25 Aprile, 2024
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Venti di normalità su Canale Monterano e Oriolo

La ripresa dopo la pandemia per famiglie e imprese

Due piccoli comuni, quelli di Canale e Oriolo, a cavallo tra provincie diverse, ma uniti da una continuità territoriale e di intenti, che non si cura di quel confine topografico convenzionale. Pressoché nello stesso modo hanno sofferto la pandemia e i suoi effetti deturpanti sulle attività lavorative e sugli usi, costumi e tradizioni di comunità improntate fondamentalmente sulla prossimità.

Entrambi i centri hanno avuto i loro “feriti di guerra”, hanno osservato con obbedienza le restrizioni imposte, privandosi delle piccole e grandi libertà, ma soprattutto di ciò di cui sono più ricchi, ovvero le tradizioni. Per due anni sono riusciti a mantenersi comunità rimboccandosi le maniche, reinventandosi per come e dove possibile, seppur privandosi di tutti quegli eventi attorno ai quali la cittadinanza si ritrova da secoli.

Ritorno alla normalità

Feste patronali, appuntamenti tradizionali, occasioni calendarizzate con cui comunicarsi tacitamente il senso di complementarietà e mettere a fattor comune il profitto e l’orgoglio del proprio operato. Nonostante l’inevitabile rallentamento dell’economia, i commercianti hanno continuato a lavorare, gli artigiani e piccoli imprenditori a produrre, conferendo all’assurdo uno spiraglio di possibilità. Le code, le prenotazioni, le nuove regole di condivisione degli spazi hanno trovato accoglimento tra persone che non si sono trincerate nelle diffidenze ma con semplicità hanno condiviso la cautela.

Nuova progettualità

L’estate appena trascorsa ha gradualmente segnato il passo della ripresa; in una metaforica primavera sono rinati i germogli di un’economia più vivace, l’allentamento delle restrizioni ha tolto la mascherina non solo dai volti dei cittadini ma anche alle progettualità, che hanno rimesso in moto le operosità. L’avverbio “più” è tornato a essere indicizzante delle comunità oriolese e canalese; sono tornate le feste, le serate in piazza, i ristoranti affollati, le processioni religiose e le sagre, è tornato il turismo con i tanti riflessi per l’economia locale.

Nonostante gli echi di una guerra in arrivo e il conseguente tsunami di crisi che ne consegue, tra i cittadini aleggia comunque una sorta di disincantato ottimismo che nasce probabilmente dalla consapevolezza che essere piccoli non significa essenzialmente essere fragili. La determinazione e l’ottimismo genetici di antiche tradizioni contadine hanno irrobustito il sistema immunitario di questi contenuti agglomerati urbani, che non si lasceranno abbattere da nessun vento contrario, determinati a conservarsi possibilità.

Ludovica Di Pietrantonio

 

 

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