5 Dicembre, 2025
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Riflessione ragionata su guerre, dazi e ripercussioni

Le guerre
Evito di riportare i “numeri” che le TV aggiornano ogni giorno su perdite umane, rovine e fame.
Ci troviamo in un vicolo cieco senza via d’uscita, o forse, senza la volontà di cercarla. Per alcuni le motivazioni sono pretestuose, per altri manca la volontà di risolvere.
Il dato di fatto è allarmante: si uccide senza pietà, calpestando ogni diritto, per la difesa di “alibi” vuoti e disumani. E il mondo sta a guardare, nonostante la Shoah della Seconda Guerra Mondiale, un orrore da cui non riesce a scagionarsi.
Da sempre la pace e la cura del creato sono obiettivi condivisi, eppure c’è chi sogna di realizzarsi con la violenza, la guerra e l’eliminazione dell’altro. Per costoro vale ancora la tesi di Plauto e Hobbes: “homo homini lupus” e leader come Netanyahu e Putin sembrano incarnare questo spirito.

I dazi
Il dazio, che risale all’antica Grecia e fu ereditato dai Romani, ha attraversato i secoli, utilizzato anche da potenze marittime come Venezia, Genova e Firenze. Con le scoperte geografiche, è servito ad accumulare oro e argento. Poi col liberismo di Adam Smith, ha avuto inizio il commercio globale. Dopo l’Unità, l’ Italia si è adeguata a questo sistema.
IL 24/10/1929, “il giovedì nero” (crollo Borsa New York) furono imposti dazi elevati che portarono a una crisi profonda. Il 30/10/1947 nacque il GATT, sostituito nel 1995 dall’OMC.
Il dazio, una misura per finanziare lo Stato, è tornato oggi al centro del dibattito.
In questo scenario si inserisce Donald Trump con la sua politica “America First”, che ridiscute tutti gli equilibri, aggravando la situazione con decisioni mutevoli e imprevedibili.
Per l’Italia un dazio del 15% comporterebbe una contrazione statunitense, anche a causa del dollaro svalutato, con ripercussioni su settori chiave come macchinari, farmaci, alimentari, bevande, auto, trasporto, manifattura, metalli, tessile, abbigliamento e chimica.
Si stimano perdite fino a 22,6 mld/€/anno e il ministro Giorgetti ha previsto un impatto negativo sul PIL di 0,5 punti nel 2026. Le regioni più a rischio sono: Sardegna, Molise e Sicilia, mentre Lombardia, Veneto ed Emila Romagna lo sono meno.

Le ripercussioni
A livello mondiale, le guerre e le politiche protezionistiche hanno accelerato la tendenza alla “deglobalizzazione”.
L’Europa è penalizzata dalla sua dipendenza energetica dalla Russia, dalla vicinanza ai conflitti e dalle divisioni interne tra i 27 Paesi membri.
L’Italia ne risente ancora di più per la mancanza di fonti proprie, per il suo forte tessuto manifatturiero e la sua vocazione all’export, il che mette a rischio migliaia di posti di lavoro.
La ripresa delle trattative di Pace è urgente ed irrinunciabile. “È tempo che la diplomazia e le coscienze diano il via immediato per fermare la violenza e costruire un futuro di Pace stabile”. Cessare le ostilità attraverso il negoziato serio e immediato come strumento fondamentale per la cessazione del conflitto.
Franco Marzo

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