27 Dicembre, 2025
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PD Lazio. Il disastro della destra sulle liste d’attesa

Il candidato della destra Francesco Rocca, in campagna elettorale annunciava in pompa magna che avrebbe risolto il problema delle liste d’attesa entro 12 mesi, azzerandole. Diventato poi presidente, di mesi ne sono passati quasi 36 e le liste d’attesa non solo non sono state azzerate come prometteva, sono addirittura peggiorate. E più che del “governo delle prestazioni”, come sempre dichiarava in campagna elettorale, la destra che rappresenta e lo sostiene sembra essersi appropriata solo delle poltrone.

In un’inchiesta fatta da Report e da un lavoro giornalistico portato avanti dal Fatto Quotidiano, è fuoriuscito che i dati vengono manipolati e perfino nascosti per evitare di indebolire politicamente Rocca e la maggioranza che lo sostiene. Come riportato, se un paziente, magari anziano, accetta un appuntamento ad esempio in un altro capoluogo regionale, la prestazione viene registrata come erogata nei tempi previsti. Se il paziente rifiuta perché impossibilitato per motivi vari e accetta un altro appuntamento mesi più tardi quell’attesa non viene conteggiata. Così quel sistema che Rocca rivendica essere “al 96% puntuale” copre solo il 12% effettivo dei casi, con il restante 88% che sparisce dalle statistiche.

Il ministero non ha divulgato questi dati dopo che il direttore della sanità del Lazio Andrea Urbani, braccio destro sanitario di Rocca, si è opposto alla pubblicazione. E dei dati reali sono scomparse le tracce.

Lo conferma anche un servizio di Report, andato in onda lo scorso 24 novembre, con tanto di intervista a Rocca, in cui la verità dei numeri è stata sviscerata proprio davanti a lui. Eppure il presidente nelle ultime settimane non ha fatto altro che autoelogiarsi, intestandosi straordinari risultati che nessuno ha visto e dandosi voti alti sulla gestione sanitaria regionale. I fatti lo smentiscono, basta chiedere ai cittadini. Inoltre, in quella stessa occasione, il presidente ha scelto di prendersela con i cittadini, dicendo che i cittadini chiedono di essere ricevuti nel comune o nella asl di appartenenza, o in una specifica struttura, per poi rifiutare in caso di mancanza di posto. Tuttavia chi rinuncia ad una prestazione non lo fa per “capriccio” e anche solo accennarlo è vergognoso. Chi rinuncia lo fa perché gli appuntamenti arrivano dopo mesi, a centinaia di chilometri di distanza tra l’altro. Attaccare i cittadini invece di prendersi le proprie responsabilità è semplicemente scandaloso. E la situazione delle liste d’attesa è ormai divenuta insostenibile per migliaia di cittadini.

La sanità pubblica non può essere ostaggio di opacità o di scelte politiche che penalizzano chi ha bisogno di cure. Per questo abbiamo manifestato il nostro dissenso davanti al Ministero della Salute. Questa Regione non può procedere a colpi di propaganda. È necessario pubblicare subito i dati disaggregati Agenas che il Ministero, a quanto si legge, richiede da mesi e che permetterebbero di vedere la realtà territorio per territorio. I cittadini hanno diritto di sapere quanto devono aspettare davvero, non quanto fa comodo raccontare nella narrazione social della Giunta. Rocca smetta di descrivere un Lazio immaginario e inizi a lavorare per ridurre concretamente le liste d’attesa, potenziare la sanità territoriale e assumere il personale che manca. La salute non è un’operazione di marketing: è la vita quotidiana delle persone. Servono trasparenza, chiarezza e rispetto per chi ogni giorno combatte con attese interminabili e difficoltà sempre maggiori nell’accedere alle cure.

Noi saremo sempre dalla parte della sanità pubblica, in difesa di un diritto fondamentale dei cittadini. La campagna elettorale è finita e ora bisognerebbe governare. Anche se dalle parti della destra questo concetto, dopo tre anni, non sembra essere ancora chiaro.

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