29 Marzo, 2024
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Attacco a Vienna, la civitanovese Irene Paoluzzi “Salva per venti minuti”

La testimonianza choc: ero in un bar della zona poco prima dell’attentato terroristico. “La città è sconvolta”

Civitanova, 4 novembre 2020 – Vienna è stata sconvolta lunedì sera da un attentato terroristico nel cuore della città che ha causato quattro morti e 22 feriti. La civitanovese Irene Paoluzzi vive lì da cinque anni, lavora come manager di un’azienda che si occupa di sviluppo dei software.

Paoluzzi, lunedì sera il centro di Vienna era affollato, prima dell’inizio del lockdown. Dove si trovava al momento dell’attentato?
”L’attentato si è consumato nella zona di Schwedenplatz, a dieci minuti a piedi da casa mia: proprio lunedì pomeriggio io e il mio compagno avevamo deciso di fare spesa lì. È una zona piena di locali e molto frequentata. Approfittando del clima ci siamo poi fermati a prendere un caffè, sedendoci sui tavolini all’esterno di un bar a chiacchierare. Proprio verso le 19.30 abbiamo deciso di rientrare. Arrivati a casa ci sono arrivati messaggi di amici che sapevano che eravamo verso Schwedenplatz. Parlavano di spari, ci dicevano, allarmati, di andar via. Era il panico”.

È stato uno choc.

“La prima ora e mezzo ero più focalizzata a raccogliere informazioni, perché inizialmente ce ne erano poche. Con calma, mi sono resa conto che se fossimo restati in quel bar venti minuti in più mi sarei trovata in mezzo alla folla e al caos, il pensiero è stato un po’ uno choc”.

Vienna sembra una città tranquilla e sicura. Come stanno vivendo la situazione gli austriaci?

“Molto male. Qui non c’è mai stata la paura di attentati, è sempre stata una città volta all’accoglienza. Ha braccia aperte per tutti, ed essendo uno Stato tutto sommato ’benestante’ ci sono possibilità di integrazione. Ci sono molti immigrati, perfettamente integrati. Vienna è una città calma, i viennesi sono estremamente abitudinari. Per loro, ma anche per me, vivere l’attentato è stato un choc. L’atmosfera è cupa e ciò aggrava la situazione complessa del Covid. Nonostante il lockdown non preveda la chiusura completa dei negozi, molte saracinesche oggi sono abbassate, per scelta. Poche le persone in giro”.

Come sta reagendo l’Austria alla pandemia?

“Il lockdown di marzo è stato meno ’’eroce’ rispetto ad altre parti d’Europa. È durato di meno ed eravamo autorizzati a uscire. Verso i primi di maggio eravamo fuori e comunque erano state tolte alcune restrizioni. L’estate è stata senza mascherine, anche ai supermercati. Si respirava un clima più “normale”, anche se certe zone hanno subìto un forte contraccolpo turistico. Po le cose sono cambiate. Fino a poche settimane fa non si parlava di lockdown, ma di recente c’è stata un’impennata dei casi. E sono arrivate alcune chiusure”.

Gli austriaci come la vivono?

“L’atmosfera è triste, ma si cerca di vivere con una serenità diversa. Ma c’è un semplice motivo: bisogna dire che grazie alle tutele statali le aziende, i negozi, le attività non hanno subito un grave contraccolpo economico. Lo Stato, visto anche il numero ridotto della popolazione, è intervenuto con decisione. Quindi lo si percepisce come sì un sacrificio, ma da fare tutti quanti. Credo che l’attentato terroristico, davvero inaspettato a Vienna, abbia colpito al cuore gli austriaci, più ancora del Coronavirus”.

 

(Il Resto del Carlino)

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