23 Aprile, 2024
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Intercettazioni, Poniz: «Lasciamo per tutelare l’Anm. Tra toghe si può parlare di nomine, ma nessuno interferisca sul Csm»

Il presidente dimissionario dell’Anm: «Fin quando ai magistrati interessa più la carriera che il lavoro il problema c’è … serve uno sforzo diffuso di coraggio e di un’assunzione di responsabilità di tutti»

Luca Poniz, perché si è dimesso da presidente dell’Associazione nazionale magistrati?

«Non certo per responsabilità nella vicenda emersa dalle intercettazioni di Luca Palamara, perché non ne ho in alcun modo. Ma perché per affrontarla non ci sono più le condizioni».

Quali condizioni?

«Innanzitutto la coesione tra le componenti della giunta. A ciò si aggiunge la timida reazione di Unicost riguardo alle presunte conversazioni di magistrati anche della stessa quella corrente con Palamara che ci ha fatto capire come non ci siano più le condizioni né per un’azione politica piena, in linea con quanto detto e proposto nei mesi precedenti, nè per la questione morale.».

C’è chi vi accusa di non averlo fatto neanche prima. Non è così?

«No. Abbiamo chiesto e ottenuto le dimissioni di consiglieri Csm, e del procuratore generale di Cassazione. Certo non abbiamo potere legislativo, ma di proposta. E dopo le prime intercettazioni ne abbiamo fatte alcune importanti al ministro della Giustizia».

Ad esempio?

«Sulla riforma del Csm e sui meccanismi di elezione. Sugli incarichi apicali: nessuno dopo averlo ottenuto sembra essere disponibile a tornare a svolgere la funzione prima svolta, in linea con il modello di ’magistrati senza carriera’ disegnato dalla Costituzione. E appena nominato in certi ruoli apicali può addirittura concorrere a un altro».

Basta secondo lei per correggere il quadro che emerge dalle intercettazioni, di una pletora di magistrati raccomandati?

«Fin quando a molti magistrati sembra interessare prevalentemente la carriera, vista più come appagamento di ambizione che nella logica del servizio, il problema c’è. Questo l’ho detto dall’inizio del mio mandato. Ma per questo serve uno sforzo diffuso di coraggio e un’assunzione di responsabilità collettiva».

Claudio Martelli pensa che invece serva sciogliere l’Anm. Non è così?

«L’unico che riuscì a ottenerlo fu il regime fascista. Queste smemoratezze sono pericolose. Noi ci siamo dimessi anche per tutelare l’Anm, che non rischia nessuno scioglimento, anche se c’è chi lo vorrebbe».

C’è chi accusa la magistratura di chiedere indipendenza dal potere politico, ma poi di rivolgersi ad esso per appoggi. Si possono evitare commistioni improprie?

«Il rapporto con la politica è già disegnato nelle regole di composizione del Csm quanto al rapporto tra componente togata e laica. La relazione dovrebbe esaurirsi lì. Due magistrati possono certamente vedersi a cena e magari continuare a confrontarsi su nomine, certo non può avere voce una persona esterna al Csm. Si discute molto dei togati, ma non ci si preoccupa che negli anni la stessa componente laica ha non di rado espresso candidati molto più vicini alla politica attiva di quanto fosse in passato. Quanto alla crisi dello scorso anno, evidenzio che il presidente della Repubblica ha indicato con nettezza il percorso per il ripristino della legalità».

In queste ore alcuni criticano un mancato intervento del capo dello Stato.

«L’equilibrio e la saggezza istituzionale mostrata sempre dal Presidente sono rassicuranti per tutti. Trovo sempre irrispettoso del ruolo del Presidente suggerirgli un intervento, o peggio la linea di esso».

C’è una intercettazione al centro delle polemiche del centrodestra, nella quale si parla di un intervento politico della magistratura contro Matteo Salvini, utilizzando l’incriminazione per sequestro di persona nei confronti dei migranti. Cosa ne pensa?

«Quando avremo conoscenza completa di quella conversazione e delle altre potremo parlare meglio e a lungo. Noi abbiamo chiesto quelle chat e i colloqui intercettati, ancora prima che venissero pubblicate sui giornali, ma non ce li hanno purtroppo ancora mandati».

A quale titolo li avete chiesti?

«Come Anm siamo una potenziale parte lesa. Mi chiedo a quale titolo processuale l’abbiano avuta i giornalisti prima di noi».

Lunedì si riunisce di nuovo il comitato direttivo. Potreste ritirare le dimissioni?

«No. Siamo indisponibili a qualsiasi nuova giunta politica. La nostra era già in prorogatio: le elezioni erano state rinviate a causa del Covid. Da quando siamo stati eletti 4 anni fa sembra passato un secolo. Serve chiarezza, spiegare ai magistrati cosa si vuole fare, e avere da loro un mandato forte. Che noi oggi non abbiamo più».

(Corriere della Sera)

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