25 Aprile, 2024
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Virginia Raggi assolta in appello. “Vittoria mia, dentro M5S devono riflettere in tanti”

La decisione dei giudici di appello nel processo di secondo grado alla sindaca,
accusata di falso per la nomina di Renato Marra, fratello dell’ex capo del personale del Campidoglio Raffaele, a capo del dipartimento turismo del Comune. La nomina venne poi ritirata.
Di Maio: “Continua a resistere grande donna, il MoVimento 5 Stelle resiste insieme a te”

 

La sindaca di Roma Virginia Raggi è stata assolta dall’accusa di falso nell’ambito del processo di appello per la nomina di Renato Marra, fratello dell’ex capo del personale del Campidoglio Raffaele, a capo del dipartimento turismo del Comune di Roma. La nomina venne poi ritirata. La decisione è arrivata dopo cirac due ore di camera di consigio. In primo grado Raggi è stata assolta con la formula “perché il fatto non costituisce reato” ma la Procura ha fatto ricorso in secondo grado. Il pg Emma D’Ortona aveva chiesto una pena di dieci mesi di reclusione.

La sentenza è stata accolta da un applauso. La prima cittadina ha abbracciato il marito, presente in aula, insieme a una decina di consiglieri del Campidoglio.

“Questa è una mia vittoria e del mio staff, delle persone che mi sono state a fianco in questi quattro lunghi anni di solitudine politica ma non umana. Credo che debbano riflettere in tanti, anche e soprattutto all’interno del MoVimento 5 Stelle. Ora è troppo facile voler provare a salire sul carro del vincitore con parole di circostanza dopo anni di silenzio. Chi ha la coscienza a posto non si offendera per queste parole ma tanti altri almeno oggi abbiamo la decenza di tacere. Se vogliono dire o fare qualcosa realmente, facciano arrivare risorse e gli strumenti per utilizzarle ai romani e alla mia città. C’è una legge di bilancio per dimostrare con i fatti di voler fare politica. Il resto sono chiacchiere”, ha commentato Raggi. “Oggi Virginia Raggi è stata assolta. Ancora una volta. Continua a resistere grande donna, il MoVimento 5 Stelle resiste insieme a te”, ha scritto in in un post su Facebook il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. “Virginia è stata assolta. Ancora una volta assolta. Adesso iniziate a rispettarla. Per quattro anni è stata diffamata, dileggiata, calunniata…E’ stata colpita dal sistema politico e mediatico per non aver avallato le olimpiadi di Malagò, Montezemolo e Caltagirone e dal fuoco amico partito da chi non sarà mai alla sua altezza ma non vuole accettarlo”, ha scritto su Facebook l’esponente M5s Alessandro Di Battista.

La prima cittadina di Roma si è più volte detta “serena” e, a ridosso della sentenza aveva precisato che anche in caso di condanna “andrà avanti a testa alta”.

Il processo riguarda la nomina di Renato Marra, fratello di Raffaele, a capo dell’Ufficio Direzione Turismo. Al centro dell’inchiesta una nota che la sindaca aveva scritto all’Anticorruzione capitolina che chiedeva delucidazioni sul ruolo avuto da Raffaele Marra, all’epoca capo del Personale, nella nomina del fratello. Virginia Raggi aveva risposto che quella decisione era stata presa da lei e che il ruolo del numero uno delle risorse umane era stato di “mera e pedissequa esecuzione di determinazioni da me assunte”.

La procura, però, sul telefono di Raffaele Marra (poi arrestato per corruzione del dicembre 2016), aveva trovato chat che sembravano smentire quella versione. In particolare quella in cui la sindaca, presa di mira dalla stampa per quella promozione e dal conseguente aumento da 20mila euro di stipendio, si lamentava con il capo del personale che non l’aveva informata. E per questo ne aveva chiesto (e ottenuto) il rinvio a giudizio per falso.
Virginia Raggi, che era stata assolta in primo grado il 10 novembre 2018, ha sempre ripetuto, lo ha fatto anche cinque giorni fa in corte d’Appello, di essere stata lei a decidere. Lunedì scorso ha detto in aula che “non aveva capito, non sapeva” che Marra stesse tramando. E per quella mancata comprensione il giudice di primo grado l’aveva assolta nella convinzione che lei non sapesse di commettere un falso perché non sapeva quanto il suo capo del Personale avesse invece brigato per la promozione del fratello.

(La Repubblica)

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