24 Aprile, 2024
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Coronavirus, nelle ultime 24 ore 10.010 casi e 55 morti.

Arcuri accusa le Regioni sulle terapie intensive

Sempre più difficile la situazione in Lombardia, dove i contagi passano da 2.067 a 2.419

 

La curva epidemica sfonda il tetto dei 10mila casi (10.010) con 12mila tamponi in meno di ieri quando i nuovi casi erano 8.804. Calano fortunatamente di decessi da 87 a 55. Altri 382 posti letto occupati in più nei reparti di medicina e 52 nelle terapie intensive completano il quadro. Sempre più difficile la situazione in Lombardia, dove i casi passano da 2.067 a 2.419. Riscendono da 1.033 a 821 i casi in Piemonte, mentre in Liguria da 432 si passa a 585. L’altra sorvegliata speciale, la Campania sale da 1.127 a 1.261 casi. Si impennano da 594 a 795b i casi nel Lazio che sconta un ricalcolo di casi a Frosinone. Sono 342 i casi nella Capitale.

Non sono esclusi lockdown limitati, in Piemonte, se la situazione epidemiologica dovesse peggiorare. A dirlo è Bartolomeo Griglio, responsabile del dipartimento prevenzione dell’assessorato alla Sanità della Regione Piemonte. «Non c’è ancora nulla di definito, ma dobbiamo essere pronti e stiamo definendo le priorità», spiega nel corso della conferenza stampa sulle nuove linee guida per la gestione dei contagi a scuola. «Stiamo mettendo in piedi un panel di misure, che serviranno per fare i famosi lockdown limitati, cercando di salvaguardare le attività produttive e le scuole». Nuova fiammata dei positivi Covid in Veneto, che oggi registra 704 casi in più, e 7 vittime. Ieri i positivi erano 600 e i decessi 11. Continua l’andamento negativo in Alto Adige. I laboratori dell’Azienda sanitaria altoatesina nelle ultime 24 ore hanno effettuato 2.152 tamponi. Sono stati registrati 128 nuovi casi positivi contro i 98 di ieri.

Salgono da 453 a 544 i nuovi contagi in Emilia Romagna. Non si ferma la corsa al rialzo e ai record nella conta dei nuovi casi di Covid in Toscana. Oggi il bollettino diffuso dalla Regione parla di altri 755 contagi (il 10% dei controllati), con una crescita del 3,7% rispetto a ieri quando i nuovi positivi erano stati 581, portando il totale a 21.017 da febbraio. Gli attualmente malati sono 8.515, + 7,7%: «Solo 359 sono comunque ricoverati in ospedale (37 in più rispetto a ieri), di cui 51 in terapia intensiva (5 in più) – spiega la Regione -. Gli altri si trovano in isolamento a casa

Scendono da 140 a 115 i nuovi contagi nelle Marche. Altri 313 casi in Puglia dove ieri se ne contavano 257. Si registrano anche 5 decessi. Record di contagi in un giorno per la Basilicata: sono 74 i nuovi casi di coronavirus segnalati dalla task force regionale su un totale di 1.116 tamponi analizzati ieri, quando si erano riscontrati 37 casi di positività. Boom di contagi nelle ultime 24 ore in Calabria. I positivi sono cresciti di 102 unità contro i 39 di ieri. Scendon9 invece da 203 a 178 i nuovi positivi in Abruzzo.

 

Intanto con un blitz alla Conferenza delle regioni il Commissario Arcuri spiazza tutti attaccando di petto i Governatori sui letti in terapia intensiva.

 

«In questi mesi alle Regioni abbiamo inviato 3.059 ventilatori polmonari per le terapie intensive, 1.429 per le subintensive. Prima del Covid le terapie intensive erano 5.179 e ora ne risultano attive 6.628 ma, in base ai dispositivi forniti, dovevamo averne altre 1.600 che sono già nelle disponibilità delle singole regioni ma non sono ancora attive. Chiederei alle regioni di attivarle». Così, secondo quanto si apprende, il commissario per l’Emergenza, Domenico Arcuri, al termine della Stato-Regioni. «Abbiamo altri 1.500 ventilatori disponibili, ma prima di distribuirli vorremmo vedere attivati i 1.600 posti letto di terapia intensiva per cui abbiamo già inviato i ventilatori».

E proprio sulle terapie intensive un rapporto di Altems dell’Università Cattolica rivela che una Regione ha già esaurito i posti letto aggiuntivi creati per i malati Covid. È l’Abruzzo, che ha saturato il 150% dei posti letto aggiuntivi implementati. Si avvicinano, invece, alla saturazione della capacità massima aggiuntiva Piemonte (83%), Marche (67%), Campania (66%), Toscana (65%) e Sardegna (63%). Le altre Regioni non presentano ad oggi particolari criticità, con tassi di saturazione lontani dal valore massimo. Le Ti, al momento, dunque, tengono grazie all’aumento dei posti letto, ma non è però aumentato il numero degli anestesisti. Analizzando il tasso di saturazione dei Posti Letto di Terapia Intensiva sui nuovi posti letto attivati post DL 34/2020, le Regioni con il tasso di saturazione più alto sono: Valle d’Aosta, Sardegna, Liguria e Campania. In particolare, se si considera la dotazione di posti letto originaria, ovvero prima dei piani regionali di riorganizzazione della rete ospedaliera, il 30% dei posti letto di terapia intensiva in Valle D’Aosta, il 19,4% in Sardegna, il 19,3 in Liguria e il 18,2 Campania sono occupati da pazienti Covid-19. Le suddette percentuali scendono rispettivamente al 16,7%, 11,4%, 12,2% e 11,1% se si prende in considerazione la dotazione prevista in risposta al decreto 34/2020. Il tasso di saturazione medio calcolato sull’intera penisola è del 10,5% se si considera la dotazione pre DL 34 e del 6,4% se, invece, si considerano i nuovi posti letto di TI, in aumento.

Per quanto riguarda poi l’incremento del tasso di saturazione dei posti letto di terapia intensiva rispetto all’aggiornamento della settimana precedente, le percentuali più alte si registrano in Valle d’Aosta (+11,1%), Abruzzo (+4,8%) e Lazio (+4,4%). Non risultano regioni con decremento del numero di ricoverati in TI. L’Abruzzo, che ha saturato il 150% dei posti letto aggiuntivi effettivamente implementati, sta ora utilizzando i posti letto di terapia intensiva in dotazione strutturale per rispondere alle esigenze dei malati Covid -19.

«Dobbiamo considerare che le attuali dotazioni di terapia intensiva (e il relativo personale) devono essere sufficienti per i pazienti Covid ma anche per quelli non Covid. Non possiamo immaginare di dedicare nuovamente una risorsa critica dell’Ssn alla pandemia: questo era giustificabile nell’emergenza a marzo, ora non sarebbe giustificabile perché andrebbe a ledere il diritto alla tutela della salute e quindi il rispetto dei Livelli essenziali di assistenza per tutti i cittadini», sottolinea Americo Cicchetti, Ordinario di Organizzazione Aziendale presso la Facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

(La Stampa)

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