19 Marzo, 2024
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Napoli, manifestazione contro il coprifuoco: guerriglia urbana davanti alla Regione

Centinaia di persone si sono radunate in Largo San Giovanni Maggiore.

I manifestanti sono riusciti a superare lo sbarramento delle forze dell’ordine e hanno dato vita a scontri violenti con polizia e carabinieri

 

NAPOLI – De Luca annuncia il lockdown per la prossima settimana e a Napoli scoppia la rivolta. La prima notte di coprifuoco, entrato in vigore ieri alle 23, si apre con un migliaio di persone che dopo una veloce organizzazione via social si ritrovano in una piazza del centro storico e da lì partono in corteo verso via Santa Lucia, dove c’è la sede della Regione. Sul lungomare stanno già sfilando i ristoratori, ma è una manifestazione tranquilla, senza nessuna voglia di mostrare i muscoli. Il gruppo che da piazza San Domenico Maggiore attraversa il corso Umberto, raggiunge piazza Municipio e punta in direzione di Palazzo Santa Lucia ha chiaramente ben altre intenzioni.

Sono soprattutto giovanissimi, non tutti con le mascherine, qualcuno con la maschera con le sembianze di De Luca. Ma soprattutto molti hanno l’aria di conoscere bene le dinamiche degli scontri di piazza. Non solo per le felpe con cappuccio che sono una specie di divisa d’ordinanza per situazioni del genere, ma perché sono arrivati attrezzati con fumogeni, bottiglie vuote e altri oggetti che in via Santa Lucia vengono immediatamente scagliati contro lo schieramento di poliziotti che protegge il palazzo della Regione («Veri comportamenti criminali», commenterà il questore Alessandro Giuliano). Il grido che si alza dal corteo è «Libertà», ma quello che accade è violenza più organizzata che spontanea.

Le forze dell’ordine replicano lanciando lacrimogeni e anche caricando, seppure solo per disperdere la folla. Che invece ripiega verso il lungomare ma poi si fa di nuovo avanti. Due campane per la raccolta differenziata vengono incendiate, altri cassonetti finiscono al centro della strada per creare una barriera tra manifestanti e polizia. Si va avanti così per ore, poi finalmente torna la calma. È l’epilogo peggiore della giornata in cui il governatore Vincenzo De Luca ha tenuto il suo abituale monologo del venerdì diffuso via social, e da quel pulpito ha chiesto al governo di imporre il lockdown a tutto il Paese, annunciando che in ogni caso la Campania lo farà. Da lunedì. Prima, da improvvisato radiologo, ha mostrato alle telecamere la tac ai polmoni di un paziente ricoverato in terapia intensiva, e si è messo a spiegarla. Poi ha fatto mandare in onda il video di una festa in spiaggia e ha accusato «questi ragazzi senza mascherina che in una situazione drammatica si permettono di festeggiare. Siamo alla irresponsabilità totale».

Per spiegare la sua decisione, De Luca fornisce i numeri del contagio: su 15801 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore, i positivi sono 2280, più del 14 per cento. E poi aumentano i sintomatici e diminuiscono i posti letto nei reparti di degenza Covid: ne sono rimasti 24, mentre nelle terapie intensive ce ne sono 129. De Luca è evidentemente teso. Secondo Luigi de Magistris è «fuori controllo», e perciò il sindaco di Napoli chiede al governo di intervenire. Certo il nervosismo del presidente della Regione traspare chiaramente quando parla di chi ha detto che le scuole dovevano essere l’ultima cosa da chiudere (il ministro dell’Istruzione Azzolina), e lui commenta: «Parole di una banalità assoluta e di una irresponsabilità ancora più grave». Poi tocca al ministro dello Sport Spadafora, che non nomina ma lascia che il nome trapeli da ambienti a lui vicini. Lo definisce «ministro improbabile», «tanghero», e poi quando dice che l’attuale situazione va affrontata «da uomini», aggiunge che «questa è una espressione che non si usa più e certamente non la userò per un ministro di questo governo».

(Corriere della Sera)

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