25 Aprile, 2024
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Rimpasto più vicino, ma Di Maio frena

“I problemi si risolvono lavorando non con con i cambi di squadra”

Rosato, di Italia viva, d’accordo con Orlando (Pd) per una fase nuova dopo il voto: «Il governo deve essere adeguato alla sfida che abbiamo davanti»

 

Una fase nuova, «un tagliando»: se servirà «una rimpasto». Ad aprire le danze sul governo ci ha pensato ieri il vice segretario del Pd Andrea Orlando. Oggi a stretto di giro di posta arriva l’apertura anche di Italia Viva alle posizioni del Pd per voce del vice presidente della Camera Ettore Rosato che pensa che «il Governo debba essere adeguato alla sfida gigantesca che abbiamo davanti e cioè quella di spendere tanti soldi e di spenderli bene: spenderli per misure che creino occupazione, lavoro e non per misure che abbiano solo caratteristiche assistenziali». Insomma, anche per Italia viva, una riflessione va fatta. Ora se «sarà il premier» come dice Orlando ad aprire una fase nuova o meno, di certo dopo le regionali il quadra pare destinato a mutare. «E’ sensato passare da un cambio di squadra», osservano da Iv mentre per il titolare della Farnesina, Luigi Di Maio, «ne parleremo ovviamente dopo le elezioni: noi siamo concentrati su referendum e Recovery fund», taglia corto Luigi Di Maio, che poi durante la trasmissione «L’Aria che tira» su La7 ha aggiunto: «Non credo che parlando di rimpasti e cambi di squadra risolviamo i problemi, li risolviamo se pancia a terra lavoriamo». Frena Di Maio anche se nel M5s c’è chi, a taccuini chiusi, che osserva: «Se il Pd chiederà il rimpasto per stabilizzare il governo non potremo dire di no». Solo teoria, per adesso. Conte finora ha sempre cercato di allontanare una formula che definisce “vecchia”. Ma il pressing dei partiti sul premier per avere più peso sembra intensificarsi, anche se i giochi potranno farsi solo dopo che Pd, M5s, Iv e Leu si saranno pesati alle regionali e dopo la prova dello stress test su scuola e trasporti che il governo affronterà questa settimana. Di sicuro non sarà indifferente che le regionali finiscano 3 a 3 (per i Dem sarebbe comunque positivo tenere in regioni come Campania, Puglia, Toscana), 4 a 2 oppure 6 a 1.

(La Stampa)

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