19 Aprile, 2024
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Valentina Miozzo: “Da Modena a un villaggio di 28 persone in Norvegia….

….ho trasformato la pandemia in opportunità”

La storia di Valentina Miozzo, travel blogger e guida ambientale che ha lasciato l’Italia per fare accoglienza turisti nel cuore di un fiordo dove, nei prossimi mesi, la notte durerà 24 ore.

 

“È il nostro modo di reagire di fronte agli ostacoli a fare la differenza, a plasmare il nostro carattere e la nostra esistenza. Il Covid ha stravolto la mia vita, ma ho voluto trasformare il disagio in un’opportunità”. Ne è convinta Valentina Miozzo, travel blogger e guida ambientale di Modena che il destino ha condotto in Norvegia, nelle terre dell’Aurora Boreale, all’altezza di Capo Nord, oltre il Circolo Polare Artico, in un villaggio abitato da 28 persone.

Il mestiere messo in crisi della pandemia e il bisogno di reinventarsi, infatti, hanno convinto la 37enne a gettare il cuore oltre l’ostacolo (e i confini geografici), accettando un lavoro che metterebbe a dura prova chiunque: fare accoglienza turisti nella storica guesthouse di Kongsfjord, nel cuore di un fiordo dai panorami lunari dove, nei prossimi mesi, la notte durerà 24 ore. “La decisione è stata semplice: se avessi rifiutato l’incarico avrei passato il resto della mia vita a chiedermi cosa sarebbe successo se avessi accettato”, confessa Valentina Miozzo raccontandosi all’HuffPost.

Travel blogger col tuo ViaggiareLibera, guida ambientale, sempre in giro per il mondo. Com’è cambiata la tua vita dopo il Covid, sia dal punto di vista lavorativo che personale?
Il Covid ha stravolto la mia vita, ma ho voluto trasformare il disagio in un’opportunità. Improvvisamente non potevo più viaggiare da un continente all’altro. Non potevo più dedicarmi ai miei viaggi di ricerca ed esplorazione.
Improvvisamente ho perso il mio lavoro come guida ambientale, perché accompagnavo gruppi di italiani all’estero. Un duro colpo, da cui mi sono rialzata in fretta. Non mi sono mai fatta prendere dallo sconforto e sono andata avanti col mio lavoro come travel blogger, scegliendo di scoprire l’Italia e dare voce alle piccole realtà di turismo sostenibile. Non mi sono lasciata sopraffare dalla situazione causata dalla pandemia, ho scelto di impiegare il mio tempo per migliorare le mie competenze professionali e per lavorare sulla crescita personale. Mi sono concentrata sul benessere psico-fisico, dedicandomi alla mia formazione e alle mie passioni.

All’improvviso ricevi una chiamata dalla Norvegia. Raccontaci.
Una mattina di settembre vengo contattata da Skua Nature e mi viene fatta la proposta di lavoro più bizzarra che abbia mai ricevuto. Avevano notato i miei viaggi, progetti, e la mia esperienza decennale nella ricettività turistica. “Ti piacerebbe gestire la Kongsfjord Guesthouse?”, mi domandano. Kongsfjord è un piccolo albergo diffuso di casette colorate che si affacciano su un fiordo, all’estremo nord della Norvegia, sul Mar Glaciale Artico. È un luogo remoto, non è per tutti: conta solo 28 abitanti, il primo centro abitato è a 40 chilometri e il primo ospedale a 300. Lì stanno lavorando a un progetto di turismo naturalistico, di cui la guesthouse sarà la base di partenza. La mia risposta alla proposta è stata: “Ah, ok, wow! Ci penso un attimo”. Dopo due giorni ho accettato, ho disdetto il mio contratto d’affitto e, a un mese di distanza, ero su un furgone per raggiungere la Norvegia, in viaggio col team del progetto, passando per Lettonia, Estonia e Finlandia.

Lasciare tutto, trasferirsi, occuparsi dell’accoglienza ospiti in un villaggio di 28 persone: una scelta coraggiosa. Quanto è stato difficile prenderla?
La decisione è stata semplice: se avessi rifiutato avrei passato il resto della mia vita a chiedermi cosa sarebbe successo se avessi accettato. Ho alle spalle moltissimi lunghi viaggi in solitaria, anche in luoghi remoti e difficili, dal deserto del Sahara all’Amazzonia, dalle foreste del Borneo alle montagne del Nepal. Durante i miei viaggi sono sempre stata accolta e quando ero a casa accoglievo viaggiatori nel mio agriturismo: gestire una guesthouse è un lavoro che conosco e che mi piace. Il fatto di aver perso il lavoro come guida e la consapevolezza che avrei potuto continuare il lavoro da travel blogger anche in Norvegia, mi hanno tolto ogni dubbio. Qui a Kongsfjord non sono sola, ci sono altre persone che lavorano in guesthouse, vivo con una collega che si occuperà del progetto di turismo naturalistico e nel paese il calore umano non manca: le persone sono poche, ma tutte solidali e socievoli.

Il mondo è travolto dalla pandemia, la nostra quotidianità e le nostre città non sono più le stesse. Da Modena a Kongsfjord: che effetto fa?
In Italia ho sempre vissuto in zone rurali, non ho mai vissuto la socialità nelle città, quindi da questo punto di vista non è stato un cambiamento estremo. Nella campagna modenese, come nel paesino di Kongsfjord, le persone vivono l’inverno nelle case, chiacchierando attorno a un tavolo, sorseggiando i liquori della casa, scaldandosi vicino a un focolare. È una socialità vissuta in maniera più intima rispetto ai locali in città, quindi le restrizioni si sentono meno. Forse in estate, quando arriveranno i turisti e il paesino si animerà, ci renderemo conto della situazione: per ora siamo davvero isolati dal mondo! In Norvegia le direttive anti-Covid molto rigide sono solo ad Oslo e nelle città, per un semplice motivo: la densità di popolazione al di fuori della città è bassissima. La regione in cui vivo ha una media di 0.8 abitanti per chilometro quadrato. Insomma: non ci sono problemi di distanziamento sociale.

Reinventare la propria vita e il proprio mestiere: tu sei un esempio. C’è un messaggio che vorresti lanciare?
Ammetto che la mia vita ultimamente è stata una continua reinvenzione. Quattro anni fa ho dovuto chiudere inaspettatamente la mia azienda agrituristica perché i proprietari degli immobili non mi hanno rinnovato il contratto d’affitto. Mi sono subito reinventata, trasformando il mio blog da amatoriale a professionale, investendo sulla mia formazione. Ho iniziato a collaborare con tour operator ed enti del turismo e mi sono creata un nuovo lavoro, anzi due, perché sono diventata anche guida ambientale. Ora che a causa del Covid ho perso il lavoro come guida ed eccomi qui in Norvegia. Non tutti sono abituati ad accettare cambiamenti così repentini e soprattutto non è facile farlo, a volte prevale lo sconforto. Sono fermamente convinta che ogni cosa che ci accade nella vita abbia un senso, che dobbiamo imparare da ogni evento, piacevole o spiacevole. È come reagiamo di fronte agli ostacoli che fa la differenza, che plasma il nostro carattere e la nostra vita.

Fonte: “huffingtonpost” – intervista a cura di Adalgisa Marrocco.

 

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