5 Dicembre, 2025
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Partecipazione e bene comune

Prima dell’avvio del PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nei comuni, i fondi destinati alla realizzazione di opere pubbliche e alla fornitura dei servizi provenivano fondamentalmente dalle casse comunali e dai contributi che lo Stato versava attraverso il Fondo di solidarietà comunale. In quegli anni, la scarsa disponibilità finanziaria impediva la realizzazione di opere che nel migliore dei casi erano ferme da anni, in altri non erano neanche iniziate e rimanevano a livello di progetto. A livello locale, le rigide regole di bilancio impedivano quindi la messa in opera di infrastrutture che erano fondamentali per la modernizzazione delle città e dei piccoli centri che rappresentano l’ossatura del nostro Paese e ne sono la ricchezza. Con l’arrivo dei finanziamenti PNRR, la disponibilità di bilancio è stata tale che ha permesso la realizzazione di progetti che non potevano essere più rinviati, anche il comprensorio sabatino ha beneficiato di questa disponibilità e infatti si vedono cantieri aperti un po’ ovunque. Polemiche sulla scelta delle opere da realizzare ce ne sono state, era da tenere in conto, alcune forse pretestuose, altre invece potevano essere ascoltate. Quello che alcuni lamentano è la scarsa informazione che è stata data sulle opere da porre in essere, la mancanza di conoscenza dei criteri con cui sono state scelte. Insomma, ancora una volta il processo partecipativo non è stato favorito e questo è solo l’ultimo degli esempi in cui la voglia di conoscere e partecipare viene frustrata. E’ pur vero che i partiti politici e le associazioni dovrebbero svolgere una funzione fondamentale, sancita peraltro dalla Costituzione, quella di avvicinare i cittadini alle istituzioni e renderli partecipi, attraverso il voto, alla vita e alle scelte del paese. La scarsa partecipazione al voto dimostra però che la fiducia dei cittadini per gli strumenti partecipativi è ai minimi storici, e questo è molto grave per la democrazia. Oltre all’esempio citato sopra sulle opere realizzate o in fase di realizzazione con i fondi PNRR, ce n’è uno più recente in materia di controllo dei cittadini sul rispetto dei trattati internazionali in materia climatica, da parte dei singoli paesi. Lo scorso luglio la corte di cassazione si è pronunciata in un contenzioso in cui erano coinvolti Greenpeace, ReCommon e un gruppo di cittadini da una parte ed Eni, il ministero dell’Economia e delle Finanze e la Cassa depositi e prestiti dall’altra. Per la prima volta è possibile promuovere azioni civili fondate su obblighi internazionali, ovvero se una istituzione o una società non sono allineate su obiettivi legati ad accordi internazionali, associazioni di cittadini possono pretendere il rispetto di tali obiettivi. Questo pronunciamento è estremamente importante per materie legate alla mitigazione del cambiamento climatico, esiste ora un quadro normativo entro il quale i cittadini, attraverso un’azione legale, possono pretendere il rispetto degli obiettivi climatici previsti dai trattati internazionali.

Salvatore Scaglione

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