10 Settembre, 2024
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L’alternativa all’odio fa la differenza. Ed è problema da risolvere

Uno spunto di riflessione dettato dall’attentato a Donald Trump

Qualche giorno fa il mondo ha assistito a un evento che avrebbe potuto cambiarne le logiche e i tracciati: un ragazzino di 20 anni ha attentato alla vita di Donald Trump, candidato alla presidenza, nonché già presidente, degli Stati Uniti d’America.

La stampa mondiale ha già scritto di tutto, analizzato i fatti, speculato, ipotizzato, dato letture e interpretazioni, talvolta anche fantastiche.

Ciò che mi affascina non sono le azioni e le loro conseguenze ma le ragioni che ci spingono ad agire, potendo intuire le quali si potrebbero prevenire quegli agiti.

Qualcosa di molto complesso, principalmente perché il comportamento è qualcosa di individuale, strettamente connesso all’accudimento genitoriale, alle esperienze di vita, al grado di funzionamento psichico, alle competenze relazionali, al contesto sociale.

Sfere che negli ultimi decenni si sono profondamente modificate, basti pensare che le relazioni sono traslate in uno spazio sempre più virtuale e meno reale, sfumando vieppiù marcatamente i confini dell’io e dell’altro.

Altro, ovvero differente da qualcuno o qualcosa, diverso; un’alternativa che sappiamo sempre meno prendere in considerazione e accettare, che ci genera frustrazione invece che curiosità, acrimonia invece che empatia, repulsione talvolta, troppo spesso avversità e odio.

Ogni generazione di adolescenti è passata attraverso la ribellione, il confronto critico, l’anticonformismo; eppure osservando le nuove generazioni (ovviamente al netto delle eccezioni), alla mancanza di motivazioni si interfaccia una marcata predisposizione all’odio, alla violenza verbale e agita, alla prevaricazione, alla svalorizzazione dell’altro come principio di affermazione di sé stessi.

Il confronto non è più un territorio per l’analisi e la crescita, dove valorizzare le differenze e sfumare le affinità, bensì un campo di battaglia dove io e tu non possono coabitare, ma soltanto cedere alla spietata logica dell’alternativa: o io o tu.

In questa cultura di odio, il diverso non è contemplato e va cambiato; se con la persuasione o con la prepotenza poco importa. L’importante è che a me, a ciò che sono, ciò che penso, ciò in cui credo, chi amo, chi ho deciso di pregare, sostenere o scegliere, non ci siano perché il diverso da me è sbagliato e va rimosso.

Così si imbraccia un fucile di precisione a 20 anni, si bullizza un coetaneo fino a spingerlo a suicidarsi, si fanno guerre tra popoli con Dio diversi, si uccidono mogli, genitori, vicini di casa, colleghi di lavoro.

Non facciamo respirare ai nostri ragazzi quella risoluta ostilità che li porta ad assumere un atteggiamento istintivo di condanna, rifiuto, ripugnanza verso qualcuno o qualcosa.

Terzani ci ha ricordato che “è nell’armonia fra le diversità che il mondo si regge, si riproduce, sta in tensione, vive”.

Gianluca Di Pietrantonio
Criminologo forense

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