Si è svolta nel tardo pomeriggio del 12 giugno, presso la Biblioteca Comunale Bartolomea Orsini la partecipata presentazione del romanzo La notte della menta, ultimo lavoro della scrittrice e artista Marika Campeti, edito da Sette Chiavi – Passepartout.
Ha aperto l’incontro il saluto istituzionale di Giulia Sala, presidente del Consiglio Comunale e delegata alle Politiche di Genere e Pari Opportunità, che ha ringraziato l’autrice per l’impegno nel trattare il tema della violenza di genere attraverso la letteratura, intesa come spazio di consapevolezza e libertà, capace di dare voce alle donne e alle loro storie.
Sala ha inoltre ricordato l’attività del Centro Donna di Bracciano, situato al piano terra del Palazzo comunale, che durante tutto l’anno propone un calendario ricco di appuntamenti e iniziative di sensibilizzazione, ringraziando le donne che ne rendono possibile l’operatività.
Nel corso dell’incontro, il pubblico ha potuto immergersi nell’atmosfera sospesa di La notte della menta, un mini-thriller psicologico ambientato in una gelida notte d’inverno. La protagonista, Laura, si risveglia ferita e senza memoria in una scarpata nei pressi di Terracina. Il suo percorso di ricostruzione si snoda tra frammenti sensoriali, odori e interrogativi, fino a svelare una verità nascosta.
Il titolo allude al profumo intenso della menta, simbolo di memoria e resistenza, che diventa filo conduttore emotivo e chiave per riaprire ricordi dimenticati.
A rendere autentico e coinvolgente l’incontro è stato il dialogo con Barbara Busetto, che ha guidato l’autrice con domande mirate e profonde, accompagnando il pubblico alla scoperta del cuore narrativo e delle radici emotive dell’opera.
Le letture sceniche di Sonia Boffa hanno dato voce ai personaggi, restituendo con sensibilità l’atmosfera sospesa della vicenda, tra tensione, ricordi e fragilità.
“La notte della menta – ha raccontato Campeti – è nato in una notte fredda di dicembre, in un casale immerso nella campagna umbra. Il profumo intenso della menta ghiacciata mi ha riportato all’infanzia, a mia nonna, alla mentuccia che raccoglieva con le mani. Da lì, un ricordo ha aperto la strada alla scrittura. Scrivere, per me, è sempre stato un modo per conservare, per rielaborare, per sentire.”
Il libro si presenta come un’opera breve ma intensa, capace di accompagna il lettore in un viaggio sensoriale e interiore, dove il freddo diventa metafora del vuoto emotivo.
Si legge tutta d’un fiato, ma lascia un segno profondo: più che una storia, è un invito a ritrovare sé stessi attraverso la memoria, anche quando fa male.
Tra gli interventi, anche quello di Giovanni Furgiuele, presidente de L’agone nuovo, che ha posto l’attenzione sulla scarsa conoscenza dei servizi antiviolenza da parte dei giovani. Durante un recente incontro a Cerveteri, davanti a 200 studenti delle scuole superiori, nessuno era a conoscenza dell’esistenza dei due centri attivi sul territorio. Furgiuele ha evidenziato la necessità di rafforzare la comunicazione istituzionale e l’attività nelle scuole, sollecitando un maggiore impegno da parte della prefettura, dell’ASL RM4 e degli enti locali.
Ha inoltre ricordato il ruolo de L’agonenel promuovere cultura, formazione e aggregazione, con attenzione ai temi sociali, ambientali e all’innovazione.
Un appuntamento culturale denso di significato, che ha unito parole, memoria e ascolto, dove la letteratura incontra l’impegno civile e diventa strumento di riflessione e cambiamento.
Paola Forte