25 Aprile, 2024
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A CANALE MONTERANO CELEBRATI I 350 ANNI DEL SACRO EREMO DI MONTEVIRGINIO

UNA GIORNATA ORGANIZZATA DAI PADRI CARMELITANI SCALZI E DEDICATA A QUESTA PERLA DEL NOSTRO TERRITORIO. Immerso in un bosco di castagni, noccioli e faggi, prese forma nei primi anni del ‘600 quando gli Orsini di Bracciano e di Monterano manifestarono la loro intenzione di favorire la costruzione di un eremo sul Monte Sassano, così chiamato per la presenza di massi di trachite (pietra manziana), che in seguito prese il nome di Monte Virginio, in onore del fondatore del convento, per poi cambiare ulteriormente nome in Monte Calvario dopo la costruzione di una Via Crucis (sebbene oggi nella parlata locale sia conosciuto come Monte dell’Eremo). Virginio Orsini, frate carmelitano, dopo aver rinunciato ai suoi beni, convinse suo fratello il duca Paolo Giordano, a donare un’ingente somma di denaro ai Padri Carmelitani Scalzi per avviare la costruzione dell’eremo. I lavori iniziarono nel 1651 per terminare diciassette anni dopo, nel 1668. Nel 1670 fu inaugurata la Chiesa, nel 1810 i padri lasciarono l’Eremo a causa della soppressione napoleonica, ma il 23 novembre 1811 un certo Giuseppe Merenda, tenente del 3° reggimento al comando del marchese Massimi, lo riacquistò per 26.010 franchi dal governo napoleonico, permettendo così ai padri di farvi ritorno nel 1817. Nel 1873 il Convento venne posto all’asta e acquistato dal principe Altieri che lo vendette ai Carmelitani nel 1893. Il convento si presenta come un’imponente costruzione a pianta rettangolare, in tipico stile rinascimentale integrata armonicamente con l’ambiente naturale circostante. La parte centrale fu dedicata alla chiesa e altri annessi, mentre i due lati a destra e a sinistra della chiesa a celle per gli eremiti. All’interno si apre un ampio chiostro con una grande vasca nel mezzo. Nel primo piano erano sistemate le dodici celle dei frati, nove stanze per gli ospiti, i luoghi di preghiera e molti servizi come la cucina, il refettorio, la dispensa, la libreria, la sala per riunioni, nel piano superiore sette stanze per i religiosi addetti ai servizi, i granai e i depositi per la frutta. Nei sotterranei si trovavano le cantine, i laboratori, la falegnameria e il forno. L’intera tenuta, che comprendeva anche cinque romitori sul monte, fu delimitata da una lunga cinta muraria con la porta principale situata verso settentrione in direzione dell’abitato di Montevirginio. Nella Chiesa, dedicata alla presentazione di Maria al tempio, spicca una tela fiamminga del 17º secolo attribuita a fra’ Luca Di Nivelle. Il coro ha scanni in legno e quadri dello stesso autore, nella sacrestia vi è una grande pala dove sono effigiati alcuni membri della famiglia degli Orsini. La biblioteca conserva circa 8000 volumi, le 12 celle eremitiche, di stretta clausura sono collegate ciascuna da una scala a chiocciola con il sottostante giardinetto. L’eremo divenne presto anche una fiorente azienda agricola con orti, vigne, frutteti, stalle e ricoveri per il bestiame. I boschi, tagliati periodicamente, fornivano combustibile e legname vario. Attualmente l’eremo, sempre di proprietà dei Carmelitani è abitato da pochi frati e l’azienda agricola è ridotta alla produzione di poche scorte destinate alla piccola comunità, i terreni seminativi, i vigneti e le pinete sono diventati quasi nella totalità pascoli. E’ tutt’ora il centro di formazione dei novizi carmelitani, di accoglienza dei giovani e adulti in ricerca vocazionale, mentre il rifugio è luogo di incontro per gruppi che organizzano campi scuola, ritiri spirituali e convegni. Dalla sua cima, ricoperta di boschi, si spazia in lontananza il territorio del Lazio, dagli Appennini al mare, dai colli Albani ai monti Cimini.

Le celebrazioni, partecipate ed intense, hanno visto il saluto delle autoritàbe l’abbraccio di una comunità molto legata ad un luogo iconico e pieno di significato.

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