29 Marzo, 2024
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Editoriali – L’Agone Nuovo: riflessioni tra i civico ed il sociale per la fase 2 che ci attende

Piccola riflessione da parte della Redazione L’Agone Nuovo

Cari amiche e amici,

Ricordiamo a tutti quanto i nostri avi hanno realizzato con sacrifici per avere una “Festa del lavoro” che questo anno è stata celebrata in silenzio. Silenzio, che dobbiamo, cerchiamo di trasformare in una concezione moderna di lavoro senza schiavismi concepiti solo alla mera produzione di consumi e non al miglioramento dell’uomo.

Ricordiamo che in Italia questa giornata fu istituita nel lontano 1889 e che nel 1947 durante la manifestazione inneggiante la lotta al latifondismo furono uccise 11 persone in una sparatoria organizzata dal mafioso Salvatore Giuliano, la famosa a Portella della Ginestra.

Quest’anno il virus ha ucciso in tutto il mondo direttamente 250000 persone, ma indirettamente eliminato almeno il triplo o più posti di lavoro, è da di riflettere attentamente su alcuni principi base sull’organizzazione della società: equità nella distribuzione della ricchezza, maggiore democrazia.

Ricordiamo quanti si sono sacrificati, non solo simbolicamente, per aiutare malati e indigenti: addetti della Protezione Civile, Forze dell’ordine, infermieri, medici, “personale ausiliare”, e attenti tanti altri. Questo 1 maggio sia l’inizio di un impegno maggiore da parte di ciascuno di noi a pensare in modo meno egoistico per dare un futuro migliore ai nostri figli, nipoti.

https://www.arteworld.it/il-quarto-stato-pellizza-da-volpedo

 

25 Aprile, 1 Maggio, 2 Giugno

 

Nell’arco di meno di tre mesi vengono celebrate queste ricorrenze non molto lontane per il significato e tutte con l’intento di solidificare un necessario senso di comunità, giustizia sociale.

Il 25 Aprile, festa della liberazione, vuole essere il canto alla fratellanza di tutti i popoli e ricordare quanti danni arrecano dittature e guerre; il 1 Maggio, festa dei lavoratori o del lavoro, il diritto al lavoro per tutti; infine il 2 Giugno festa della Repubblica, simbolo della libertà e della democrazia dopo un triste ventennio, le italiane, prima volta votanti dopo le amministrative del ‘46, e gli italiani scelsero la Repubblica.

Quest’anno 2020 s’impone una giusta limitazione nel festeggiare questi avvenimenti nel rispetto di tante morti arrecate dal Covid-19 e dai danni del sistema economico; ma se vogliano cogliere da questa esperienza negativa delle considerazioni per migliorare il futuro che lasceremo ai nostri figli sarà necessaria una attenta analisi dei perché tante cose non hanno funzionato al meglio o niente affatto.

La pandemia ha messo chiaramente in luce difetti causati da un sistema economico rivolto ad assicurare solo a piccole minoranze un benessere costante e sempre maggiore.

L’economia, come viene interpetrata attualmente, prevede lo sfruttamento delle risorse della terra senza tenere conto minimamente di quanto stiamo degradando la natura: gli scienziati da almeno 50 anni hanno lanciato l’allarme come ad un incontrollato incremento demografico non corrisponde una gestione oculata e programmata delle risorse del pianeta. A dimostrazione di ciò lo scorso anno, il primo agosto ha segnato il cosiddetto Earth Overshoot Day, ovvero le risorse naturali che l’umanità ha a disposizione per il restante 2018 sono state esaurite e si consumerà in debito per cinque mesi. La data dell’Overshoot ogni anno anticipa, eppure vince il negazionismo con l’indifferenza degli stati.

L’industrializzazione e la globalizzazione hanno incrementato lo sfruttamento delle masse, il tasso di disoccupazione, teorizzato da molti economisti tra cui Keynes, necessario al mantenimento del sistema, l’automazione e le nuove tipologie di lavoro, telelavoro etc. Il divario tra i salari dei dipendenti e quelli dei dirigenti è sempre più grande, come pure il guadagno del contadino non è paragonabile al guadagno dei vari intermediari o della grande distribuzione.

Un’altra riflessione che s’impone è l’organizzazione del nostro Paese: le privatizzazioni non hanno dato risultati soddisfacenti in termini di efficienza ed economicità per gli utenti, basta vedere i negativi risultati ottenuti con le Poste, Energia, Trasporti. Analogamente per le aziende partecipate dai Comuni l’intreccio pubblico privato è di difficile se non impossibile soluzione, quando poi oltretutto si ha l’interferenza di capitali stranieri possedenti la maggioranza  azionaria.

Altro capitolo è quanto del potere centrale debba essere trasferito alle autorità locali: leggi e decreti governativi vengono stravolti o disattesi in funzione di una autonomia locale. S’invoca da una parte uno stato forte, per poi volere un rafforzamento dell’autonomia.  Nel corso dell’emergenza sanitaria, stiamo assistendo a un conflitto giornaliero sulle normative da rispettare, questa confusione fa comodo solo a furberie creando forte distacco da parte della cittadinanza. Ma abbiamo visto quanto settori, che per coerenza andrebbero gestiti dallo stato, siano invece terreno di conquista da parte dei privati, ad esempio la scuola pubblica in Lombardia riceve meno fondi della scuola privata, la sanità pubblica per anni è stata depauperata, i tempi di attesa per esami sono infiniti, ma negli stessi ospedali se si opta per l’extra moenia immediati. Ovviamente, non si vuole fare una guerra ai privati, necessari per un adeguato sviluppo, ma solo riequilibrare il rapporto pubblico/privato.

Quindi, sì alla festa del lavoro, ma pensiamo a quante tipologie di contratti abbiamo in Italia, a quanti sono i morti sul lavoro nell’anno sono circa 1000 e con oltre 56.000 malati accertati per patologie professionali (dati INAIL).

Sì alla festa della Repubblica, ma cerchiamo di rispettarla con un impegno e ripristinando un’etica: basta con turpiloqui e sberleffi alle autorità, ricordiamo che bisogna rispettare la funzione e coloro i quali hanno responsabilità di guida devono avere maggiore senso del compito per cui sono stati eletti.

Sarà necessario uno sforzo da parte dei singoli per ripristinare abitudini e comportamenti di un paese civile, si parte anche dal basso per ottenere risultati che pur sembrando banali diano il diritto di pretendere altrettanto dai nostri politici o amministratori. Il rubare allo Stato non deve essere considerato un non reato per poi pretendere che lo Stato sopperisca ai bisogni: lo Stato siamo NOI.

L’Agone, nel suo piccolo, svolge un’azione di diffusione di conoscenze e comportamenti oltre che con il giornale, cartaceo e online, nelle scuole del territorio: è proprio dalle scuole che bisogna iniziare se vogliamo avere un futuro più equo e rispettoso.

 

IL DOVERE DELLA MEMORIA

A cura di Giovanni Furgiuele (Presidente Associazione Culturale L’Agone Nuovo)

 

Fase 1… Fase 2 … Fase 3 … in un modo o nell’altro alla fine di questa terribile esperienza ci sarà una nuova e diversa normalità.

Ci sarà modo di analizzare con più calma le cose buone e quelle meno buone che sono state fatte durante la pandemia e forse qualcuno verrà premiato e qualcuno verrà punito per le sue azioni.

Credo però che la tendenza sarà quella di dimenticare e di stendere un manto pietoso sopra un brutto periodo, tragico per i morti e drammatico per i sopravissuti che vorranno dimenticare  una parentesi della vita piena di limitazioni, di paure e a volte di sofferenze e di privazioni.

Tenderemo a dimenticare anche le tante cose buone che si sono fatte: i sacrifici del personale sanitario, le iniziative di solidarietà, la riscoperta di valori dati per scontati quali il lavoro o una nuova socialità.

Questo non è un esercizio di pessimismo, ma una lezione che ci viene da quello che è successo dopo i tanti eventi traumatici di un recente passato.

Dopo la prima guerra mondiale le aspirazioni di pace espresse dalla Società delle Nazioni furono rapidamente dimenticate e in vent’anni nacque il nazifascismo che ci portò a una seconda guerra mondiale.

I valori della lotta di liberazione e della Resistenza passarono in secondo piano rispetto ad altre e più immediate esigenze e ancora oggi, a settant’anni di distanza, ancora lottiamo per attuare la Costituzione e il fascismo rialza la testa e governa in alcuni paesi dell’Unione Europea e in nostri alleati della Nato.

Più recentemente, dopo la crisi economica del 2008, quella scatenata dai mutui subprime di Lehman Brothers, tutti giuravano che si sarebbe dovuto superare un’economia essenzialmente finanziaria per riportarla su valori industriali anche con la profonda riforma del sistema bancario: tutto dimenticato!

Si potrebbero fare tanti altri esempi più spiccioli di solenni impegni e buoni propositi rapidamente contraddetti o dimenticati appena calmate le acque.

Senza scomodare Tomasi di Lampedusa e il suo “gattopardismo” la vulgata definisce “Promesse da marinaio” tutti quegli impegni presi con Dio e i Santi per scongiurare pericoli imminenti e regolarmente dimenticati appena passata la tempesta: una specialità non solo nazionale!

La nostra tempesta, il nostro evento traumatico è il Covid 19: usciti da questa pandemia è molto probabile che i buoni propositi e gli insegnamenti ricevuti, andranno nel dimenticatoio da dove verranno richiamati, forse, solo per delle saltuarie celebrazioni.

Questa lunga introduzione per definire una linea d’azione per l’Agone Nuovo, una Associazione No Profit che ha nel suo DNA un’elaborazione globale per un’azione locale.

In questo senso uno dei nostri doveri sarà la preservazione della memoria, il ricordare a noi stessi e ai nostri concittadini i buoni propositi e gli insegnamenti che derivano dall’esperienza del Covid 19.

Per l’azione locale abbiamo come interlocutori la Regione, la Città Metropolitana, i Comuni, le Università Agrarie, le ASL, le scuole e gli Enti di Ricerca e, le realtà commerciali e produttive del nostro comprensorio.

I buoni propositi e gli insegnamenti da ricordare e da proporre sono oggi su tutti i giornali, nei dibattiti radiotelevisivi e nelle nostre conversazioni via Skype e altre indicazioni verranno dalle fasi due e tre…

Un grande ruolo sarà legato alla rivoluzione digitale già in corso che dovremo cercare di coniugare in un contesto di riconversione ecologica e di sviluppo sostenibile:

è nostro dovere ricordarlo a noi stessi e a tutti!

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