La leggenda del Pastore e della Tessitrice
Tra le pieghe del cielo e i sussurri dell’antichità, vive una delle storie più poetiche e struggenti della tradizione cinese: la leggenda di Niu Lang e Zhi Nü, il Pastore delle stelle, identificato con Altair, la stella più luminosa della costellazione dell’Aquila, e la Ragazza tessitrice, che brilla come Vega, la stella più luminosa della costellazione della Lira. Un mito che ha attraversato i secoli e i confini, incantando l’intero Estremo Oriente, dalla Cina al Giappone, dalla Corea al Vietnam.
La luminosa Vega e la brillante Altair, insieme a Deneb, la stella più luminosa del Cigno, formano il celebre Triangolo Estivo, visibile nella Via Lattea: un simbolo eterno del loro amore diviso e della loro speranza di ricongiungersi.
La prima eco di questa leggenda risale a oltre 2600 anni fa, in una poesia dello Shijing (Il libro delle poesie), una delle più antiche raccolte poetiche della Cina. Da allora, la storia ha continuato a vivere, tramandata di generazione in generazione, come un filo d’oro che cuce insieme il tempo e il cuore degli uomini.
La loro storia è malinconica e magica: due amanti celesti separati dal fiume di stelle della Via Lattea, condannati a vedersi solo una volta all’anno. Ma quella notte, la settima del settimo mese lunare, è diventata una celebrazione dell’amore eterno: in Cina, si festeggia il Qixi, il San Valentino cinese, che nel 2025 cadrà il 29 agosto; in Giappone, la leggenda ha dato vita al Tanabata, dove si scrivono desideri su strisce di carta colorata; in Corea, si celebra il Chilseok, con rituali dedicati alla pioggia e alla memoria e in Vietnam, prende il nome di Thất Tịch, e si accompagna a tradizioni romantiche e spirituali.
In questo giorno speciale, milioni di occhi si alzano al cielo, cercando Vega e Altair che brillano l’uno di fronte all’altra, divisi dalla Via Lattea ma uniti dal desiderio. È un momento in cui il cielo stesso sembra sospirare, e le stelle raccontano, in silenzio, la storia di un amore che non conosce confini.
L’amore: il dono del bue parlante
Niu Lang era un giovane pastore dal cuore puro, gentile e silenzioso come l’alba sulle colline. Viveva ai margini del mondo, lontano dagli affetti, cacciato dalla casa paterna da un fratellastro crudele. L’unico legame rimasto con il suo passato era un vecchio bue parlante, creatura misteriosa e celeste, punita dagli dèi e condannata a vivere in forma animale. Ma in quella solitudine, tra i pascoli e il vento, nacque un’amicizia profonda e sacra.
Il bue, custode di saggezza, non era solo un compagno: il bue era un mentore, un custode di segreti antichi, che Niu Lang aveva salvato dalle crudeltà di ragazzi insensibili, incapaci di vedere la luce che brillava negli occhi dell’animale. Da quel giorno, il bue gli donò consigli saggi come rugiada al mattino, e insegnamenti che profumavano di eternità. Gli mostrò come intagliare flauti dalle canne del fiume, e come farli cantare melodie che sembravano sussurri delle stelle. Gli parlò della bellezza nascosta nel mondo, e di come la musica potesse consolare anche il cuore più spezzato. Gli fece una promessa: quando sarebbe morto, la sua pelle avrebbe esaudito un desiderio, qualunque fosse stato: un dono raro, da usare con il cuore e non con la mente.
Un giorno, mentre il sole si piegava verso l’orizzonte e il lago vicino al pascolo brillava come uno specchio d’argento, il bue si avvicinò al giovane e gli svelò un segreto che sembrava uscito da un sogno:
“Questa sera,” disse con voce che sembrava vento tra le foglie, “sette fate scenderanno dal cielo per bagnarsi nel lago. Creature divine, tessitrici di nuvole e di luce, e tra loro vi sarà colei che cambierà il tuo destino.”
Era l’inizio di un incontro che avrebbe intrecciato il filo del destino con quello delle stelle. Un momento sospeso tra terra e cielo, dove il cuore di un pastore e il canto di un flauto avrebbero aperto le porte all’amore più struggente della mitologia orientale.
Una ninfa dagli abiti color dell’alba e del tramonto
Spinto dalla curiosità, ma soprattutto da un fremito che non sapeva spiegare, Niu Lang si avvicinò al lago, dove la notte sembrava trattenere il respiro. Tra le ninfe discese dal cielo, creature di luce e grazia, il suo sguardo si posò su una figura che sembrava scolpita nel sogno: Zhi Nü, figlia della Regina del Cielo, tessitrice divina di nuvole e tramonti. Era lei che sedeva ogni giorno accanto al suo telaio celeste, dove intrecciava i fili dell’universo con dita leggere come il vento. I suoi arazzi erano miraggi di luce, tessuti con i colori dell’alba, le sfumature del crepuscolo, le lacrime delle stelle e il respiro della rugiada. Persino il vento, eterno viandante, si fermava talvolta nel suo correre per ammirare i suoi capolavori sospesi nel cielo.
Quella notte, sotto la luce incantata della Luna, Zhi Nü aveva deposto i suoi abiti ai bordi dell’acqua, vesti eteree, tessute da lei stessa con la luce delle stelle e il profumo dell’aurora, con i colori dell’alba e del tramonto, fatti di gocce di rugiada e della luce delle stelle. Nuda, si immerse nelle acque limpide e silenziose, che sembravano accogliere il suo corpo come un tempio sacro. La superficie del lago tremolava di magia, e ogni goccia sembrava cantare. Niu Lang, rapito da quella visione, sentì il cuore battere come mai prima. I suoi occhi si persero nei capelli neri come la notte, nella pelle candida come la neve, nelle curve dolci come colline al tramonto. Un’esclamazione sfuggì dalle sue labbra, tradendo la sua presenza.
Zhi Nü si voltò di scatto, sorpresa e inizialmente turbata da quella violazione della sua intimità. Ma qualcosa nel giovane pastore la disarmò e si fermò mentre le altre fate volavano via lontano. Era stata la tenerezza con cui il giovane pastore cercava di scusarsi, la luce innocente nei suoi occhi, la delicatezza con cui le porgeva i suoi abiti, raccolti da terra come petali caduti. I suoi gesti erano timidi come il primo raggio di sole, e le sue parole tremavano come foglie al vento. Così, senza volerlo, il cuore della ninfa si aprì, come un fiore che sboccia al tocco della primavera. Tra cielo e terra, tra acqua e luce, tra notte e stelle nacque un amore che avrebbe sfidato gli dèi e il tempo.
L’amore rubato al cielo: la nascita del Fiume d’Argento
I giorni scorrevano come petali nel vento, e Niu Lang e Zhi Nü si ritrovavano sempre lì, ai bordi del lago incantato, dove l’acqua rifletteva i sogni e le stelle sembravano ascoltare. Ogni incontro era un battito d’eternità, ogni sguardo un filo che tesseva il destino. Così, come accade nei racconti che il cielo stesso conserva gelosamente, si innamorarono profondamente, di un amore ardente, con la forza di chi sfida l’ordine divino.
Decisero di sposarsi in segreto, lontano dagli occhi degli dèi. Zhi Nü, con le sue mani divine, tessé un abito rosso come i tramonti estivi, infuocato come il desiderio che li univa. Il loro amore generò due figli splendidi, creature di luce e grazia, che portavano nei sorrisi il riflesso della madre.
Ma nulla sfugge agli occhi degli immortali. La Regina del Cielo, madre di Zhi Nü, scoprì la fuga della figlia e la cercò per mesi e anni, scrutando le nuvole e interrogando le stelle. Quando finalmente trovò il rifugio d’amore dove la famiglia viveva, la sua furia fu come tempesta cosmica. Con voce che faceva tremare le montagne, strappò Zhi Nü al suo mondo terreno, riportandola nel regno celeste. Perché tra ninfe e mortali, così dicevano le leggi del cielo, non poteva esserci unione.
Niu Lang, devastato dalla perdita, ricordò la promessa del suo vecchio bue celeste. Cercò la pelle magica, la indossò, e con i suoi figli volò verso il cielo, spinto da un amore che sfidava ogni confine. Il suo cuore batteva come tamburi di guerra, e le stelle sembravano aprirsi al suo passaggio.
Ma la Regina del Cielo, vedendolo avvicinarsi, estrasse una spilla d’oro dal suo diadema e, con gesto solenne e crudele, pungendo il cielo, tracciò un solco luminoso tra i due amanti. Da quel gesto nacque il Fiume d’Argento, il grande fiume celeste che i Cinesi chiamano Yín Hé, e che in Occidente conosciamo come la Via Lattea. Un fiume fragoroso e infinito, un confine di luce che nessun desiderio poteva più attraversare.
Niu Lang fu lasciato su una riva, Zhi Nü sull’altra e il cielo, da quel giorno, non fu più lo stesso. Due nuove stelle brillanti sembravano piangere, Vega e Altair, una di fronte all’altra, divise dal fiume bianco che le separa, ma unite da un amore che neppure gli dèi e le loro leggi avevano potuto spegnere.
Per leggere la seconda ed ultima parte
Riccardo Agresti


