia feudale allora atta a garantire una sussistenza alla popolazione, per il sostentamento familiare, che manteneva il diritto di seminare, pascolare, tagliare legna, raccogliere erba, costruire capanne, eccetera per sopravvivere. Oggi sono associazioni a disposizione della comunità per il miglioramento dell’ambiente e della vita di tutti.

Queste associazioni richiamano l’ager compascuus e i communia delle colonie romane e le universitates hominum, raggruppamenti di popolazioni che, nell’epoca delle dominazioni barbariche, vennero in possesso di terre come dominio collettivo, sulle quali gli abitanti esercitavano le facoltà necessarie alla sopravvivenza. Contro questa proprietà collettiva si esercitò però l’azione del feudalesimo.

Per secoli, relativamente al nostro territorio, la Campagna Romana e i territori limitrofi, i terreni, i boschi e i monti sono stati feudi delle grandi famiglie nobili romane, ma il loro interesse era altro e le terre, mal coltivate e con un regime idrico che contribuiva a rendere malsana l’aria, diventarono man mano un problema. La necessità di scioglimento di una situazione di coesistenza di possesso del feudatario con i diritti civici della popolazione, portò il Regno Sabaudo, che aveva conquistato l’Italia intera, compreso il Regno Pontificio, ad attribuire alle comunità i terreni sui quali esisteva un diritto civico, abolendo l’imposizione di tasse a titolo di utilizzo di dette terre e riesumando l’antichissimo termine di “Università agraria” (Legge n. 5489/1888 “Abolizione delle servitù di pascolo, di seminare, di legnatico, di vendere erbe, di fidare o imporre tassa a titolo di pascolo nelle ex-provincie pontificie” e Legge n. 397/1894 “Ordinamento dei dominii collettivi nelle province dell’ex Stato Pontificio”).

Le associazioni come le “università agrarie”, con legge 168/2017 “Norme in materia di domini collettivi”, approvata all’unanimità da entrambi i rami del Parlamento, sono infine diventate “dominio collettivo” sulle quali Comuni e Regioni hanno solo compiti di controllo; legge richiamata anche nella sentenza 12482/2020 della Corte Suprema di Cassazione nel contenzioso riguardante proprio l’Università agraria di Bracciano, che afferma come “non sia discutibile la natura giuridica privata dell’ente esponenziale identificantesi con l’Università Agraria di Bracciano”.

Le terre di proprietà collettiva, le “universitas”, rappresentano oggi una notevole entità del territorio regionale del Lazio, con una dimensione intorno ai 50.000 ettari, e sono l’espressione della storia delle comunità laziali, in particolare della storia agricola del territorio e della civiltà contadina, rappresentando una forte valenza sociale ed economica per le popolazioni residenti.

Fra queste comunità si inserisce l’Università agraria di Bracciano, costituita il 26 agosto 1896, acquisendo i terreni, già feudo Orsini e poi Odescalchi, per una superficie pari a 2.556,9417 ettari, di cui ha 687,1265 di bosco, ha 175,2156 di pascolo, ha 1.531,2355 di seminativi e prati, ha 16,5666 incolti e ha 146,7975 di cave ed aree in concessione.

Oggi, i terreni, dell’Università agraria di Bracciano, sono utilizzati sia da singoli soci (cittadini con almeno 5 anni di residenza nel Comune, che pagano una quota annua di associazione), che da aziende, le quali si occupano soprattutto della semina del grano. In particolare una di queste aziende semina un grano specifico, il “Senatore Cappelli” (una cultivar di grano duro autunnale) e ne cura tutta la filiera (lavorazione del terreno, semina, raccolto, trasformazione, produzione e vendita), sia della farina che della pasta da distribuire in commercio. I pascoli vedono l’allevamento del bestiame che riguarda animali autoctoni, come bovini maremmani selezionati (con la commercializzazione di carne in punti vendita degli allevatori stessi) e ovini (con la produzione nelle aziende locali di formaggi di altissima qualità, commercializzati in loco). I soci hanno vari diritti, fra i quali quello antico di raccogliere, a titolo gratuito, la legna secca nelle aree boschive dell’ente e i frutti che il bosco offre.

La piacevole chiacchierata con il presidente uscente dell’Università agraria di Bracciano, Angelo Alberto Bergodi, ed il neo eletto presidente, Antonio Latini, ha, come premessa, un excursus storico sulla associazione, nata ben 128 anni fa, acquisendo gli oltre 2500 ettari di terreni con uso civico dalla famiglia Odescalchi. Una metà di questi terreni sono dedicati a seminativi, soprattutto di grano, un quarto è ricoperto di boschi, il resto vede il pascolo (anche di cavalli, spesso abbandonati perché ormai non più voluti dai proprietari) e la cave di fluorite.

Con il cambio di gestione ci saranno cambiamenti?

All’unisono rispondiamo che ci sarà perfetta continuità. Abbiamo lavorato insieme, fiano a fianco, per oltre 15 anni e teniamo a sottolineare l’assoluta continuità di gestione della associazione.

Cosa pensa di fare in futuro l’Università?

Ci sono molti progetti e le cose da completare sono molte, ad esempio il recupero dei 14 fabbricati da destinare a strutture ricettive, punti ristoro, scuola di mestieri, punto vendita di prodotti locali e realizzazione di percorsi turistici segnalati a piedi, a cavallo e in bicicletta; la conduzione diretta di terreni da destinare a coltivazione di cereali e legumi (in particolare varietà antiche e autoctone; la bonifica e il recupero di terreni marginali e a scarsa produttività agraria attraverso la messa a dimora di colture innovative; il rilancio della collaborazione con gli enti locali per la realizzazione di progetti ed iniziative comuni; la continuazione del progetto “il cammino delle terre comuni”; la progettazione e realizzazione di un campo fieristico attrezzato permanente; le agevolazioni agli utenti per il parcheggio nel piazzale dell’università agraria; il recupero di alcune strutture; lo studio di fattibilità per il recupero terreni in località “Fonte lupo”; un progetto di valorizzazione di un’area in località “Pianciano”; recupero terreni gravati da uso civico in località “Campo le monache”; la manutenzione di fossi, strade rurali e fontanili; la disponibilità a collaborare con associazioni e gli enti locali per la valorizzazione del territorio e per eventi culturali e naturalistici.

 

Come vedete il futuro dell’Università agraria di cui vi siete occupati e della quale vi occuperete?

L’Università agraria è una associazione di diritto privatistico, pur gestendo proprietà pubbliche interne al Comune, e per questo non ha accesso a finanziamenti statali o regionali.

Come si è evoluta la gestione dei terreni nel tempo?

Inizialmente erano in molti ad avere necessità a coltivare e pascolare, ora sono molto pochi i concittadini che ne fanno uso e si sono riviste le modalità colturali aggiungendo altre coltivazioni a quella iniziale che erano esclusivamente di grano.

A questo proposito ricordiamo il considerevole danno fatto dall’esercito che per anni ha avuto in gestione circa 300 ettari di seminativo utilizzandolo per esercitazioni militari. Il problema è stato che per legge, se un seminativo non viene usato per più di 5 anni di seguito, diviene pascolo permanente. Si comprende bene come la perdita di 300 ettari che potrebbero dare orzo o grano sia un danno gravissimo. Si è riusciti a far riconoscere e a riportare a seminativo solo un 10% di quel terreno.

Altra modifica alla gestione è stata quella dei contratti. Infatti questi erano inizialmente solo annuali, ma per consentire l’accesso ai contributi europei a chi coltiva per lavoro, e non solo come passione o necessità familiare, ora sono anche pluriennali.

La diminuzione di utenti ha provocato anche il restringimento della fiera del bestiame. In effetti nei pascoli vi sono ormai meno di 300 animali.

La gestione ha permesso anche di stipulare convenzioni per agevolazioni agli iscritti con aziende sanitarie, assicurative eccetera.

Avete anche dei fabbricati da gestire?

Soprattutto da recuperare! Una delle azioni della Università è stata il recupero di alcuni fabbricati.

Ad esempio parliamo di una palazzina sita nel piazzale dove insiste la sede dell’ente, data inizialmente in affitto al Comune, in cambio della ristrutturazione, per ospitare la facoltà di Architettura e poi quella di infermieristica. Una volta rientrati in possesso si è scoperto che i lavori erano stati effettuati senza rispettare le norme di sicurezza. Abbiamo fatto rifare tutti i lavori, per circa €85000, ed ora ospita la polizia provinciale, In altre strutture ospitiamo a protezione civile A.V.A.B., le guardie zoofile ed altre attività.

Anche i terreni limitrofi alla discarica di Cupinoro, a suo tempo affittati dalla Bracciano Ambiente come zona di rispetto della discarica, sono finalmente stati restituiti ma, con il fallimento della società gestore della discarica, sono mancati gli introiti di affitto di tre anni, con un danno per il bilancio dell’Università pari a oltre €500000.

Per qualcosa che va male, qualcosa va invece bene. Infatti l’Università ha il possesso i limitrofi alla discarica di Cupinoro e, sebbene non ci siano infiltrazioni e tutto ora sia in sicurezza, tuttavia quei terreni vengono rifiutati per l’utilizzo agricolo per cui si è pensato di utilizzarli come parco fotovoltaico: si tratta di 25 ettari che possono dare energia alternativa.

Avete detto che l’Università opera per il benessere di tutti, fate qualche esempio?

Per noi è fondamentale il discorso prettamente sociale: l’Università agraria di Bracciano ha creato circa 250 “orti sociali” per il fabbisogno familiare e che sono stati assegnati ai cittadini che ne hanno fatto richiesta. Ma soprattutto, il compito più importante dell’Università agraria, è la tutela di un territorio dove si possono ammirare, con lunghe passeggiate, paesaggi ancora intatti ed incontaminati.

Quale è stato e quale è il rapporto con le Amministrazioni comunali e le varie associazioni?

Piacerebbe moltissimo incentivare la collaborazione con l’amministrazione comunale, perché la nostra linea gestionale è stata sempre per la protezione ed il miglioramento della comunità braccianese e lo sarà anche la gestione futura che, con il nuovo presidente Latini, non modificherà la strategia di apertura e salvaguardia dell’ambiente.

Si è sponsorizzata la sagra della carne maremmana i cui proventi hanno aiutato il rione Monti ad organizzare la famosa “Passione del venerdì Santo”.

Con l’associazione commercianti abbiamo invece collaborato per la realizzazione di eventi come la festa della Primavera notte donna e notte bianca.

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