Ti alzi una mattina di domenica e come tutte le mattine, come milioni di italiani, metti a bollire il caffè, prepari la tavola per la colazione, svegli i tuoi figli e accendi la TV scoprendoti a rabbrividire perché capisci che non è una mattina come le altre. E’ evidente dall’edizione straordinaria del TG, dalla faccia seria dei conduttori, degli intervistati illustri, da quel silenzio tra le parole che ascolti tra l’incredulità e l’indignazione.
Gli Stati Uniti hanno bombardato l’Iran.
Non ti soffermi sui commenti, non fai congetture sulle conseguenze geo politiche, non ti perdi nei massimi sistemi delle strategie internazionali. Pensieri in libertà vanno a migliaia di povera gente che morirà, soffrirà, perderà la sua casa, vivrà nella paura e nel disagio, patirà la fame. Quasi ti senti in colpa per la tua nutrita colazione che hai sul tavolo, l’abbondanza e la spensieratezza della tua domenica ti sembra un atto di crudele insensibilità.
Tirare via il lembo di quella tavola apparecchiata e buttare tutto a terra è un gesto istintivo di rabbia e impotenza. Guardando cocci e macchie di caffè dappertutto, sul pavimento, sul tavolo, capisci però che non è stato un gesto stupido e inutile; è il dissenso, il tuo modo per dire basta, urlato nella cucina di casa tua ai potenti del mondo.
Sorridi amaramente, da quale poltrona di potere si potrebbe sentire quel grido ‘basta guerre”. Eppure, se la disapprovazione di quella cucina diventasse il biasimo dell’intero palazzo, e poi come un virus quella di tutta la via, e poi del quartiere, poi della città e di casa in casa diventasse un frastuono di condanna, chissà che quel baccano non arrivi anche all’altezza di quelle poltrone e le faccia traballare.
Noi ci uniamo a quel gesto plateale di condanna, consapevoli che è un suono flebile tra i rumori di un mondo insensibile, ma certi che l’unione di suoni fiochi possa diventare un rumore più forte dei gesti scriteriati dei matti del mondo.
La Redazione


