22 Dicembre, 2025
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ll fantasma del Natale passato

Riceviamo e pubblichiamo

Si festeggiava il 25.
Eravamo una quindicina, famiglia numerosa e improbabile. Il disegno divino che ci faceva discendere tutti dallo stesso ramo genealogico era degno dei casting del grande fratello: mancava solo il prete e la trans, ma solo perché non erano stati invitati i cugini di terzo e quarto grado.
Il pezzo forte del menu era l’unto. Mia nonna incastonava ogni portata in uno strato di olio e margarina (burro no, il burro è grasso) talmente spesso da far sembrare ogni piatto un fossile d’ambra, a volte l’ambra conteneva una coscia d’agnello, a volte delle patate. Quando noi nipoti attente alla linea ci lamentavamo, lei negava: “ma quale olio? Non vedete che quella è l’acqua che butta la carne?”.
Se il cibo lasciava a desiderare lo stesso non si può dire della conversazione o meglio delle decine di conversazioni aperte e mai chiuse che rimbalzavano da una parte all’altra del tavolo, senza soluzione di continuità. Una repubblica di voci. Tutti rispondevano a tutti, nessuno ascoltava, qualcuno rideva e poi si cantava.

di Enrica Tesio

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