Si riceve e si pubblica
Leggevo pochi giorni fa, che in un paesino in Italia, si celebrava la festa della mano, con ospiti illustri, scienziati come Telmo Pievani ecc, che parlavano dell’ importanza della mano a livello meccanico e non solo.
Da qui é partita questa mia piccola riflessione, che va oltre il semplice utilizzo delle mani, come unico strumento per rimanere più U-Mani
Invito per la prossima mani-festa-azione, metacarpale
Nel principio era il gesto.
Non la Parola.
Non il Verbo.
Ma il pugno che batte il ventre del mondo e grida: CI SONO!
E fu allora che Dio, o chi per lui, non plasmò l’uomo dalla polvere —
ma lo disegnò, con dita giganti, come una firma sul nulla:
un graffito cosmico, un’impronta digitale sull’anima del tempo.
E così nacque l’umano, l’essere senziente,
col pollice opponibile e il cuore esitante.
Le mani.
Le prime a dire ti amo.
Le prime a dire ti uccido.
MANIFESTIAMO! — gridavano i santi e i dannati!
E dentro quel verbo tremavano tre piccoli idoli:
MANI – FESTA – AMORE.
Oh, le mani!
Quelle del muratore e della prostituta,
del violinista e del becchino,
del bambino che stringe il dito del padre
e del tiranno che schiaccia pulsanti rossi come ciliegie infernali.
Le mani, orchestre del corpo,
che un tempo suonavano sinfonie d’incontro
ora ticchettano ossessive
su tastiere che non sanno più nulla di Mozart o di passione.
Solo Excel, PowerPoint e pornografia.
Abbiamo ridotto la carezza a un emoji,
l’abbraccio a un like,
la stretta di mano a un captcha.
Dove sono finite le mani che facevano la rivoluzione?
Quelle che dipingevano manifesti,
scrivevano poesie sulle mura del potere,
che impugnavano non armi, ma margherite,
e le scagliavano contro i carri armati?
Ci hanno derubati!
Dei sogni, della rabbia buona, della bellezza della meraviglia.
Ora guardiamo un tramonto con gli occhiali da sole,
perché la luce ci fa paura.
Ci fa vedere troppo.
Ci ricorda che potremmo ancora amare.
Ma le mani —
le mani non mentono mai.
Sono sincere, anche quando mentono.
Sono stanche, anche quando applaudono.
E sono morte, anche quando tremano.
Oggi si manifesta con una scrollata di spalle.
Si protesta con una reaction.
Si lotta con un meme.
Abbiamo dato in outsourcing anche la rivoluzione.
Eppure, eppure…
in fondo a questo incubo comico,
in fondo a questa discarica di pixel e cinismo,
ci resta ancora una possibilità:
La Mano.
La mano che disegna cerchi nell’acqua,
che non spinge, ma accompagna.
La mano che accarezza una fronte calda di sogni.
La mano che tiene l’altra, senza motivo, solo per esserci.
Abbiamo bisogno di una rivoluzione palmare,
una marcia metacarpale,
una crociata cuticolare!
Una festa! Una danza! Un’orgia epidermica di mani vere!
Mani nude, senza guanti né scuse,
che dicono: “Manifesto, dunque sono!”
E se non posso manifestare,
se non posso battere le mani al cielo,
se non posso gridare col palmo alzato,
allora non sono più.
Sono il fantasma di me stesso.
Un cursore che lampeggia.
Una notifica che nessuno apre.
Ma io voglio manifestare!
Voglio amare con le mani,
festeggiare con le mani,
resistere con le mani!
Perché solo chi MANIFESTA, esiste davvero.
Gianluigi De Benedittis
Presidente
Associazione Culturale
Humanae Vitae


