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La Sagra delle Castagne ad Anguillara Sabazia. Domenica 12 novembre 2017 in Piazza del Comune e in Piazza dei Bastioni vi è l’attesa Sagra delle Castagne, il grande evento dedicato alle castagne nel weekend end di San Martino, promosso dal Rione Castello, con il patrocinio del Comune di Anguillara Sabazia e della Pro Loco. “San Martino…castagne e vino” si aprirà ai cittadini di Anguillara, a tutti i turisti nel caratteristico centro storico di Anguillara arroccato su di un promontorio sul lago di Bracciano. Prendera’ avvio alle ore 12.00, con gli stand gastronomici e gustose specialità. Per tutta la durata della festa vi saranno castagne e vino.
Gli eventi
La giornata sarà accompagnata da musica, giochi popolari, animazione per bambini e tanto divertimento. “Dietro alla Sagra della Castagna – dice il Sindaco Sabrina Anselmo- vi è un grosso lavoro di preparazione da parte del Rione Castello in primis ma anche con la collaborazione degli uffici comunali, attese le autorizzazioni necessarie, con le riunioni preventive, in concomitanza ad esempio delle nuove direttive sulla sicurezza. Siamo davvero felici di essere riusciti ad accogliere quale evento, tipico dell’autunno e oramai tradizionale della nostra citta.”. “Un lavoro di squadra – dice l’Assessore alla cultura Viviana Normando – che avvalora la proficua collaborazione tra l’Amministrazione comunale, gli uffici, la Pro Loco Anguillara Sabazia e in questo caso l’organizzatore Rione Castello, che rappresenta il territorio comunale stesso, affinché la nostra città possa avere soddisfazione e promuovere eventi caratteristici stagionali ed espressione di prodotti tipici del territorio. Da non perdere. Vi aspettiamo!”.
Fra cielo e mare, immersa nell’incanto del litorale laziale a pochi chilometri dalla Città eterna, anche quest’anno la Posta Vecchia ha aperto le sue porte agli studenti dell’Istituto Alberghiero di Ladispoli, accompagnati dai docenti. “Per noi è diventato un rito irrinunciabile – ha dichiarato il professor Renato D’Aloia, Docente di Accoglienza Turistica dell’Istituto di via Federici – Esistono molti modi per inaugurare l’anno scolastico. A noi piace farlo mostrando agli studenti l’eccellenza dell’offerta turistica del territorio. Inserire immediatamente gli allievi in un contesto lavorativo, sebbene in questa occasione solo in veste di osservatori, è a nostro avviso lo strumento migliore per motivarli all’apprendimento.
I percorsi formativi di un Istituto Professionale – ha proseguito D’Aloia – devono combinare lo studio teorico d’aula con l’esperienza sul campo. Oggi gli studenti hanno avuto la possibilità di entrare in un vero e proprio tempio dell’ospitalità. Siamo grati a tutto lo staff della Posta Vecchia e, in particolare, al suo Direttore Marco Filippi”. Torinese, in precedenza general manager del ‘Principi di Piemonte’ nella sua città e quindi del Relais ‘Villa D’Amelia’ in provincia di Cuneo, Marco Filippi è dal 2013 al timone della Posta Vecchia: “La mia nuova nomina è un sogno che si avvera – aveva dichiarato al momento della designazione – Questo però non è un punto d’arrivo, ma solo una base di partenza per una lunga carriera in questa azienda, dove continuerò a lavorare con orgoglio ed entusiasmo. Senza dimenticare nel frattempo i punti saldi della nostra filosofia, basata su creatività, innovazione e lavoro di squadra, per raggiungere eccellenti standard di servizio”.
La Posta Vecchia
Albergo 5 stelle lusso fra i più prestigiosi d’Europa, edificato nel 1640 sopra un’antica villa del II secolo a. C. (divenuta museo sotterraneo), come dépendance del vicino Castello Orsini-Odescalchi, la Posta Vecchia ha ospitato Capi di Stato, artisti e rappresentanti del jet set internazionale. Danneggiata da un incendio nel 1918, la Posta Vecchia fu acquistata nel 1966 dal miliardario Jean Paul Getty, che la riportò agli antichi fasti, arredandola con l’aiuto dello storico dell’arte Federico Zeri. Dal 1980, dietro le quinte dello straordinario Luxury Hotel, c’è Roberto Sciò, proprietario anche del Pellicano di Porto Ercole. Ma rispetto all’albergo dell’Argentario, la Posta Vecchia – come ha più volte dichiarato lo stesso Sciò – “esprime un tipo di eleganza diversa, la stratificazione di una cultura e di una bellezza millenarie”. E proprio alla Posta Vecchia Roberto Sciò ha scelto a febbraio di festeggiare i suoi 80 anni.
Un fatturato di 3.000.000 di euro (13.000.000, compreso Il Pellicano), un’azienda con 160 dipendenti, per 69 camere in totale: questi alcuni dei numeri delle strutture di Roberto Sciò. La clientela vede ai primi posti americani e australiani, poi nordeuropei. Molti i francesi, perché prima la Posta Vecchia era affiliata all’Associazione Relais & Châteaux, mentre oggi lo è all’americana Leading Hotels. Strategica la posizione, vicina all’aeroporto di Fiumicino e allo scalo marittimo di Civitavecchia, primo porto crocieristico del Mediterraneo.
A capo del ristorante ‘The Cesar’, fiore all’occhiello della Posta Vecchia, c’è lo chef Antonio Magliulo che dal 2015 ha preso il testimone dalle mani di Michelino Gioia. Requisiti di base nella cucina di Magliulo (che va a raccogliere di persona nell’orto dell’Hotel le materie prime indispensabili alle sue creazioni) sono la qualità e la stagionalità degli ingredienti. La Posta Vecchia è oggi un albergo con 19 suite, una piscina interna con acqua calda, una Spa e un ristorante – ‘The Cesar’ appunto – insignito di una stella Michelin. Le fondamenta della Posta Vecchia poggiano sui resti di una villa romana del II secolo a.C. Al piano seminterrato c’è un museo, dove si può fra l’altro apparecchiare un romantico tavolo per due, sospeso fra storia, natura, arte e archeologia.
“La nostra forza è l’identità e l’innovazione costante. Abbiamo una storia vera da raccontare – hanno dichiarato in diverse occasioni gli Sciò – e questo oggi è un valore sempre più importante. Crediamo nel team e nell’orizzontalizzazione del lavoro: tutti possono dare il loro contributo. Pellicano Hotels non è solo un’esperienza di ospitalità, ma un modo di pensare che ci piacerebbe portare presto anche a Roma e Londra”.
Mentre i forzati delle fashion week rimbalzavano da un angolo all’altro di New York e Londra affrontando freddo, vento, pioggia e neve, qualche giorno fa pochi eletti si sono trovati presso il leggendario hotel La Posta Vecchia a Ladispoli, a pochi chilometri da Roma. La Posta Vecchia è una villa costruita intorno al 1640 su commissione dei Principi Orsini, sui resti della città romana di Alsium, per accogliere amici e viaggiatori. Nel 1693 Flavio e Lelio Orsini vendettero la proprietà, il castello di Palo con La Posta Vecchia a Livio Odescalchi. La villa mantenne la sua funzione di luogo di ristoro fino al 1918, quando a causa di un incendio iniziò a deteriorarsi cadendo in rovina. Nel 1960 fu acquistata da Jean Paul Getty, che la riportò agli antichi splendori e l’arredò con l’aiuto dello storico d’arte Federico Zeri con mobili originali del 15° e 17° secolo, preziose opere d’arte e pezzi provenienti da dimore principesche e chiese di tutto il mondo. Durante la ristrutturazione vennero alla luce i resti di una grande villa romana, che costituiscono il nucleo principale del piccolo museo archeologico nel piano interrato dell’albergo.
Il giorno dopo, una giornata spettacolare ha sorriso agli ospiti, che hanno potutoLa ristrutturazione della villa voluta da Paul Getty, ha riportato alla luce una parte delle antiche mura, i colorati mosaici del pavimento, i rivestimenti murali con marmi africani e greci, più anfore, vasi e grandi piatti visibili in una teca illuminata. Dopo l’incredibile scoperta, gli scavi e i restauri, supervisionati dalla Soprintendenza Archeologica, si conclusero solo nel 1970. Alla fine tutti gli oggetti sono stati ripuliti, catalogati e poi esposti nel museo privato al piano sotterraneo.
Con il calare della sera, l’arrivo degli ospiti provenienti da ogni parte del mondo accolti da Roberto Sciò con la compagna scintillante in paillettes blu Alma Muratovich. In un’atmosfera di altri tempi tra arazzi di Bruxelles e quadri della scuola di Raffaello Composizioni floreali degne delle ceramiche dei Della Robbia mescolavano fiori, carciofi e agrumi. Dopo la torta, iniziano le danze, chiuse alle 4 del mattino dall’inarrestabile Roberto. Giusto prima dell’alba, appena in tempo per la macchina che mi ha riportato a Milano.
I proprietari di allora erano Michael e Patricia Graham e quando poi decisero di vendere l’albergo, nel 1979, fu proprio l’imprenditore edile romano (in quegli anni creò Il Tucano, ambizioso progetto di urbanizzazione turistica a Vasto) a farsi avanti: “Non volevo che lo avesse qualcuno che non amasse quel paradiso quanto me. Ho investito molto per rimetterlo a posto e per comprare le ville adiacenti (tra cui quella di Marta Marzotto nel 1997, nda) e per ricomporre il puzzle che vedete oggi”.
Nel marzo del 1980 Sciò acquista anche la formidabile struttura già buen retiro di J. Paul Getty negli anni Sessanta e dépendance del Castello Orsini nel 1600. Le fondamenta poggiano sui resti di una villa romana del II secolo a.C. e c’è un museo al piano seminterrato dove si può apparecchiare un unico, romantico, tavolo per due: “La Posta Vecchia esprime un tipo di eleganza diversa, la stratificazione della cultura e di una bellezza millenaria”. Nel corredo della villa c’era anche un dipinto, poi attribuito alla scuola di Gaspar van Wittel, che oggi domina la sala d’ingresso. Il prossimo giugno Il Pellicano festeggerà i suoi 50 anni con una grandiosa festa sulla terrazza a picco sull’azzurro cristallino del Tirreno, tra i profumi di rosmarino e lavanda.
In mezzo secolo, intorno alla piscina e al cocktail bar, personaggi straordinari si sono riconosciuti in questa idea di “lusso a piedi scalzi”: dalla Regina d’Olanda a Robert Agostinelli, da Mario Testino a Josh Hartnett. “Credo che Michael e Patsy sarebbero orgogliosi di vedere come si è evoluta la loro creatura. Il mio sogno è sapere che c’è una continuità e che il testimone passa ora a mia figlia, la persona migliore per raccoglierlo”.
Marie-Louise Sciò aveva però altri piani, dopo aver studiato architettura alla Rhode Island School of Design. Ma un giorno il padre le chiede di ristrutturare un bagno: “E io ho accettato – svela la lady of the house, come si definisce su Instagram – poi mi sono occupata di una stanza e pian piano mi sono intrufolata al Pellicano. Non pensavo di poter mettere tanto cuore in questo lavoro ma oggi sono orgogliosissima di portare avanti la sua visione e al tempo stesso di riuscire a esprimere la mia creatività. A cominciare dalla selezione di marchi per la boutique, che non è noiosa come quelle di molti hotel di lusso”.
Instancabile praticante di yoga nel tempo libero, amante del cinema (Lars Von Trier soprattutto) e del post-punk dei Joy Division e dei New Order (ma il disco preferito lo condivide con il figlio quattordicenne Umberto ed è “Soultrane” di John Coltrane), Marie-Louise Sciò cerca di creare contaminazioni culturali sempre nuove anche negli hotel: i due libri dedicati al Pellicano sono firmati da Juergen Teller, altro fedele ospite di questo ristretto club. La scorsa stagione ha invitato Colin Field dell’Hemingway Bar del Ritz di Parigi, miglior bartender al mondo, a trascorrere una settimana con i clienti di Porto Ercole. E il prossimo ottobre, nell’hotel di Palo Laziale, è in programma uno yoga retreat con Moraima Gaetmank dello Studio Kinétique di Parigi, punto di riferimento delle celebrities internazionali.
I due hotel, nel corso degli anni, sono diventati destinazioni gastronomiche: alla Posta Vecchia lavora l’ottimo Michelino Gioia. Al resort maremmano Antonio Guida (oggi al nuovo Mandarin di Milano) è maturato fino alle due stelle, coccolato da una proprietà illuminata. Da questa stagione, la (grande) responsabilità del ristorante passa a Sebastiano Lombardi, già a La Sommità di Ostuni, nuovo talento da far crescere in casa. Il primo piatto signature è già pronto: sigari di grano arso con mozzarella di bufala, cedro candito e lumachine di mare.
In un mercato ormai dominato dalle grandi catene internazionali, è una rarità custodire un tale patrimonio di famiglia: “La nostra forza è l’identità e l’innovazione costante. Abbiamo una storia vera da raccontare – rispondono in coro le due generazioni della famiglia – e questo oggi è un valore sempre più importante. Crediamo nel team e nell’orizzontalizzazione del lavoro: tutti possono dare il loro contributo. Pellicano Hotels non è solo un’esperienza di ospitalità, ma un modo di pensare che ci piacerebbe portare presto anche a Roma e Londra”.
Accanto al Castello Odescalchi, davanti all’oasi naturale di Palo, sopra un’antica villa del II secolo a. C., appartenuta nel tempo a diversi imperatori, fra i quali il controverso Eliogabalo: è questa la posizione incantevole della Posta Vecchia, albergo 5 stelle lusso, tra i più prestigiosi d’Europa, in età medievale e moderna casino di caccia per nobili e pontefici.
Edificata nel 1640 come dépendance del vicino Castello Orsini, fu semidistrutta durante il secondo conflitto mondiale e abbandonata. Quando gli Odescalchi decisero di ripopolare il Borgo di Palo, divenne dimora di decine di famiglie contadine provenienti dalla Ciociaria, dal Reatino e dalle Marche. La comunità dei pescatori di Pozzuoli, da sempre numerosissima a Ladispoli, offriva ai principi aragoste, in cambio di ospitalità. Poi arrivarono il cinema e il “Paradiso terrestre”: nel parco di Palo, infatti, da Adamo e Eva nacque il Caino di John Huston, che decise di girare qui il suo film “La Bibbia”. Il petroliere Jean Paul Getty non si fece sfuggire il fascino del luogo e il 21 Marzo del 1966 firmò, davanti al notaio, l’atto di acquisto della Posta Vecchia. Durante i lavori di ristrutturazione, durati più di tre anni, vennero alla luce mosaici, capitelli, anfore, colonne, monete: erano i resti, databili al III-IV secolo d. C., di un’antica villa romana risalente al II secolo a.C., che divenne immediatamente un “piccolo” museo sotterraneo.
Mentre passavano Capi di Stato, artisti famosi e ospiti d’eccezione, la fama della Posta Vecchia continuava a crescere e obbligava chi voleva descriverla ad usare solo superlativi. Il quotidiano tedesco “Die Welt”: “è il più meraviglioso tra gli hotel storici di tutto il mondo, nascosto in quella posizione che si è guadagnato nel tempo e nella storia”.
L’alternanza scuola-lavoro
L’alternanza scuola-lavoro è una metodologia didattica che permette agli studenti che frequentano gli istituti di istruzione superiore (istituti professionali, istituti tecnici, licei) di svolgere una parte del proprio percorso formativo presso un’impresa o un ente.
I progetti di istruzione e formazione con la modalità dell’alternanza scuola-lavoro sono possibili per tutti gli studenti compresi tra il 15° e il 18° anno d’età.
Si tratta di uno strumento pensato per rendere flessibili i percorsi formativi scolastici, capace di combinare lo studio teorico d’aula con forme di apprendimento pratico svolte in un contesto professionale.
L’alternanza scuola-lavoro costituisce una vera e propria combinazione di preparazione scolastica e di esperienze assistite sul posto di lavoro, progettate in collaborazione con il mondo dell’impresa, al fine di rendere gli studenti in grado di acquisire conoscenze e abilità e competenze utili allo sviluppo della loro professionalità.
Presso le imprese i giovani trascorrono periodi di apprendimento in situazione lavorativa, che non costituiscono rapporto individuale di lavoro.
Il valore formativo dell’alternanza è sottolineato dal fatto che la titolarità è dell’istituzione scolastica o formativa.
Gli eventi
La Posta Vecchia, l’antica villa dal fascino senza tempo affacciata sul Mar Tirreno, la stagione 2016 si apre all’insegna delle novità. Prima fra tutte il nuovo Executive Chef Antonio Magliulo, che ha preso le redini del ristorante The Cesar ed è pronto a stupire con i suoi piatti inediti e a unire il suo talento con quello dei migliori chef di Roma e dintorni, per serate dedicate alla grande cucina. Anche La Posta Vecchia renderà omaggio alle serate di luna piena con musica dal vivo e aperitivi in terrazza. I più sportivi troveranno ad attenderli un nuovo percorso vita nel parco della villa e gli amanti del benessere potranno provare lo straordinario Yoga insegnato da Moraima Gaetmank, ospite speciale durante un weekend di luglio.Se siete profondamente innamorati di Roma, La Posta Vecchia è il luogo giusto per voi. Siamo in un punto strategico per esplorare i monumenti della città eterna, visitare antichi borghi senza tempo e raggiungere facilmente l’aeroporto di Fiumicino.
La Flavia Servizi ricorda a tutti i cittadini che è in funzione il servizio di consegna a domicilio di farmaco e parafarmaco. Per chiedere questo servizio si può contattare il numero verde 800 194 388.
La consegna a domicilio è riservata alle persone impossibilitate per motivi di salute a recarsi in farmacia.
La consegna, limitata al territorio di Ladispoli, è gratuita. Il servizio è attivo dalle ore 9:00 alle ore 14:00, dal lunedì al sabato, su prenotazione al numero verde.
Elena Gubetti, Assessora all’Ambiente del Comune di Cerveteri, in occasione della giornata di sciopero nazionale che coinvolgerà anche i lavoratori dell’ATI che gestisce li servizio di raccolta rifiuti urbani del Comune di Cerveteri rende note alla cittadinanza i servizi che nonostante l’agitazione rimarranno attivi e i comportamenti da adottare.
Le utenze domestiche NON devono esporre il mastello della carta. Chi avesse necessità comunque di conferire carta e cartone potrà farlo recandosi presso l’isola ecologica per cui sarà garantita l’apertura dalle 7.00 alle 13.00.
Gli utenti che hanno il ritiro dedicato dei pannolini e pannoloni nella zona di Marina di Cerveteri potranno esporre normalmente il mastello mentre gli utenti di Cerveteri Capoluogo potranno esporre il mastello sabato mattina insieme a quello dell’organico.
Per le Utenze non domestiche e le scuole il servizio resta garantito e invariato. I ritiri domiciliari su appuntamento saranno regolarmente effettuati. Il servizio di numero verde non sarà garantito. Ad aderire allo sciopero, circa l’80% dei lavoratori.
Giovedì 9 novembre alle ore 17:00, presso l’archivio storico di Piazza Mazzini di Bracciano, si terrà un “Incontro letterario” organizzato da L’Agone e patrocinato dal Comune, in cui Lorenzo Avincola presenterà il suo libro “SPERANZA. Il mistero della croce di Val D’Aia”.
Moltissimi i partecipanti alla III Edizione della Giornata di donazione di sangue organizzata all’Istituto Superiore “Giuseppe di Vittorio” dalla Sezione FIDAS “Sonia Mete”, che si è svolta mercoledì 8 novembre all’Ospedale “Bambino Gesù” di Palidoro. Ad accogliere studenti, docenti e famiglie, l’equipe del Servizio Trasfusionale.
L’Associazione Donatori Volontari Sangue ha messo a disposizione un pulmino per il servizio di trasferimento dall’Istituto Superiore “Giuseppe di Vittorio” a Palidoro.
Principio ispiratore di questa, come delle due precedenti Giornate, è stato quello di promuovere e diffondere fra gli studenti il valore civico della solidarietà e la cultura della donazione. “Un atto nobile e antico di amore e di consapevolezza – ha spiegato la Prof.ssa Sara Leonardi, Docente di Economia e Coordinatrice del Progetto “Io dono” all’Istituto Superiore “Giuseppe Di Vittorio”, che ha anche voluto ricordare, insieme alla Dirigente Scolastica Prof.ssa Vincenza La Rosa, il significato speciale che ormai da due anni ha assunto l’iniziativa all’interno dell’Alberghiero di via Federici. “Vogliamo mantenere a tutti i costi questa tradizione nel nostro Istituto. – ha sottolineato la Prof.ssa Leonardi – La Sezione è intitolata alla nostra straordinaria e coraggiosissima collega di Inglese, mia amica, che ci ha lasciati il 7 settembre del 2015”. “Ci manchi. – ha aggiunto la Prof.ssa Leonardi, rivolgendosi idealmente alla Prof.ssa Mete – Un tempo non pensavo che ci saremmo allontanate così presto, che la mia e la tua vita avrebbero viaggiato su percorsi paralleli, ma il destino ha scelto diversamente … Non ci si deve abbattere: questo è il tuo insegnamento, non ci si deve fermare neanche un po’. Noi facciamo questo anche per te, che ci hai sempre incoraggiato a dare il massimo, a sognare un futuro migliore e a costruircelo giorno dopo giorno. Perciò sei con noi amica mia: ancora grazie per il tuo insegnamento e per tutto quello che ci hai donato”.
“E’ molto importante promuovere nella scuola i valori della solidarietà e della generosità. E’ nostro dovere di educatori non soltanto trasmettere conoscenze e saperi legati alle varie discipline curricolari, ma anche potenziare le competenze sociali e civiche su cui si fonda la possibilità di una corretta e proficua convivenza. – ha dichiarato la Dirigente Scolastica dell’Istituto Superiore “Giuseppe Di Vittorio” Prof.ssa Vincenza La Rosa – Riteniamo quindi necessario proporre azioni dirette ed esperienze significative che consentano agli studenti di esercitare in prima persona la cooperazione, la responsabilità e la solidarietà”.
Allievi, docenti e personale ATA hanno risposto positivamente al Progetto “Io dono”, finalizzato a promuovere, nella scuola, la cultura della solidarietà e del volontariato. La Sezione FIDAS “Sonia Mete” è stata inaugurata nel febbraio del 2016 grazie alla collaborazione del Prof. Cristiano Lena, Responsabile della Comunicazione di FIDAS Nazionale e alla Dirigenza dell’Istituto Alberghiero di via Federici. Nelle due precedenti Giornate del 2016, grazie a 53 donazioni, sono stati raccolti complessivamente 23,850 litri di sangue.
“La donazione del sangue, volontaria anonima e gratuita, è un atto importante, – ha affermato il Prof. Cristiano Lena – perché permette non solo di assistere persone che necessitano di terapie trasfusionali, ma anche perché coinvolge i giovani rendendoli cittadini attivi e responsabili. Il gruppo donatori di sangue “Sonia Mete”, continua a dare i suoi frutti grazie alla disponibilità dell’intera comunità scolastica che risponde ancora una volta prontamente, dimostrando attenzione, empatia e generosità”.
“Volevamo dar vita ad un’iniziativa che consentisse un effettivo coinvolgimento di studenti, famiglie e soggetti del territorio, in modo tale da concentrare tutte le energie al fine della sensibilizzazione su un tema di straordinaria rilevanza sociale, qual è quello della donazione di sangue. – ha aggiunto la Prof.ssa Sara Leonardi, Docente Referente del Progetto “Io dono” – Riteniamo, infatti, di fondamentale importanza far sì che i nostri studenti siano fruitori e promotori di uno stile di vita improntato all’atto volontario, gratuito e responsabile all’interno della comunità in cui vivono. L’affluenza di oggi è andata al di là di ogni più rosea aspettativa e ha superato quella delle due precedenti edizioni: molti aspiranti donatori, addirittura, sono stati invitati a tornare, perché non hanno fatto in tempo a donare entro la fascia oraria prevista dall’equipe del Servizio Trasfusionale”.
Appuntamento alla IV Edizione.
Che cos’è la FIDAS
La FIDAS (Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue) è una Federazione alla quale aderiscono 74 Associazioni autonome, a loro volta organizzate in 17 Federazioni regionali, e conta circa 450 mila donatori volontari periodici.
La Federazione è nata a Torino nel 1959 per iniziativa del chirurgo prof. A. M. Dogliotti, allo scopo di promuovere nel nostro Paese una maggiore coscienza trasfusionale, sollecitando la solidarietà di tutti i cittadini.
FIDAS fa parte del CIVIS, l’organismo di coordinamento interassociativo che raccoglie anche le altre Associazioni nazionali (Avis, Gruppo donatori Croce Rossa Italiana e Fratres).
La Federazione agisce nell’interesse delle Associazioni federate, rispettando le singole autonomie amministrative e gestionali, cura il coordinamento a livello nazionale e garantisce un apporto qualificato ad ogni iniziativa socio-politica ed umana, che impegna il volontariato italiano del sangue. Partecipa, si aggiorna ed informa sulle novità legislative, scientifiche e sanitarie, che riguardano i donatori ed il servizio trasfusionale. La finalità prioritaria è il raggiungimento dell’autosufficienza su scala nazionale promuovendo nell’opinione pubblica e presso le competenti istituzioni una più diffusa cultura della donazione volontaria del sangue: gratuita e periodica, consapevole ed anonima. Un obiettivo finale che intende perseguire favorendo anche lo sviluppo di associazioni autonome per reclutare in modo capillare sul territorio un numero sempre maggiore di donatori. Nel corso del 2015 ha raccolto circa 430.000 unità di sangue.
La redazione de L’Agone online esprime piena solidarietà al giornalista di “Nemo” Daniele Piervincenzi e all’operatore della troupe Sergio Anselmi, per l’orrenda aggressione subita per opera di Roberto Spada titolare di una palestra e fratello di Carmine, boss condannato a 10 anni per estorsione con l’aggravante del metodo mafioso. Il giornalistastava incalzando Spada sul suo endorsement per Luca Marsella, candidato di CasaPound con il quale era anche ritratto in una foto amichevole. Indispettito, Roberto Spada ha colpito al volto il giornalista procurandogli la frattura del setto nasale, rincorrendolo, poi, con un bastone come si è visto nelle immagini, che sono state subito rilanciate su tutti i social network.
Sono fenomeni incresciosi che non dovrebbero mai accadere.
Anguillara Sabazia ha accolto oggi con gioia una delle scene dell’ultimo film del regista della “Grande Bellezza” Paolo Sorrentino, vincitore di Oscar nel 2014, che uscirà l’anno prossimo. “E’ stato fatto un lavoro egregio di squadra – dice l’Assessore alla Cultura e al Turismo dott.ssa Viviana Normando – con il team del regista ed in particolare modo con la società produttrice Indigo Film e il manager location Giuseppe Nardi, per potere accogliere proprio il regista e la sua troupe al meglio, con il cast e gli attori. Diciotto mezzi necessari alla produzione sono stati parcheggiati tra il parcheggio ex Papi, Piazza del Molo e Via del Molo, con tutte le accortezze. Una cooperazione proficua tra l’Assessorato, gli uffici e i vigili che hanno portato al patrocinio dell’Amministrazione guidata dal Sindaco Sabrina Anselmo, per far sì che Anguillara Sabazia fosse la location giusta e che veicolasse, come il nostro territorio merita, non solo le esigenze del nostro lago, per cui ci stiamo adoperando in modo indefesso insieme ai comuni limitrofi ed agli enti preposti, ma soprattutto la sua unicità, negli scenari dai colori autunnali, con il particolarissimo centro storico arroccato su di un promontorio in mezzo al lago, meta turistica ideale”. A Paolo Sorrentino è stata data in dono uno dei prodotti tipici di Anguillara, della Pasticceria Pomicio’, la rinomata crostata di pasta di mandorla leggerissima ideata da Lorenzo Urbani e oggi realizzata dai figli, in questo caso di visciole, dentro un’apposita scatola, con una immagine antica di Anguillara Sabazia. Presente tra gli attori anche il direttore della fotografia Luca Bigazzi che attualmente detiene il record per avere vinto sette statuette di David di Donatello. “E’ stato un grande onore – accogliere nella nostra cittadina Paolo Sorrentino e non vediamo l’ora di vedere immortalata la nostra bella città nel suo ultimo film. Spero sia possibile avere, in concomitanza della sua uscita, anche alcune immagini dedicate alla proiezione girata qui, in modo da allestire una mostra ad Anguillara e sull’italianita’ che intende rappresentare, una parodia, a quanto pare, “dell’Italianita’ dei festini” speriamo sempre a favore dell’Italia per bene e bella che possa essere conosciuta e veicolata anche in America. Una giornata di dinamicità e di Cultura per Anguillara, anzi ‘uno sprazzo di bellezza’ (Jep Gambardella), oggi incastonato nel nostro magnifico lago di Bracciano”.
Nel mese di ottobre, sono ripresi gli incontri con gli esperti nell’ambito del progetto “La Corrado Melone incontra…”, attività consolidata che, ormai da alcuni anni, si svolge nel nostro istituto, e che ha visto numerose personalità avvicendarsi per incontrare gli studenti e parlare con loro. Obiettivo prioritario: avvicinare i ragazzi al confronto con le diverse personalità e le istituzioni che rappresentano, far toccare con mano temi e problemi affinché essi possano accostarsi gradualmente e con una certa dimestichezza alla realtà che li circonda, affrontando, di volta in volta, ambiti culturali sempre diversi ma importanti ed interessanti. Un approccio culturale e di metodo che ha la finalità (insieme alle altre attività dell’offerta formativa della nostra scuola) di allargare le giovani menti, aprirle al valore della cultura e del rispetto, avviarle all’ammirazione per l’arte e per il bello, e prepararle a sviluppare una curiosità intellettuale che porti i nostri allievi non solo alla ricerca di risposte ma anche al desiderio di porre e di porsi sempre delle domande… Ci piace sottolineare che il progetto abbia ottenuto, da qualche giorno, il patrocinio gratuito del Comune di Ladispoli ed il plauso del Sindaco e degli assessori alla Scuola ed alla Cultura.
Dunque, abbiamo incontrato, alcune settimane fa, in sala teatro (in quanto la Sala Consiliare non garantisce la sicurezza) lo scrittore Amedeo Lanucara, già giornalista del “Globo”, “Il Sole 24 Ore”, “Avvenire”, “RAI” ed ex direttore de “La Voce del Cittadino”, oltre che autore del libro “Berlinguer segreto”, che è venuto a parlarci del suo nuovo lavoro, il libro “Belzebù Pezzént”, insieme al suo editore, Leonardo De Sanctis (Fefè Editore, Roma), Giovanni Furgiuele, presidente de “L’Agone Nuovo” e della scrittrice e giornalista Gabriella Maramieri, che alcuni di noi avevano già incontrato lo scorso anno.
Lanucara ha detto, nel corso della presentazione, che forse il suo libro è un po’ complesso: la vicenda narrata si snoda per quasi 700 pagine ed è il frutto di un lavoro di elaborazione durato parecchi anni. Durante l’incontro, lo scrittore ha brevemente spiegato che è ambientato in Italia nella Pasqua del 1984 (con voluto riferimento all’importantissimo libro di Orwell) quando un giornalista parte per la Puglia (dove l’autore è nato) per un servizio giornalistico sulla scomparsa di una bambina e di un senatore corrotto. Quella che sembrava essere un’inchiesta di routine, diviene un incubo fra i misteri politici di una Italia che non ha imparato nulla dal passato. Il libro, ci ha detto, richiama la storia d’Italia affrontando i misteri ed i depistaggi delle stragi, quasi come un “giallo” che attraversa i fatti ed i misteri irrisolti del nostro Paese, sin dalla sua formazione, generati spesso da disinformazioni o di sparizioni di documenti, come, ad esempio, la sparizione della nave che ospitava Ippolito Nievo ed i documenti relativi alle spese della spedizione dei mille che, così, rimane nel buio più assoluto.
Ma Amedeo Lanucara, pur non parlando direttamente del suo libro, stuzzicato dalle domande della Maramieri, lo ha usato come punto di partenza per spiegare come sia importante accogliere ed aiutare chi abbia necessità. In ogni epoca sono esistiti i “belzebù pezzént” che danno il titolo al suo romanzo, persone che vengono ritenute insignificanti, ma che possono rivoltarsi una volta messi alle strette. È sufficiente studiare la storia per rendersi conto che ciò che viviamo oggi con gli immigrati, è accaduto tante altre volte e gli stranieri, i “belzebù pezzént” di oggi, sono stati gli italiani emigranti di ieri. Senza accoglienza e senza lavoro non ci può essere democrazia, la quale esiste solo se c’è rispetto del prossimo. Non bisogna credere, nonostante il progresso tecnologico, che il futuro ci porterà forzatamente il meglio: l’uomo purtroppo non sempre ricorda il passato ed in ogni momento rischia di tornare indietro, per rivivere gli orrori del passato senza rendersi conto che il disastro poteva essere evitato.
Se guardiamo alla situazione attuale, la ragione ci conferma che le cose non vanno bene, ma occorre sempre sperare che l’uomo abbia la forza di cambiare e lavorare per migliorare il mondo in cui viviamo. La speranza è nei giovani e nella loro capacità di osservare e studiare. Per questo molti vogliono che la scuola non funzioni, che non si spieghi ai ragazzi la storia, che non si soddisfino le loro curiosità e non li si metta a vero contatto con la cultura. La Scuola deve veicolare la cultura per migliorare la formazione dei giovani studenti, che saranno i cittadini che gestiranno il Paese in futuro. Non bisogna mai dimenticare quello che Dante fece dire al suo Ulisse: “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza!”.
Un modo per migliorare è quello di leggere, soprattutto leggere bene. Alcuni sono convinti della incapacità dei lettori di oggi di comprendere ciò che leggono, per cui, per vendere, molti libri sono scritti con non più di 500 parole, le più banali (in modo da essere facilmente comprensibile, ed acquistabile, da tutti), ma in tal modo si appiattisce e si desertifica il linguaggio, ma occorre osare e leggere i libri più “difficili”, magari che usino 500.000 vocaboli. Lanucara torna a riflettere su uno dei punti di partenza del romanzo, ambientato nel 1984, anno che è il titolo della famosa opera di George Orwell. In questo libro, l’autore racconta di una dittatura che domina il mondo grazie al fatto che le parole sono state mano a mano cancellate anche dai vocabolari, per cui le persone non riescono nemmeno a descrivere il loro stato di servitù, anzi nemmeno lo comprendono perché incapaci a trovarne le parole. Si è servi perché non si capisce di esserlo e non lo si capisce perché non lo si sa descrivere!
Anche Don Lorenzo Milani, il parroco di Barbiana, spiegava ai suoi allievi che la differenza fra l’operaio ed il padrone risiede nella capacità di parlare: il padrone conosce più parole dell’operaio, è più istruito di lui e quindi vince sempre. Allora la vera rivoluzione, per mantenere o ottenere la libertà, è proprio studiare, conoscere più parole e più lingue. Avere termini per parlare e descrivere è la base per non essere sottomessi da nessuno e vivere liberi.
L’incontro in Sala Teatro con lo scrittore Amedeo Lanucara ci ha dato la possibilità ci conoscere un autore in carne ed ossa, una personalità interessante che parlando del suo libro dal titolo “Belzebù pezzént” ci ha offerto numerosi spunti di riflessione. Egli ha parlato del valore della cultura: per lo scrittore la cultura è potere, la cultura è ricchezza. Senza di essa saremmo tutti schiavi e saremmo sfruttati, perché non potremmo conoscere i nostri diritti e la nostra libertà; perché senza preparazione non potremmo ottenere un lavoro per sostentarci e mantenere la famiglia; senza cultura e senza lavoro non potremmo viaggiare per il mondo perché privi dei mezzi economici e privi della conoscenza delle lingue straniere; senza cultura non potremmo apprezzare nemmeno i monumenti e le città del nostro Paese.
Le sue parole sono state provocatorie: egli ha detto che un libro con soli cinquecento vocaboli si può considerare una truffa; per farci comprendere questo concetto, ha paragonato un libro povero di parole ad una pasta all’amatriciana, senza sugo, senza sale né olio… Una vera delusione. I libri dovrebbero esser scritti con cinquecentomila vocaboli!!! Senza cultura non si sa nulla e non si va da nessuna parte!
Quando lo scrittore ci ha dato la parola, un nostro compagno ha chiesto a Lanucara che cosa è per lui il “bullismo”. La risposta è stata semplice e chiara: una cosa molto brutta, orribile; una forma di violenza e prepotenza verso gli altri, magari più deboli, un atto vergognoso.
Amedeo Lanucara ci ha chiesto se a noi piace leggere, se abbiamo letto dei libri… Ha poi aggiunto che noi siamo ragazzi fortunati, perché andiamo a scuola, anche se a volte, non nascondiamolo, non ci va tanto, soprattutto perché dobbiamo alzarci presto! Ci ha ricordato, infatti, che fino a meno di un secolo fa i bambini non avevano la possibilità di frequentare la scuola; lavoravano nei campi o nelle miniere, sfruttati e anche maltrattati, per pochi centesimi con cui comprare solo un po’ di pane… Ci ha particolarmente colpito sapere che un diritto per noi normale è stato conquistato con tante lotte. Il messaggio ci è arrivato: l’importanza dello studio per tutti i bambini ed i ragazzi, senza differenze tra chi è ricco e chi è povero, tra chi ha difficoltà personali e familiari e chi non le ha, senza discriminazioni religiose o razziali… Noi dobbiamo impegnarci tanto e studiare molto, per cercare di costruire un futuro migliore… In questo percorso gli insegnanti, insieme ai genitori, ci aiutano a crescere, ci fanno capire alcune cose e anche ci fanno comprendere se e dove sbagliamo, ci forniscono degli stimoli.
Insomma, questo primo incontro è stato, forse, un po’ difficile e complicato per noi ragazzi di prima media, al termine del quale siamo arrivati un tantino stanchi ma comunque contenti. Non sappiamo dire se abbiamo capito veramente tutto; alcuni dei personaggi e dei nomi citati dall’autore non li conoscevamo, non li avevamo mai sentiti prima d’ora perché non li abbiamo ancora studiati, ma dobbiamo ammettere che l’esperienza per noi è stata interessante, ci ha incuriosito, ci è piaciuta e ci ha fatto riflettere molto.
Anche quest’anno durante lo scorso mese abbiamo promosso Ottobre Rosa, la campagna per la prevenzione del tumore al seno della Regione Lazio.
Risultati positivi: effettuate oltre 8000 mammografie, di cui 3432 nella fascia di età 45/49 anni e cioè fuori dalla fascia dello screening gratuito e ben 4577 nella fascia 50/74 anni e cioè all’interno del percorso di prevenzione regionale. Complessivamente fino al 30 ottobre 2017, il numero di adesioni alla campagna di screening attivata attraverso le lettere inviate a casa delle donne, è stato di 113.218 ed i tumori diagnosticati sono stati 394.
Una campagna di screening che salva la vita. Nel Lazio tutto questo prima non c’era o non c’era in queste forme ma adesso c’è, perché stiamo cambiando la sanità e aver raddoppiato il numero delle lettere inviate è il più potente strumento per salvare la vita che si possa mettere in campo.