Il primo romanzo di Rodolfo Fellini, “Girotondi d’acqua”, è un debutto narrativo covato da tempo, non autobiografico, ma profondamente vissuto, frutto di anni di osservazioni, raccolte dalla posizione privilegiata del cronista che descrive una saga familiare: tre capitoli intensi e travolgenti che attraversano cinquant’anni di storia del Lazio, intrecciando i destini di due comunità.
Personaggi e situazioni evocano riferimenti precisi, pur essendo romanzati, frutto di un’immaginazione ispirata dalla realtà, da volti e luoghi di un territorio che Fellini conosce profondamente, e ama con passione e rispetto, che lo accoglie da ventisette anni.
La trama si muove tra città e provincia, due mondi distanti che si fronteggiano con diffidenza e pregiudizio. Si scrutano, si scontrano, si evitano. Ma quando le tensioni esplodono, sarà la somiglianza reciproca a prevalere, emergendo da un susseguirsi di piccoli eventi. Niente fuochi d’artificio, ma scelte inevitabili, svolte improvvise, come tante sliding door capaci di cambiare il corso di una vita. Il finale è positivo, ma non banale: esalta la forza della solidarietà e rilancia il messaggio più universale del libro: il perdono, quello invocato da papa Francesco, senza il quale non può esserci speranza. E senza speranza, non può esserci vita.
È un romanzo di formazione collettiva, scritto con sensibilità e dedicato in particolare a un pubblico femminile, di cui Rodolfo Fellini riconosce la tenacia, il desiderio di riscatto e l’anelito all’indipendenza.
“Un viaggio emotivo, un affresco di tre generazioni e di una società in costante evoluzione, tra il 1965 e il 2018”, così lo definisce l’autore. Scritto con la penna, sì, ma soprattutto con il cuore. E destinato al cuore di chi legge.
Tra le pagine scorrono vite straordinarie di persone comuni, attraversate da trasformazioni sociali, culturali e ambientali che hanno ridisegnato l’Italia negli ultimi cinquant’anni. Rodolfo Fellini, con sincerità assoluta, ha scelto la strada più diretta: parlare al lettore senza mediazioni, contenendo il prezzo di quello che lui stesso chiama, con affetto, il suo “mappazzone” ed anche l’autoproduzione del libro nasce dall’esigenza di autenticità: nessun vincolo, nessuna voce esterna. Solo sincerità, coerenza e libertà creativa, le stesse qualità che guidano la vita dell’autore.
Il 3 agosto, alle 19.00, il libro sarà protagonista al Castello di Santa Severa, nell’ambito della rassegna “Libri e Calici”. È disponibile in libreria e su Amazon, nonché nelle biblioteche di Anguillara Sabazia, Manziana, Oriolo Romano e presso la Sala Lettura “Natili” di Canale Monterano.
Riccardo Agresti


