18 Aprile, 2024
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Com’è andata la riapertura delle scuole con la paura

Emozione e un po’ di ansia per gli oltre 5 milioni e 600 mila studenti che sono tornati in aula dopo sei mesi. Restano le vecchie criticità con qualche novità

Con emozione e un po’ di ansia oltre 5 milioni e 600 mila studenti e studentesse sono tornati a scuola oggi in 13 regioni per la ripresa dell’attività didattica. In totale saranno 8,3 milioni, quando rientreranno tutti.

Una ripresa che è filata via abbastanza ‘liscia’ ma i nodi sul tappeto restano numerosi, dalla consegna dei nuovi banchi che marcia lenta, agli organici non coperti, agli spazi ridotti, alle mascherine che non sempre ci sono o non vengono indossate correttamente.

“Questo sarà un anno complesso“, ha detto la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, che nel pomeriggio ha inaugurato l’anno scolastico a Vo’ Euganeo assieme al Capo dello Stato, Sergio Mattarella. “Ma abbiamo lavorato tanto e costruito una strategia di prevenzione che funzionerà, se ognuno farà responsabilmente la propria parte”.

Anche la vice ministra Anna Ascani ha sottolineato che “sono stati mesi difficilissimi, di lavoro, di problemi e ostacoli da superare, ma l’importante è che l’Italia intera abbia riscoperto la centralità della sua scuola”.

I presidi, molto critici nelle scorse settimane, oggi hanno allentato l’ansia e tirato un sospiro di sollievo. “È andato tutto bene”, hanno confermato molti di loro, e il presidente dell’Anp nazionale, Antonello Giannelli ha riferito che “il clima e’ stato sereno”. Ma le criticità restano: “Finora sono stati consegnati soltanto 200 mila banchi, pari all’8% del totale. Restano due milioni e 200 mila banchi che devono ancora essere recapitati agli istituti”.

La situazione più critica si è verificata in Lunigiana: mezz’ora di scuola e poi una classe di diciotto bambini è finita al completo in quarantena.

È successo che in una elementare di Fosdinovo, questa mattina, un’alunna ha ricevuto il risultato di un tampone effettuato nei giorni scorsi: positiva al Covid. Poiché la scorsa settimana la bambina aveva già preso parte ad alcune lezioni prescolastiche con i suoi compagni, l’ufficio di igiene ha disposto la quarantena per tutta la classe e per tre maestre.

Episodio increscioso in provincia di Pisa, dove un bambino di 6 anni con la sindrome di Down ha dovuto rinunciare al suo primo giorno di scuola, in prima elementare, per la mancanza della maestra di sostegno. La madre del bambino ha denunciato la vicenda in un post su Facebook. Il ministero dell’Istruzione ha fatto sapere di avere disposto subito “i necessari accertamenti”.

Sempre il ministero ha avviato un approfondimento sul caso di un bambino con disabilità che, a Roma, secondo la segnalazione dei genitori sarebbe stato costretto a tornare a casa. La scuola ha già assicurato al Ministero di non aver respinto nessuno e di aver garantito all’alunno, come doveroso, la frequenza scolastica, anche in attesa del docente di sostegno.

In generale, si può dire che il giorno del rientro nella fase post Covid è stata una prova di autonomia scolastica:

ogni istituto e addirittura ogni plesso ha ‘inventato’ una strategia diversa per affrontare l’anno 2020-2021, con tutte le difficoltà del caso. Il ‘mal comune’ è la mancanza di personale: dalle scuole di periferia a quelle del centro, da quelle più ‘blasonate’ a quelle più popolari, insegnanti e bidelli sono meno del necessario. “Noi speriamo che siano nominati dagli uffici scolastici regionali nelle prossime settimane” ha detto Mario Rusconi, presidente dell’Anp Lazio, annunciando che nella Capitale e nel Lazio il 5% delle scuole non ha potuto riaprire.

Tra queste c’è il liceo scientifico Kennedy, in zona Monteverde a Roma: struttura storica e scuola molto ambita per l’offerta didattica. Eppure anche qui, ha spiegato la preside Lidia Cangemi, “non abbiamo abbastanza colleghi e non abbiamo potuto riaprire un plesso per mancanza di personale Ata, che in questa fase si rivela fondamentale perché deve provvedere all’igienizzazione”.

Dove non sono arrivati i banchi, né quelli a rotelle né quelli singoli, come nel Plesso Alonzi dell’istituto comprensivo Padre Semeria, a Roma, si userà il ‘metodo Cuba’, ovvero i bambini delle elementari dovranno sedersi alternativamente sul lato lungo e sul lato corto del banco, perché non sono arrivati né quelli a rotelle né quelli singoli. Non certo la posizione più comoda per stare 5 o più ore in classe.

La preside di un famoso liceo di Roma, il Visconti, ha annunciato invece che per sopperire alla carenza di spazi si userà anche una cappella messa a disposizione dei gesuiti, le aule docenti e tutti i laboratori per fare lezione.

Audible, la società di Amazon che produce e distribuisce audiolibri e podcast, ha donato tablet e account gratuiti alle scuole dell’Istituto Comprensivo di Codogno, una delle prime città a diventare simbolo ed epicentro in Italia della pandemia di Covid-19.

L’Istituto coinvolto comprende scuole dell’infanzia, primarie e secondaria di Codogno, si estende su 11 plessi su tre Comuni (Codogno, San Fiorano e Fombio) per un totale di quasi 1,600 studenti tra i 3 e i 14 anni, che avranno accesso gratuitamente, con degli account di classe, a migliaia di titoli a loro dedicati oltre che a strumenti tecnologici per la didattica, in presenza e a distanza.

Dal Lazio alla Lombardia, dal Veneto al Trentino, dalla Sicilia alle Marche all’Emilia Romagna complessivamente è stato rispettato il carico dei mezzi pubblici, ovvero l’80 per cento di capienza. A Roma si sono verificate situazioni di traffico più intenso rispetto ai giorni scorsi ma sempre nei limiti.

La Rete degli Studenti Medi ha espresso disagio per le condizioni della riapertura delle scuole, definendo le iniziative del ministero “non sufficienti per permettere una riapertura in sicurezza”.

(Agi)

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