La presidente nazionale dellβArci:
“Sappiamo che spesso questa coerenza viene piegata a ragioni economiche. Di fronte a vicende gravi come queste cβΓ¨ bisogno di gesti forti da parte dal Governo.
βSoprattutto in vicenda come questa, quando in gioco sono i diritti fondamentali della persona, la parola chiave deve essere una e una sola: coerenza. E questo riguarda i singoli cittadini e quanti ricoprono funzioni di governo e istituzionaliβ. A rimarcarlo, in questa intervista aΒ Globalist,Β Γ¨ la presidente nazionale dellβArci, Francesca Chiavacci.
Per sostenere lβiniziativa assunta da Corrado Augias,Β Globalist, col sostegno di Amnesty International Italia, si Γ¨ fatto promotore della campagna βrestituite quella legione del disonoreβ, divenuta tale dopo che il presidente francese Macron ha insignito di questa ala onoreficenza il presidente-carceriere dellβEgitto, Abdel Fattah al-Sisi. Come valuti questa iniziativa?
La valuto molto positivamente. Si Γ¨ trattato, quello di Augias e delle altre e altri che hanno deciso in tal senso, di un gesto molto coraggioso e coerente, e direi anche raro in rapporto alla coerenza, che riguarda i singoli cittadini ma anche e per certi versi soprattutto i Governi e gli Stati, quando in gioco cβΓ¨ la vita stessa di persone che la rischiano per difendere diritti e libertΓ che regimi autoritari calpestano sistematicamente. Il punto Γ¨ se gesti importanti compiuti da cittadini illustri possano alla fine servire perchΓ© queste azioni di coerenza e di maggior decisione vengano praticate da Governi e Stati. In questo caso, che riguarda un cittadino italiano brutalmente assassinato, Giulio Regeni, e la detenzione arbitraria di un giovane ricercatore, Patrick Zaki, che formalmente cittadino italiano non lo Γ¨, ma lo Γ¨ di fatto vivendo e lavorando a Bologna, ricevendone peraltro la cittadinanza onoraria, coerenza e determinazione vanno richiesti ed esigiti dal Governo italiano. Su questo si Γ¨ fatta melina da troppo tempo e questo Γ¨ inaccettabile. Questo gesto, restituire in segno di protesta la Legione dβonore, cosΓ¬ eclatante anche da un punto di vista mediatico, avrebbe necessitato il giorno dopo qualche pronunciamento un poβ piΓΉ deciso da parte del Governo.
In questa chiave, come valuti la richiesta, rilanciata anche alla luce delle conclusioni a cui Γ¨ giunta lβindagine della Procura di Roma, di Paola e Claudia Regeni, i genitori di Giulio, al Governo italiano di ritirare il nostro ambasciatore in Egitto?
Il discorso torna a quella che ritengo essere la parola chiave: coerenza. Coerenza che va esercitata anche nelle relazioni tra Stati. Sappiamo, perΓ², che spesso, troppo spesso, questa coerenza, rispetto a valori e principi che a parole si dice di rispettare, viene piegata a ragioni economiche. Di fronte a vicende gravi come quella di Regeni e anche quella di cui Γ¨ vittima Zaki, cβΓ¨ bisogno di gesti forti da parte di chi ha responsabilitΓ di Governo. Una risposta forte, coerente, sarebbe quella del ritiro dellβAmbasciatore, ma sappiamo che in diplomazia, nelle relazioni tra Stati, esistono anche altre forme e modalitΓ per far sentire la propria voce e far valere le proprie ragioni. Con lβEgitto non Γ¨ stato fatto niente. Esistono strumenti di pressione, diplomatici, economici, che altri Paesi hanno esercitato quando in gioco erano non solo i loro interessi nazionali ma a volte la vita stessa dei loro cittadini. Il ritiro dellβAmbasciatore dallβEgitto Γ¨ un gesto indubbiamente forte ma potrebbe servire a smuovere le acque e a far intendere alle autoritΓ egiziane che lβItalia non ha messo una pietra sopra a un delitto che ha sempre piΓΉ i connotati di un assassinio di stato. Grazie al prezioso lavoro dei magistrati della Procura di Roma, sono emerse pesanti responsabilitΓ nella morte di Giulio Regeni, per dirla con maggiore nettezza sono emerse pesanti corresponsabilitΓ di Stato. Oramai non stiamo a confrontarci con quattro poliziotti particolarmente violenti ma con un atteggiamento repressivo di cui Γ¨ complice il Governo egiziano e la risposta del Governo italiano deve essere conseguente. Non si vuole ritirare lβAmbasciatore? Allora si diano altri segnali. Il silenzio e lβinerzia sono inaccettabili non solo per i genitori di Giulio che in tutti questi anni si sono battuti con straordinaria dignitΓ e determinazione perchΓ© venisse fatta veritΓ e giustizia per il figlio torturato e ucciso in Egitto, ma per tutto quel mondo solidale che ha supportato e continua a sostenere la loro battaglia. Lasciami aggiungere, con una punta di amarezza, che vicende come questa, emergono solo e quando madri o famigliari coraggiosi hanno la forza di non mollare, di non arrendersi. Se non ci fosse stata questa tenacia, se non fosse stata quel tipo di famiglia, probabilmente lβoblio sarebbe sceso e a imporsi sarebbe stata, come spesso Γ¨ accaduto, una realpolitik che copre affari e interessi che nulla hanno a che vedere con la difesa di principi universali, come il rispetto dei diritti umani e della persona.
Con una battuta amara: noi non richiamiamo lβAmbasciatore ma vendiamo fregate allβEgitto.Β
Torno a ripetermi: quando sono in ballo affari miliardari la coerenza valoriale nelle relazioni fra Stati viene bandita, ignorata. E alla βdiplomazia degli affariβ viene sacrificata anche la sacrosanta richiesta di fare piena luce su mandanti ed esecutori dellβassassinio di un cittadino italiano, Giulio Regeni, e di esigere la liberazione di Patrick Zaki: Giulio e Patrick non erano cittadini illustri, che non erano detentori di potere ma unoera e lβaltro Γ¨, due giovani ricercatori che hanno voluto solo esercitare la loro libertΓ di pensiero. La parola Γ¨: coerenza. E purtroppo nelle relazioni con gli altri Stati, questa coerenza Γ¨ un bene introvabile. Sulla vendita delle armi, peraltro, esiste persino una legge, la 185, che vieta questa vendita a Paesi in guerra o che non rispettano convenzioni internazionali e i diritti umani, ma questo Γ¨ uno dei terreni su cui meno si esercita lβesercizio della coerenza.
(Globalist)


