30 Dicembre, 2025
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Quando il mezzogiorno cammina (e la mezzanotte barcolla)

La Terra

Se potessimo osservare la Terra dallo spazio, la vedremmo come un grande corpo che ruota lentamente nello spazio.

Per semplicità, pur sapendo che il nostro pianeta è un geoide e non una sfera (e tantomeno è piatta), immaginiamola come una sfera perfetta con un raggio di circa 6 371 chilometri. In questa approssimazione, la sua circonferenza massima, quella dell’Equatore, misura poco più di 40 000 chilometri.

La Terra compie una rotazione completa su se stessa in circa 24 ore. Questo significa che, mentre noi restiamo fermi al suolo, ruotiamo insieme al nostro pianeta, che porta con sé una serie di linee immaginarie che vanno dal Polo Nord al Polo Sud. Sono i meridiani: grandi semicerchi immaginari che avvolgono la Terra come le linee di giganteschi spicchi d’arancia. Ogni luogo del pianeta si trova su uno di questi meridiani, e ciascuno di essi passa, a turno, sotto il Sole durante il giorno.

 

Quando è mezzogiorno

In un certo luogo il mezzogiorno locale (o mezzogiorno solare vero) è proprio l’istante in cui il Sole vede passare sotto di sé il meridiano di quel luogo. In quel momento le ombre sono le più corte della giornata, perché il Sole ha raggiunto il punto più alto nel cielo, rivolto a sud (se parliamo dei luoghi a nord del Tropico del Cancro). È chiaro che il Sole non può trovarsi nello stesso istante esattamente sopra città diverse che non siano sullo stesso meridiano: mentre un meridiano è allineato con il Sole, quello immediatamente a est lo ha già superato, e quello a ovest deve ancora arrivarci.

 

Se consideriamo 360 meridiani, distanti 1° uno dall’altro, è facile comprendere che trascorrono 4 minuti di tempo fra il passaggio del Sole da un meridiano al successivo. In questa ipotesi, all’Equatore, i 360 meridiani sono equidistanti; se calcoliamo la distanza fra due consecutivi, troviamo che è di circa 111,3 chilometri. Quindi il mezzogiorno solare, che percorre questa distanza in 4 minuti, sembra “camminare”, avanzando di quasi 28 chilometri al minuto.

Spostandosi dall’Equatore verso i poli, i meridiani si avvicinano tra loro e la loro distanza diminuisce con la latitudine (fino a convergere tutti ai poli da dove partono), perché i paralleli diventano circonferenze sempre più piccole, il cui raggio diminuisce in proporzione al coseno della latitudine.

 

A Roma, che si trova a circa 41,9° di latitudine nord, la distanza fra due dei 360 meridiani misura circa 83 chilometri, che scorrono sotto il Sole in 4 minuti, cioè alla velocità di circa 21 chilometri al minuto. In pratica, a Roma (e in generale in Italia, dove la variazione da nord a sud è modesta), a mezzogiorno basta spostarsi di poco più di una ventina di chilometri verso est perché il Sole abbia già superato il suo punto più alto da circa un minuto; alla stessa distanza, verso ovest, deve ancora arrivarci. È come se il tempo scivolasse lungo la città seguendo l’orientamento dei suoi meridiani invisibili.

 

Fermare l’ora

Allora, se volessimo vivere un eterno mezzogiorno, basterebbe correre verso ovest alla velocità calcolata, lungo il parallelo. In questo modo, mentre il pianeta continua il suo movimento, noi ci manterremmo sempre nella stessa posizione rispetto al Sole, inseguendolo e vedendolo sempre al culmine, come se il tempo si fosse fermato in un eterno mezzogiorno.

 

Alle 12.00 non è mezzogiorno

L’Italia, nel suo insieme, si estende per circa 12 gradi di longitudine, cioè dodici dei 360 meridiani, dal suo estremo occidentale a quello orientale. Ne deriva una differenza di quasi 48 minuti di tempo solare tra un capo e l’altro. Cioè: se nell’estremo oriente italiano il Sole è già ben oltre il mezzogiorno, in quello occidentale deve ancora raggiungerlo, anche se gli orologi raccontano un’altra storia.

In effetti, per evitare che ogni città viva con un proprio orario, si è scelto di adottare una convenzione comune: i fusi orari. La Terra è stata divisa idealmente in 24 settori larghi 15 gradi di longitudine, con varie eccezioni politiche, ciascuno costruito attorno a un meridiano centrale. L’Italia adotta il fuso dell’Europa centrale, centrato sul meridiano dei 15° est, un’ora avanti rispetto al tempo medio di Greenwich, e tutti gli orologi del Paese vengono regolati su quello, indipendentemente dal Sole reale.

La linea del 15° meridiano est non passa per grandi città italiane, ma vale la pena ricordare che una cittadina attraversata quasi esattamente da questa longitudine è Mirabella Eclano (Avellino, Campania), comune irpino che si trova tra il bacino del Calore e la valle dell’Ufita. Un altro luogo noto in Italia dove il meridiano di 15° est è celebrato è Termoli (Molise): qui il 15° meridiano e il 42° parallelo nord si incrociano, e una piccola meridiana monumentale segna proprio quel punto geografico.

L’Etna si trova quasi esattamente sul meridiano dei 15° est, solo di pochi primi di longitudine a est di quella linea ideale: una differenza che si traduce in qualche decina di secondi di anticipo del mezzogiorno solare rispetto al tempo del fuso. Un’inezia impercettibile nella vita quotidiana, tanto più che civilmente i giorni durano tutti esattamente 24 ore, mentre, a causa dell’orbita ellittica e della variazione della velocità della Terra lungo la sua orbita, il giorno solare vero non ha sempre la stessa durata.

Si comprende quindi che il mezzogiorno civile non coincide quasi mai con il passaggio del Sole sul nostro meridiano, e lo stesso vale per tutte le altre ore, compresa la mezzanotte.

 

Mezzanotte

Dal punto di vista astronomico, la mezzanotte solare è l’istante opposto al mezzogiorno, quando il Sole si trova sopra l’antimeridiano, ovvero il prolungamento del meridiano del luogo, dalla parte opposta della Terra, sotto i nostri piedi, nascosto dall’intera massa del pianeta.

Qui arriva il paradosso più divertente. Quando, la notte di Capodanno, parte il solenne conto alla rovescia, stiamo celebrando un istante puramente convenzionale. In quel momento, con ogni probabilità, il Sole potrebbe trovarsi spostato verso est o verso ovest rispetto all’antimeridiano, del tutto indifferente ai nostri brindisi. Ad esempio a Roma, il 31 dicembre, la mezzanotte locale cade ben 12 minuti dopo la mezzanotte civile, ma in Spagna la mezzanotte arriva in ritardo di circa un’ora e mezza!

Ora, è vero che, astronomicamente parlando, il nostro “Capodanno” non coincide con nessun evento celeste particolare: né afelio né perielio, né equinozio né solstizio. È solo un momento derivato da una lunga tradizione storica. Ma al di là di questo, forse è meglio così. Se dovessimo aspettare la vera mezzanotte solare, ognuno dovrebbe festeggiare in un momento diverso, con fuochi d’artificio che si inseguono lungo i meridiani e spumante stappato come in una gigantesca ola planetaria. Meglio allora affidarsi all’orologio, accettare questa piccola bugia collettiva e ritrovarci, festeggiare e brindare tutti insieme, anche se il Sole, sotto di noi, non è esattamente dove crediamo.

Così, la prossima volta che a mezzanotte alzeremo i calici, potremo farlo con una consapevolezza in più: stiamo brindando a un numero scritto su un orologio, non a un allineamento cosmico. Il Sole, sotto di noi, starà seguendo con indifferenza la sua traiettoria, leggermente in ritardo o in anticipo rispetto alla nostra festa. Lui continuerà a fare il suo mestiere con precisione astronomica. Noi, nel frattempo, possiamo dedicarci a qualcosa di altrettanto importante: contare da dieci a zero, sbagliare l’ultimo secondo e brindare comunque.

 

Riccardo Agresti

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