Da quel suono della campanella a Orvieto, il 16 settembre 2024, milletrecento chilometri sono sta consumati, zaino in spalla. 12 regioni per 99 tappe tra centro, sud e nord. E quel suono è risuonato forte, tra l’emozione dei ragazzi che si ritrovavano per scambiarsi un primo sguardo, provenendo da luoghi diversi. Tra genitori, talvolta preoccupati, che si cercavano per scambiare sensazioni.
Ingredienti essenziali?
Otto giovani per questo primo cammino: Anna, Ariele, Aron, Edoardo, Gioele, Lisa, Lolevia e Neri.
Tre guide-insegnanti, che li hanno accompagnati per l’intero percorso: Roberta, Marco Saverio e Marcello.
Un terzetto di videomakers che ha ripreso tutto, senza mostrarsi mai: Marco, Sabrina e Marco.
Se l’Italia è sede naturale di molti siti Unesco, immaginiamo di studiare la storia fermandosi nei luoghi che la raccontano, incontrando chi quella storia l’ha fatta o la racconta da anni perché in qualche modo “di famiglia”, partecipare ad iniziative culturali e sociali insieme a scuole, associazioni, scout, centri sportivi, scoprire mestieri e attrezzi desueti per “noi” cittadini. E poi l’impegno degli insegnanti-guida, per rispettare il programma scolastico, spettinando però la progressione delle sue pagine. E fare lezione utilizzando tablet e wi-fi, talvolta con connessioni ardite che rendono fallace la tecnologia, al termine o durante un cammino.
Grazie alla conoscenza ed alla stima reciproca con Roberta e Marco, ascoltate le idee che erano alla base di “Strade Maestre” spontaneo il desiderio di lanciare l’idea per ospitare a Trevignano Romano una delle tappe di questa grande mappa, ancora tutta solo ipotizzata.
Ed eccoli arrivare ad ottobre, per un periodo residenziale, durante il quale si sono timidamente presentati alla comunità. Emozionante ricordare il loro arrivo, il ritrovarli dopo meno di un mese da quella campanella, vedere l’insicurezza del loro muoversi, del non avere ancora assorbita la doverosa distanza tra dovere e piacere, del reciproco rispetto. Tra lezioni in sala consiliare e la bellezza meravigliosa del lago, dei bagni inattesi, del navigare come equipaggio di un dragonboat, trascorsi i giorni, li abbiamo salutati perché era tempo di riavviare quel lungo cammino ipotizzato ma non ancora definito.
Abbiamo avuto modo di sentirci dentro il racconto, partecipare alle loro avventure, tra deviazioni e tappe impreviste, usando la tastiera per sostenerli, commentare, sorridere dei loro piccoli grandi successi. E mentre il tempo scorreva, osservavamo una postura sempre più matura. Ma abbiamo, con loro, conosciuto le tante persone, anche insegnanti, che durante il cammino si sono momentaneamente unite al gruppo, garantendo quelle attività transdisciplinari necessarie, creando un unicum solo ipotizzato alla partenza.
Tra lentezza ed accelerazioni improvvise, l’asperità di alcuni luoghi connessi ad aspetti climatici, hanno regalato ai nostri camminatori, gioie e dolori, e a noi “spettatori remoti”, immagini nitide del loro andare. Grandi città o piccoli paesi a rappresentare territori meno abitati, in un paesaggio italiano che siamo abituati ad apprezzare attraverso la televisione o gli interminabili video o foto delle vacanze.
La parola esperienza non riesce ad esprimere pienamente quanto hanno, giorno dopo giorno, assorbito e stipato nello zaino. Un viaggio sperimentando il cammino come strumento per fare esperienze di vita, tra buone pratiche in comune, di stili sostenibili da riconoscere e adottare. Ma fondamentale la scoperta dei luoghi e delle persone che lo abitano. Delle conoscenze di strada che possono arricchirti, se decidi di farne tesoro.
Ma seguirli a distanza ha anche manifestato forte, la necessità di ritrovarli tutti, di “far parte” di quel rientro, di brindare con loro, di vederli cambiati e sicuramente “diversi” da quel primo sguardo timido e insicuro fissato nelle foto trevignanesi. E dopo gli abbracci a Trieste, quel cerchio fatto tra lacrime e parole, tra saluti e partenze, è il momento di lasciarli tornare a casa, giusto in tempo per tornare in quelle aule dove si sottoporranno al rito degli esami e per qualcuno la maturità.
L’Italia s’è desta e Strade Maestre è un progetto educativo itinerante che ha portato felicemente a casa questa prima esperienza, l’anno zero. In realtà esportiamo anche questa soddisfazione, grazie a Lolevia che, arrivata dall’Australia con il suo italiano incerto, è ripartita con uno zaino pieno di conoscenza, un carattere rafforzato e piacevolmente determinato, un linguaggio incredibile usato anche per promettere di tornare, presto (l’Italia lo fa). E se poi i ragazzi, ti regalano un fiore, non puoi che metterlo nell’interno di un libro, lasciando che torni a fare memoria di questa giornata passata con loro
Tra scuola, territorio e cammino, la potenza di questo progetto ha dimostrato di essere praticabile. Da perfezionare? Come tutte le edizioni zero ma l’esperienza accumulata da tutti i partecipanti a questo primo cammino è un capitale da utilizzare ed il 22 giugno, a Bologna, il primo incontro di giovani e guide-insegnanti che si preparano al prossimo anno scolastico itinerante.
Gioele, diciottenne tra pochi giorni, sintetizza gli insegnamenti della scuola in cammino. “Strade Maestre ci ha insegnato le cose che dovevamo imparare per la scuola ma è stato soprattutto un grande corso intensivo alla vita. Non ci ha insegnato a vivere là fuori, nel bosco, nelle montagne ma a vivere dentro, nel mondo. A gestire le situazioni di attrito invece di scappare. A parlare con sicurezza, a raccontare una storia.
A fare una fattura e leggere una carta, a distinguere una situazione tranquilla da una potenzialmente pericolosa. Arrivati alla fine abbiamo imparato un’ultima cosa fondamentale nella vita, abbiamo imparato a salutare. Abbiamo imparato a lasciare andare, ad accettare che le cose si concludono ma ne riiniziano di nuove. Perché se questa esperienza ti insegna a vivere nel mondo bisogna saper anche salutare. Perciò grazie a Strade Maestre per essere finito perché questa che ci ha riservato, alla fine, è una grande lezione necessaria per una vita felice”.
Una esperienza sicuramente forte per chi sceglie di viverla, sia esso un genitore oppure il predestinato al cammino. E se queste righe sono nate per testimoniare le emozioni comunque vissute, anche se a distanza, basta andare nel sito per trovare tutte le informazioni utili www.strademaestre.org
E se, come si vocifera, c’è qualche giovane trevignanese in partenza, non possiamo che esserne felici!