“Sostenibilità nel ridisegnare gli spazi urbani, l’apporto di tecnologia e scienza”, questo il titolo del convegno organizzato lo scorso 3 luglio a Roma, nella Sala Giubileo dell’Università Lumsa, da GreenAccord, Associazione Culturale d’ispirazione cristiana nata per stimolare l’impegno sul tema della salvaguardia della natura.
Autorevoli i relatori di caratura internazionale che hanno illustrato, confrontandosi con i professionisti intervenuti in platea, su studi avanzati, realizzazioni e progetti innovativi nel campo della bio architettura che non è solo una tecnica costruttiva, ma una vera e propria filosofia progettuale che mette al centro il benessere umano e il rispetto per l’ambiente.
Per intenderci, la bioarchitettura è un approccio progettuale che mira a creare edifici in armonia con l’ambiente naturale, promuovendo la sostenibilità, il benessere umano e il rispetto per il territorio.
Insomma, prati a sostituire tegole e tetti, alberi al posto di manufatti in cemento o metalli.
Ciò è possibile utilizzando materiali naturali, quali legno, pietra, sughero con una progettualità bioclimatica tesa a sfruttare la luce solare, la ventilazione naturale, e un opportuno orientamento degli edifici per ridurre i consumi energetici, con l’istallazione di fonti rinnovabili per l’efficientamento energetico, un’attenzione alla salubrità degli ambienti e alla qualità dell’aria, dell’illuminazione naturale e al confort acustico.
Ma significa anche integrare i nuovi edifici con il paesaggio e il contesto naturale e culturale, valorizzando il genius loci.
La bioarchitettura si prefigge di ridurre l’impatto ambientale dell’edilizia, che è responsabile di circa il 39% delle emissioni globali, migliorare la qualità della vita degli abitanti, favorendo ambienti sani e confortevoli e promuovere una cultura dell’abitare consapevole e responsabile.
La più celebre realizzazione è il Bosco Verticale a Milano ma anche la Balena di Guastalla (reggio Emilia) un asilo interamente realizzato in legno, vetro e materiali sostenibili.
Nel corso del convegno sono emerse le diverse criticità politiche e normative che non rendono facile la diffusione della bioarchetettura.
Le direttive ambientali, come il Green Deal, spesso non tengono conto delle specificità locali e culturali, creando difficoltà di applicazione, i vincoli sul patrimonio storico ostacolano le adozioni di adeguamento energetico degli edifici storici.
I costi inizialmente sono elevati, la bioarchitettura richiede investimenti iniziali significativi, spesso non sostenuti da incentivi adeguati, nonostante i benefici a lungo termine.
Ma anche la mancanza di formazione e cultura progettuale limita fortemente l’approccio alla bioarchitettura; serve una maggiore alfabetizzazione ecologica e una visione integrata tra professionisti, istituzioni e cittadini.
La bioarchitettura può essere una risposta concreta alla crisi climatica e sociale, ma ha bisogno di politiche coerenti e flessibili, formazione multidisciplinare e partecipazione attiva delle comunità.
Gianluca Di Pietrantonio


