25 Aprile, 2024
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Roma, Accademia di Santa Cecilia, parata di star mondiali.

 E la ripartenza in sala cancella l’intervallo

Non rinuncia al sorriso Antonio Pappano, reduce dal successo dell’omaggio a Morricone di giovedì, nel presentare i 28 concerti sinfonici e i 22 concerti da camera che compongo la stagione dell’Accademia Santa Cecilia per il 20/21: “Una sfida in cui le difficoltà portate dalla pandemia ci hanno obbligato a rinnovarci, a essere creativi, grazie anche a un’orchestra e coro che ho ritrovato in ottima forma”. Pappano contribuisce con otto concerti, che come gli altri sono costruiti come in un gioco di abilità rispettando gli obblighi di sanificazione, ripensando organici e durate e modalità di esecuzione, preparandosi anche a cambiamenti dell’ultimo minuto.

Si parte il 16 ottobre con coro e orchestra impegnati nel Te Deum,

il radioso slancio mistico di Bruckner accostato al Canto della terra di Mahler, raccolta estrema di lieder, struggente addio alla vita che il compositore esitò a chiamare sinfonia. Soluzioni insolite nel secondo concerto di ottobre con Pappano immerso fra le sperimentazioni corali di Gabrieli, Vivaldi, Stravinskij e un Mozart effervescente affidato a Stefano Bollani.

Primo cambiamento in corsa già a novembre nel terzo appuntamento con Pappano, con la violinista Julia Fischer, artista in residenza dell’Accademia, che sostituisce Yuja Wang (fa il paio con l’annullamento dell’imminente data di tournée a Budapest). “Forse sarà l’ultima delle stagioni come le abbiamo conosciute o magari la prima di una nuova epoca”, chiosa il presidente Michele Dall’Ongaro sottolineando come le vaste architetture sinfoniche tardoromantiche cedano spesso il posto a concerti o sinfonie di Haydn, Mendelssohn, Mozart, Caikovskij, Schubert e tanto Rossini, compreso il ritorno di Chung con lo Stabat Mater.

 

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Accademia di Santa Cecilia, si riparte il 16 ottobre per un totale di 28 concerti sinfonici e 22 da camera

Nessuna sinfonia ma molti lieder di Mahler, accostati a Haydn e Beethoven in due serate a gennaio con Daniele Gatti e Markus Werba. Filo rosso beethoveniano raccolto da Gergiev, eccezione alla regola dell’anti-monumentalità a marzo con una Nona cui fa eco Pappano con l’oratorio Elias di Mendelssohn e la Passione Secondo Matteo di Bach, bella sfida per il coro guidato da Piero Monti.

Da non mancare la Quinta di Bruckner diretta da Herbert Blomstedt, e il debutto di Jaap van Zveden, oggi alla guida dei Filarmonici di New York: Quinta di Sostakovich e di Beethoven per lui, mentre la Quinta di Caikovskij va al finnico Saraste e la Quinta di Schubert a James Levine che — a sorpresa viste salute malferma e guai giudiziari — chiuderà la stagione a giugno.

A dicembre filotto Bychkov, Gardiner e Trevor Pinnock — con Bach — ma durante l’anno si parla molto italiano, sia dal podio, con Noseda che celebra Dante con Liszt e Adès, che fra i solisti, dal doppio Pollini a Beatrice Rana, da Carlo Rizzari a Luigi Piovano, con tante prime parti dell’orchestra a far compagnia nella stagione da camera ai ritorni di Sokolov, Lisiecki, Kavakos, Pires, Thibaudet. Spiccano fra le proposte cameristiche anche la maratona Beethoven dell’11 ottobre del pianista Saleem Ashkar, la serata Poulenc e la festa per Salvatore Accardo. Nuova musica e XX secolo sono affidati a Berio, Adès, Gubaidulina, Kancheli e John Adams (anche dal podio) e la Repression di Abudushalamu, prima assoluta del vincitore del concorso Berio.

Tanti i cambiamenti in sala: distanziamento, intervalli aboliti salvo che per i programmi corposi, obbligo di mascherine, controllo della temperatura, cambiamento della pianta imposta dalla riduzione dei posti (3600 per le tre serate di abbonamento). Immutati i prezzi ma per gli over 30 tariffe superscontate (info 06 8082058; santacecilia.org) dal 22 al via anche il cambio dei voucher. A sorpresa Pappano ha annunciato l’adesione al progetto Momentum, che tende a includere in alcuni concerti giovani artisti la cui attività e situazione economica sono state drammaticamente fermate dalla pandemia.

(La Repubblica)

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