20 Aprile, 2024
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Osteria nuova e i trasporti, un quadro discutibile

Una realtà di 1800 abitanti (spesso) abbandonata

Osteria Nuova, come tutta la periferia, non è mai stata al centro delle preoccupazioni del Comune di Roma e gli abitanti lo notano negli elementi quotidiani delle loro vite.

Come, per esempio, chi si è visto chiudere buche presenti sulla strada di fronte casa sua dopo anni dalla prima notifica; oppure chi, per i motivi più disparati, si ritrova a prendere l’autobus per muoversi e per questo doversi organizzare considerando l’eventualità di un ritardo o una cancellazione dell’ultimo minuto.

Gli abitanti della periferia romana sono spesso costretti a spostarsi in macchina sia per l’imprevedibilità dei mezzi pubblici sia perché quest’ultimi spesso non arrivano in punti utili per le persone che vivono ai margini della zona.

Tutto questo si traduce in file di automobili, tipiche del centro, in una realtà di poco più di 1800 abitanti, e ciò nasce dalle solite complicazioni burocratiche che rallentano notevolmente ogni singola procedura.

Un esempio è l’assenza di un pullman che arrivi fino ai consorzi sull’Anguillarese. Senza un veicolo privato non si arriverebbe nei luoghi di ritrovo né a votare o, peggio, non si potrebbero accompagnare i figli a scuola.

Tutto ciò perché gli autobus che girano sono della TPL (trasporto pubblico locale), un’agenzia che si occupa delle zone periferiche per conto dell’Atacù e che deve confermare in chilometri le tratte che copre, complicando ai municipi l’ottenimento di chilometri in più, quando possibile. Perché ogni periferia, da Roma sud a Roma nord, ha le stesse necessità. E ciò significa che concedere un metro in più al municipio XV significherebbe levarlo a un altro, provocando quindi negli incontri organizzativi vere e proprie discussioni per accaparrarsi qualche “pezzo” di tratta in più.

Purtroppo va detto che il servizio nelle zone più laterali, tra scioperi e altro, rimane comunque carente comportando più disagi ai cittadini che si stanno sempre di più arrangiando.

In questo marasma, per le persone sprovviste dell’auto, l’unica soluzione per avere un minimo di tranquillità e certezza sembra essere il treno. Perché, a parte i famosi cinque minuti di ritardo, conferisce un servizio più costante, nonostante tutto. Varie volte i cittadini hanno provato a farsi sentire, ma hanno trovato spesso muri che gli impedivano di riuscire e che li portava a porsi la domanda «ma, il comune, mi sta ascoltando?». E finché non si avrà una risposta alla domanda si può soltanto provare e insistere per ottenere quel che serve. E che spetta.

Claudio Colantuono

 

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