5 Dicembre, 2025
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I racconti di inizio settimana: Quando a Bracciano i centri commerciali erano naturali

 

Quel pomeriggio non avevo proprio voglia di studiare, eravamo nei primissimi giorni di novembre, l’anno scolastico era appena cominciato, avevo ancora molto tempo per fare le cose per bene. Decisi di scendere verso piazza IV Novembre, meglio conosciuta come Piazza del Comune, in compagnia di Bruna, il mio inseparabile amore di quegli anni. Iniziava una nuova settimana e quel giorno avevo l’urgente necessità di andare all’edicola della signora Lidia per acquistare l’ultimo numero del settimanale Ciao 2001, a metà degli anni ’70 era l’unica rivista di musica rock, la nostra grande passione. Proprio all’incrocio con via XX Settembre, fuori dal bar Sabazio, incontrammo un gruppo di persone che discutevano di calcio. I tifosi romanisti esaltavano il loro allenatore Nils Liedholm mentre quelli laziali ricordavano il loro Tommaso Maestrelli cui, qualche tempo prima, era stato diagnosticato un tumore.

Mentre i numerosi tifosi continuavano a discutere, alzando talmente la voce da costringere Nazareno a uscire dal suo negozio di abbigliamento dall’altra parte di via Principe di Napoli, ci dirigemmo verso il negozio di Baldassini, curioso di sapere se avesse iniziato a riparare il televisore, ritirato una settimana prima, a casa dei miei genitori. Prima di entrare nel suo laboratorio, ci immergemmo un attimo, solo per salutare Rita che ci rispose con il suo solito sorriso, in un caotico negozio dai mille colori, dove si potevano acquistare molti prodotti per la casa, ma soprattutto variopinti tipi di carta. La luce del negozio di Baldassini era accesa ma la porta era chiusa e allora, prendendoci per mano, decidemmo di proseguire per via xx settembre superando la Chiesa della Visitazione e le cassette piene di frutta e verdura che si trovavano ancora fuori dall’umida bottega di Menicuccia e Pietro.

Continuando a camminare lungo la via, intravedemmo, nella bottega successiva, Amedeo impegnato a rimettere a nuovo le scarpe dei propri clienti e dopo aver attraversato i piacevoli suoni e colori dei tanti animali domestici di Renato, mentre la mia cara amica aspettava fuori, entrai solo un momento nel negozio di fiori per chiedere a Silvana se il marito Franco avesse finito di riparare il paraurti dell’auto di mio padre: una Innocenti I 4 S che era stata, qualche giorno prima, tamponata in piazza 1° maggio 1945, quella che i braccianesi chiamavano, e alcuni ancora oggi chiamano, più comunemente, la rotatoria, da uno sbadato conducente. Nel negozio, leggermente stordito dai forti profumi, mi accorsi che non c’era nessuno, fuori c’era solo la figlia Sonia impegnata a parlare con Cesare, davanti al suo negozio di abbigliamento, dalla parte opposta della strada, poco prima del supermercato di Luigino.

Mentre, riprendendo per mano la mia amica Bruna, ci stavamo avvicinando a lei, mi accorsi che si univa a loro, tra i vestiti appesi fuori dal locale, il proprietario della pescheria che si trovava nell’adiacente piazzetta chiamata Largo Italia. Pensando che saremmo stati di troppo, feci un cenno a Bruna, e decisi di tirare dritto e di non chiedere più nulla. Proprio mentre stavamo passando davanti alla macelleria, non so per quale magico motivo, prendemmo insieme la decisione di fermarci un attimo per scambiarci un lungo e appassionato bacio, dimenticandoci di tutti ma attorniati dal cupo rumore dei colpi che Mechetto stava producendo mentre cercava di spezzettare la carne richiesta dai clienti.

Nel momento in cui Bruna staccò le sue labbra dalle mie, per prendere fiato, intravide da lontano Guglielmo, appena uscito con un cliente dalla sua bottega di “Vini e Olii”, mi avvisò prontamente e lo salutammo con l’identico gesto della mano, entrando poi nel bar di Cannella. Ci sedemmo, ordinando un aperitivo, l’ora era quella giusta. Sul frigorifero dei gelati mi accorsi che c’era una copia del quotidiano Paese Sera, appena alzata e sfogliata da Nicola, il proprietario della latteria che si trovava lì vicino, poco prima del supermercato di Salvatore, quasi di fronte all’ufficio postale.

Mi alzai e mi accorsi che si trattava ancora dell’edizione del mattino di lunedì 3 Novembre 1975. La prima pagina, a caratteri cubitali, annunciava la drammatica morte di Pier Paolo Pasolini, accompagnata da una foto in cui si vedeva il corpo del poeta a terra, in un campetto di periferia, probabilmente, scriveva il giornale romano, schiacciato dalla sua stessa auto, guidata da un ragazzo di vita. Si alzò anche Bruna, mi venne incontro, e senza guardare quella prima pagina, mi abbracciò con tenerezza, baciandomi solo su una guancia e compresi che era una notizia che conosceva già.

Lorenzo Avincola

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