“Giulietta e Romeo nel borgo” nasce dall’intento di voler creare un racconto urbano e iperrealista in cui tanto in registro teatrale quanto quello cinematografico potessero esaltarsi in un unico impasto. Per questo la trasposizione del capolavoro shakespeariano ha volutamente in quest’ambito ricercato una sua dignità narrativa autonoma e indipendente dalle fin troppo facili aspettative, sia d’impianto che di interpretazione che l’opera stessa possa suggerire. Nella sua declinazione audiovisiva il corto ha una robusta spina dorsale di improvvisazione ed estemporaneità, sia nelle riprese che nel recitato. Gli attori provenienti dalla scuola di recitazione di Paola Lorenzoni vengono ritratti con abiti moderni e copione in mano. La cornice urbana di Trevignano assume in questo modo una legittimità scenica che va oltre il mero ruolo dell’ambientazione, fondendosi con i personaggi che la popolano fino a ostentare una verità popolare capace di sostituirsi al gusto e all’esigenza della finzione. Anche la scelta del bianco e nero si associa a questa filosofia espressiva rendendo omaggio alle radici del neorealismo cinematografico. C’è spazio per il sogno con brevi tonalità di colore pastello in una unica scena, quanto basta per una fruizione visava dinamica, ma intimista.
Lungi da ogni parossismo accademico e didattico il progetto globale mira a istillare “l’amore” per il Teatro e per i Cinema come bisogno imprescindibile di ogni coscienza evoluta e sensibile, suggerendone l’essenzialità come comune denominatore di ogni individuo ma anche la sua funzione terapeutica, votata a percorsi individuali e collettivi di crescita emotiva basata su esperienze condivise e la consapevolezza di un potenziale umano che della crescita stessa non conosce limite.


