9 Luglio, 2025
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Che altro volete da questi ragazzi

Il fenomeno della migrazione dei nostri giovani verso altri paesi è in crescita, sempre di più le nostre menti migliori guardano oltre i confini nazionali per immaginare il proprio futuro, la propria realizzazione professionale, il proprio posto nella società. Viene investito denaro pubblico nella formazione, per la verità sempre meno, tenendo in piedi un sistema universitario ed enti pubblici di ricerca che producono brillanti ricercatori in tutti i campi e il Paese che fa? Crea le condizioni per perderli in una emorragia crescente, che nel tempo sta causando dei vuoti significativi nella manodopera altamente qualificata sempre più necessaria al sistema produttivo. Non perdiamo giovani laureati solo nelle discipline tecnico-scientifiche, come si sarebbe portati ad immaginare, ma anche nelle discipline più propriamente umanistiche, a significato che nonostante gli interventi non sempre migliorativi sul sistema della formazione di ogni ordine e grado, la qualità dei giovani che escono dalle nostre scuole, ancora regge il confronto con i coetanei di altri paesi. Le cause di tale fenomeno sono molte, e non solo di tipo economico, ma le conseguenze sono talmente chiare che alla definizione di fuga dei cervelli, la TRECCANI riporta la frase “questo fenomeno comporta danni ai Paesi di provenienza (in particolare, quelli economicamente più svantaggiati) che, dopo aver provveduto ai costi della formazione, si vedono privati delle risorse umane più qualificate.”

Che altro serve a chi amministra questo Paese per capire che questi giovani sono un bene prezioso, che lo scambio di conoscenze deve essere reciproco, è un bene che i nostri giovani vadano all’estero a studiare e lavorare, ma è altrettanto importante che giovani stranieri vengano in Italia. Devono essere create le condizioni perché ciò avvenga, e non solo dal punto di vista economico, ma anche favorendo la cultura dell’integrazione per cui nessuno si deve sentire straniero in un paese in cui studia, lavora e contribuisce alla ricchezza culturale ed economica della comunità in cui vive. 

Per il nostro Paese, le premesse per la creazione di tali condizioni di riequilibrio dello scambio culturale non sono certo delle migliori, nello scorso mese di marzo, i ministri  alla cultura di 12 paesi Ue hanno scritto una lettera al commissario europeo per l’innovazione (Ekaterina Zaharieva), nella quale si chiedeva di mettere in campo una strategia per rendere l’Unione Europea attrattiva per le menti più brillanti in fuga, con particolare riferimento agli Stati Uniti dove lo shock sul mondo della ricerca scientifica provocato dall’amministrazione Trump sta creando le condizioni per rendere il sistema Europa più attrattivo di quello americano. L’Italia non è tra i firmatari di quella lettera. Quali saranno i motivi? Se si domanda all’intelligenza artificiale questa risponde così: “Non è chiaro il motivo per cui l’Italia non abbia aderito, ma alcuni osservatori ritengono che si tratti di una mancata visione strategica o di una scarsa attenzione verso le opportunità offerte dalla mobilità scientifica”.

Salvatore Scaglione

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