Artemisia Gentileschi è una delle maggiori pittrici del panorama italiano, figlia di un pittore, Orazio Gentileschi, si dimostra sin da subito molto abile nell’arte del dipingere tanto da cominciare a intervenire sugli stessi quadri del padre in età giovanile. Seguono le varie scuole dai pittori più illustri e cari amici del padre. Artemisia perde la madre all’età di dodici anni e oltre al dolore della perdita dovrà affrontare anche la responsabilità di allevare i fratelli essendo lei la maggiore.
Questo non le impedì di vivere una vita piuttosto romanzesca e movimentata dettata dai tanti viaggi e dai successi artistici. Durante il suo periodo di formazione venne allo studio del padre come maestro di prospettiva Agostino Tassi, un giovane sulla trentina descritto come fascinoso e carismatico che intratteneva rapporti con una certa Tuzia che abitava nel palazzo della Gentileschi da circa un anno. Il Tassi riuscì a violentare Artemisia proprio in casa sua ingannandola e dicendole che l’avrebbe sposata ma il Tassi era già sposato nonostante non fosse sicuro che la moglie fosse morta per poter veramente sposare Artemisia, questo disse a un testimone del processo per il quale verrà accusato di stupro dopo un periodo di silenzio che osservò Artemisia dopo l’accaduto.
Il processo ebbe molte tappe, al tempo non venivano esaminati molti reati di stupro specialmente se questi avvenivano dentro le mura domestiche e poi così Artemisia si sarebbe guadagnata più possibilità di sposare qualcuno o di essere risarcita con del denaro. Subì pertanto una visita ginecologica dove le levatrici confermarono che si era persa la verginità, la descrissero come una libertina, una donna di facili costumi, il circondario cominciò a mormorare. Alla fine il Tassi venne condannato ma uscì dal processo praticamente indenne, dovette decidere tra cinque anni di lavoro forzati o l’esilio a Roma, scelse l’esilio.
Artemisia riprese la sua attività, il trauma ricevuto fu evidente anche nelle sue pitture, il padre nel frattempo dovette sposarla con Pietrantonio Stiattesi pittore fiorentino che la portò a Firenze, città che dette vita alla “fase solista” di Artemisia, proprio a Firenze verrà accolta all’accademia delle arti del disegno, è la prima donna ad ottenere questo importante riconoscimento, verrà apprezzata da importanti committenti fiorentini, avrà una figlia Con Pietrantonio Stiattesi e portandola con se viaggerà a Roma e Venezia con un periodo inglese che segnerà la morte del padre. Lei morirà a Napoli nel 1653.
Ilaria Morodei
Redattrice L’agone
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