Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani osserva con allarme l’accelerazione dei reati violenti commessi da minorenni in Italia, secondo gli ultimi riscontri statistici.
Pur in presenza di un trend complessivo favorevole, come dimostrano la diminuzione del 33 % degli omicidi volontari tra il 2015 e il 2024, e una tendenza al ribasso anche nel solo ultimo anno (‑6 %), emerge con forza una svolta inquietante: nel 2024, la quota di omicidi attribuibili ad autori minorenni ha quasi triplicato, passando dal 4 % del 2023 all’11 % (ansa.it, agi.it). Parallelamente, le vittime sotto i 18 anni sono salite dal 4 % al 7 % (ansa.it, agi.it). Alcune fonti segnalano addirittura un incremento di oltre il 150 % in valore assoluto del numero degli omicidi minorili (quotidiano.net).
Questi dati, pur evidenziando un’Italia ancora fra i Paesi più sicuri d’Europa, mostrano come la violenza giovanile stia evolvendo in una direzione preoccupante. Si tratta di segnali da interpretare con profondità, non da amplificare con posizioni semplicistiche. A ciò si aggiunge l’incremento generalizzato dei reati a danno dei minori: nel 2023 sono stati registrati quasi 7.000 reati contro minori, circa 19 al giorno, con un aumento del 34 % nell’ultimo decennio e dell’89 % rispetto al 2006 (ansa.it). Inoltre, solo nella prima metà del 2024, i reati contro minori sono cresciuti del 10 %, con particolari incrementi in ambiti come maltrattamenti familiari e abuso di mezzi di correzione (ansa.it).
Di fronte a questo quadro, il CNDDU ritiene gravissimo che, in molti licei e istituti, non siano presenti docenti con competenze giuridiche ed economiche né percorsi didattici strutturati su tali discipline. Questa carenza priva gli studenti di strumenti fondamentali per decodificare la complessità normativa, economica e sociale, lasciandoli vulnerabili a narrazioni semplificate o irriflesse, spesso veicolate dai social senza mediazione critica.
Tali numeri, sebbene debbano essere letti con cautela scientifica, impongono una riflessione: la scuola non può limitarsi a osservare, ma deve diventare luogo di decostruzione critica delle dinamiche che alimentano la violenza. L’aumento del 150% degli omicidi commessi da minori e il costante incremento dei reati contro i più giovani mostrano quanto sia fragile la capacità educativa dei contesti tradizionali, spesso sovrastati da modelli culturali provenienti dai social. Il dato del +34% di reati sui minori nell’ultimo decennio non è solo una statistica, ma la conferma che l’emergenza riguarda la qualità delle relazioni educative.
È necessario costruire percorsi scolastici in cui il diritto diventi linguaggio quotidiano, strumento di riflessione etica e pratica di cittadinanza. La cultura giuridica, intrecciata alle competenze psicologiche e pedagogiche, può restituire significato alla legalità come valore esistenziale, non come imposizione punitiva. La vera risposta al disagio che si traduce in violenza non è il controllo, ma la formazione alla responsabilità.
Per questo il CNDDU riformula con forza il proprio appello al Ministro dell’Istruzione e del Merito: è urgente potenziare in tutti gli ordini di scuola lo studio del diritto e dell’economia con modalità innovative e interdisciplinari, affidate a docenti qualificati, e integrate mediante collaborazioni con psicologi, pedagogisti ed esperti digitali. La scuola deve farsi laboratorio vivente di legalità, non mera cassa di risonanza di emergenze.
Il CNDDU ribadisce che solo una scuola consapevole, interdisciplinare, attrezzata culturalmente e dotata di figure competenti potrà sostenere i giovani nella complessità del nostro tempo e contrastare l’escalation della violenza minorile rendendo la convivenza civile più forte, responsabile e inclusiva.
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU


