Domenica scorsa, per l’intera giornata, nell’area di Torara i campionati italiani di tiro con l’arco a cavallo, allestita con bersagli e percorsi.
Organizzati dalla Fitetrec Ante, la Federazione Internazionale Turismo Equestre, la disciplina, associata a riconosciuta dal Coni, mette insieme l’equitazione e il tiro con l’arco, offrendo uno spettacola di grande intensità emozionale.
Diverse categorie, dagli junior ai senior, la disciplina è praticata dai ragazzi di 8/9 anni fino ad adulti over 60.
Cinque le squadre in gara, sotto l’attento giudizio dei giudici federali, un agonismo sano, leggero, un clima di competizione ma anche di profonda interazione tra i partecipanti.
Diverse e contrastanti tra loro sono le abilità richieste: rapidità di esecuzione, precisione, grande equilibrio e soprattutto una grande sintonia con il cavallo.
Affascinato dalla leggera sinuosità delle esecuzioni, che prevedono tiri al bersaglio con monta al passo, al trotto e al galoppo, ho perso la cognizione di un tempo piacevole, incorrotto dalle logiche di misurazione aspettando la fine delle gare per poter rivolgere qualche domanda a uno degli organizzatori, Valerio Magagnini del team Caino, di Canale.
“Il campionato italiano a tappe diffuse prevede le gare che si stanno svolgendo qui a Canale e un’altra gara a Merate, in provincia di Lecco; la sommatoria dei punteggi realizzati tra i due campi di gara eleggerà il campione italiano. L’arceria a cavallo è una disciplina antichissima, trae le sue origini dai samurai giapponesi, richiama le battaglie antiche, si sta gradualmente diffondendo a livello sportivo in diverse parti del mondo. A Canale abbiamo una squadra di una ventina di ragazzi di diverse età, dagli 8 ai 50 anni, e abbiamo due campioni italiani premiati al Coni dal presidente Malagò. Quella di oggi è la seconda tappa, ce ne saranno altre tre, la prossima sarà a Rieti e l’ultima, a luglio, la faremo sempre qui a Canale, al maneggio Caino.
E’ una disciplina che presuppone diverse abilità; alla base c’è l’attività equestre, occorre una padronanza e un ottimale controllo del cavallo per rimanere in equilibrio senza l’uso delle redini, in quanto entrambe le braccia sono impegnate con l’arco. Passo, trotto e galoppo vengono pertanto gestiti soltanto con l’uso delle gambe; il tiro con l’arco integra la disciplina equestre raffinando molto la concentrazione, assumendo un grande valore formativo. Il fatto, poi, che questa attività si pratichi all’aperto, immersi nella natura, credo che la renda una virtuosa pratica per chiunque, soprattutto per i giovani. Può essere praticata da chiunque e questo presupposto di non discriminazione assume anche un considerevole valore educativo.”
Ancora uno spunto per prendere in considerazione il fatto che per andare avanti, forse bisogna tornare al passato, al semplice, al rapporto sano tra uomo e uomo e tra uomo e cavallo.
Gianluca Di Pietrantonio