25 Aprile, 2024
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Road to Venezia 76 – 11 IL COLORE NASCOSTO DELLE COSE Silvio Soldini

di Marco Feole

Il film è stato presentato, fuori concorso, alla 74ima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Veneziae uscito in sala l’8 settembre 2017. Silvio Soldini torna a maneggiare un tema che lui conosce bene, dopo il suo documentario “Per altri occhi” di qualche anno fa, in cui si immergeva nel mondo dei non vedenti e ne seguiva alcuni di loro nella vita di tutti i giorni, per poi concentrarsi su lo scultore italiano non vedente, Felice Tagliaferri.

Qui c’è Teo, un creativo, che lavora in un’agenzia pubblicitaria. Ha un rapporto con Greta, ma esiste anche un’altra donna capace di attirare le sue attenzioni. Emma, una ragazza che ha perso la vista in giovane età, un matrimonio alle spalle e che riesce a cambiare in lui il suo modo di rapportarsi con l’altro sesso.

Il ruolo del non vedente al Cinema di certo non è una novità, ma lo è nel modo in cui Soldini ce lo porta. Se fino a qualche anno fa si era rilegati a ruoli sempre uguali, come magari la persona saggia che “vede” cose che gli altri non vedono, oppure il più delle volte anche il personaggio per il quale provare semplicemente pietà, il lavoro di Soldini cambia tutto ciò, mettendo al centro della scena l’interazione tra una non vedente e una ipovedente nel mondo. Nello stesso identico mondo in cui viviamo tutti.

Il film oltre l’estrema sensibilità del regista, mette anche a favore del racconto scelte registiche molto interessanti come l’inizio al buio, ad esempio. In seguito ad un’esperienza che Teo e i suoi amici faranno, in cui si viene guidati in un percorso privo di qualsiasi fonte di luce, suggerendo l’utilizzo degli altri sensi. E chi ti “porta” in questo viaggio è proprio una persona non vedente. Una situazione capovolta, in cui chi di solito vede ha bisogno stavolta di aiuto.

Il nodo del racconto, e la scelta di sceneggiatura (scritta con Doriana Leondeff e Davide Lantieri) di questa scena, saranno poi fondamentali. Ma la sensibilità di Soldini la si noterà ancora nel corso del film, dietro proprio a scene apparentemente secondarie, ma che nascondono in maniera nemmeno troppo velata significati e spunti di riflessione.

Il regista italiano, ancora una volta, si dimostra capace di cogliere con pochi elementi, la complessità di molteplici condizioni esistenziali. Il tentativo di raccontare un personaggio non vedente e la sua relazione con se stesso e con il mondo, senza cadere però in stereotipi e compassione è pienamente riuscito.

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