In quest’ultima tornata elettorale in terra toscana, ancora una volta il dato più preoccupante è la bassa affluenza al voto: solo il 47,7%. Anche in Toscana, così come in Calabria, ha votato meno della metà degli elettori, e nelle Marche esattamente la metà. È l’unico dato che, purtroppo, ormai non sorprende più e che non divide gli esperti commentatori di ogni orientamento politico.
Sono gli stessi che, nelle due precedenti elezioni regionali, davano per spacciata, finita, morta (tra “campolargo” e “camposanto”) la coalizione di centrosinistra, a favore di un centrodestra ormai dato per vincente, con la strada spianata verso successi sempre più clamorosi. E che oggi devono prendere atto che la tenacia con cui il centrosinistra è riuscito a tenere unite le diverse anime che lo compongono non solo ha permesso, con il 53,92%, una netta vittoria sulla coalizione di centrodestra (ferma al 40,9%), ma ha anche infuso una necessaria dose di ottimismo in vista delle prossime elezioni regionali, indicando che questa è l’unica strada percorribile per ambire a vincere anche le future elezioni politiche.
L’elettorato di sinistra, in Toscana, non ha tradito le proprie tradizioni, premiando il Partito Democratico con il 34,43%, l’Alleanza Verdi e Sinistra con il 7,01% e il M5S con il 4,34%. Da segnalare anche il buon risultato della lista Toscana Rossa, che ha ottenuto il 4,51%, pur senza riuscire a superare la soglia di sbarramento del 5% necessaria per eleggere almeno un rappresentante in consiglio regionale.
Sul fronte del centrodestra, Fratelli d’Italia, con il 26,78%, si conferma di gran lunga il primo partito, lasciando a Forza Italia il 6,17% e alla Lega un modesto 4,38% che, rispetto al 21,78% delle regionali del 2020, evidenzia l’effetto destabilizzante della presenza, su tutto il territorio regionale, del generale Vannacci.
Tutto questo si è verificato con la mancata partecipazione della maggioranza degli aventi diritto al voto. Così, mentre arrivavano i risultati delle elezioni regionali in Toscana che, al di là del successo di una coalizione, mettevano ancora una volta in luce la crescente disaffezione del popolo italiano verso la partecipazione elettorale – una sconfitta per tutti – gli occhi del mondo erano puntati sulla cerimonia della firma del piano di pace per il Medio Oriente a Sharm el Sheikh.
Potrebbe trattarsi di un momento di svolta per quella tormentata regione del nostro pianeta. Occorrerà tuttavia attendere ancora per capire se si giungerà a una conclusione condivisa da tutte le parti in causa – cosa mai accaduta nei precedenti momenti storici. Per ora possiamo solo dire che, quando tacciono le armi, è sempre una buona notizia.
Le manifestazioni di gioia da parte di palestinesi e israeliani sono il segnale che qualcosa di importante si è compiuto, anche se la strada verso il riconoscimento di “due popoli, due Stati” – che continua a essere l’unica soluzione per una pace duratura – appare ancora lunga.
Lorenzo Avincola redattore de L’agone


