25 Aprile, 2024
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Storie Nere – 1 – Lady Bianca

LADY BIANCA

 

  • Mi fornisce i suoi documenti?
  • Non li ho!
  • Ci segua in Questura, procederemo all’identificazione. Lei qui non può stare.

Alla fine del turno di Volante, all’alba di un novembre del 2001, nel cuore di Isola, un signore ci fece segno di fermarci. Ci disse che, all’interno dell’androne del palazzo in cui lui abitava, aveva notato dormire sul pavimento una giovane donna. Non era giovane, era giovanissima! Non sembrava avesse neppure diciotto anni. Dal genere d’abbigliamento e dalla borsetta piena di profilattici, capimmo che si trattava di una ragazza che si prostituiva. Era esausta ed infreddolita, si era coperta con un grande cappotto di colore blu da uomo, tipo Loden.  Quell’infeltrito pastrano di grandi dimensioni, sembrava avvolgere la sua sconfinata solitudine. Non sembrava fosse una prostituta, il suo modo di relazionarsi con noi era quello di una persona istruita e bene educata, per nulla volgare. Ci seguì in ufficio per il foto-segnalamento ai fini identificativi. Quel suo poco essere loquace e la sua espressione stanca e rassegnata, ci consentì di entrare nel suo silenzio e di leggere alcuni frammenti delle sue impronte. Rimanemmo da sole in ufficio e mi venne istintivo prenderle le mani.

  • Mi dici come ti chiami?
  • Ho due nomi. Quale dei due vuoi sapere?
  • Lady me lo ha dato la mia amica e Bianca è il mio nome di quand’ero bambina.
  • Che ci facevi in quel portone? Non hai una casa dove andare?
  • La mia casa oggi è la strada.
  • Pensi che io ti possa aiutare?
  • Forse!
  • Allora proviamoci insieme. Parlami un po’ di te, di quando ti chiamavi Bianca.
  • Mia madre faceva la segretaria presso un’azienda vinicola. Mi diceva sempre che dovevo cambiare la mia realtà studiando molto. Desiderava per me la vita che lei non aveva potuto avere. Casa nostra, una volta che mia madre morì, finì all’asta ed io mi trovai per strada. L’unica persona che trovai sul mio percorso fu una mia vecchia compagna di scuola. Fu il mio unico riferimento.

Si zittì di colpo e si strappò con violenza la sua bionda parrucca. Il suo capo, rasato a zero, era pieno di grandi cicatrici.

  • Oggi sono Lady, Bianca non c’è più!
  • Chi ti ha fatto tutte quelle cicatrici sul capo?
  • E’ il suo nome quando è sulla strada, Manuela a casa.
  • Ma non avevi parenti o amici a cui poter chiedere aiuto?
  • Mi aveva fatto allontanare da tutti, dicendomi che erano degli esseri indegni. Mi massacrava di botte, solo sulla testa, perché potessi vedere, solo io, tutti i giorni i miei errori. E poi mi faceva indossare queste orrende parrucche, per essere una super sexy Lady. Stanotte ho cominciato a camminare senza meta e mi sono ritrovata di fronte al palazzo dove, un tempo, vivevo con mia madre. Il ragazzo del bar di fronte mi ha riconosciuta e mi ha regalato un vecchio cappotto.

Oggi Bianca vive al Nord. Si è laureata in Biologia Molecolare ma, per il momento, ha deciso di aspettare per mettere su famiglia. Qualche notte sogna Lady che la chiama ancora, da quel buio in cui le manca il respiro.

 

 

Anguillara Sabazia, 6 Ottobre 2018

Luciana Crucitti

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