19 Marzo, 2024
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Appalti e commissari per le opere: in Consiglio dei ministri gli ultimi nodi sul decreto semplificazioni

Dopo il rinvio della scorsa settimana il testo potrebbe essere approvato con la formula «salvo intese». All’ordine del giorno della riunione anche il Piano nazionale delle riforme

Un lavoro sul testo andato avanti fino a poco prima dell’avvio del Consiglio dei ministri di lunedì sera (previsto per le 21,30 ma slittato alle 23) chiamato a varare il decreto Semplificazioni: la maggioranza fatica a chiudere un accordo, discutendo in particolare sugli appalti e i commissari per le opere, sulle norme che riguardano l’edilizia e sulla valutazione d’impatto ambientale. Il tentativo del governo è comunque quello di siglare una tregua tra alleati e approvare un testo con la formula “salvo intese”.

Sul tavolo della riunione di Governo c’è anche il Piano nazionale delle riforme, traccia del Recovery plan italiano che, scrive il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri nella premessa della bozza, «il Governo metterà a punto alla luce della Comunicazione della Commissione europea del 27 maggio per la creazione di un nuovo Strumento europeo per la ripresa (Next Generation EU), che sarà auspicabilmente quanto prima approvato dal Consiglio europeo». All’ordine del giorno, inoltre, il ddl di assestamento di Bilancio e il Rendiconto dello Stato.

Semplificazioni

La bozza (cento pagine) del decreto arrivata sul tavolo del Cdm introduce misure previste nelle versioni finora circolate del testo con deroghe per un anno per le assegnazioni degli appalti, rivisitazione dei i reati di responsabilità erariale e abuso d’ufficio e spinta sulla digitalizzazione della P.a, con le autocertificazioni che si potranno fare via app, banche dati che si dovranno parlare e pubblico che richiederà una sola volta i dati in suo possesso. Si velocizzano anche le valutazioni di impatto ambientale (Via) e la bada ultralarga. Per incentivare la trasformazione “green” si introducono una serie di norme per l’installazione delle colonnine di ricarica delle auto elettriche, a partire dalle aree di servizio in autostrada. Nel testo spuntano anche due norme per la “stabilità finanziaria degli enti locali” e per “l’organizzazione del sistema universitario”.

Appalti e commissari

Le nuove soglie per gli appalti senza gara fino al 31 luglio 2021 avranno diversi scaglioni per lavori, servizi e forniture: appalti diretti entro i 150mila euro, mentre tra i 150mila e la soglia comunitaria (circa 5 milioni) si introducono via via più operatori da mettere a confronto. Procedure accelerate anche per gli appalti oltre la soglia comunitaria, con corsia preferenziale per le opere necessarie a superare l’emergenza Covid. Entro il 31 dicembre poi andrà stilata una lista degli “interventi infrastrutturali” da affidare a “commissari straordinari”. La lista arriverà con uno o più dpcm, su proposta del Mit e sentito il Mef, e «previo parere delle competenti commissioni parlamentari». Una ulteriore lista potrà arrivare poi entro giugno 2021.

Le misure del decreto Semplificazioni (una cinquantina di articoli) sono approdate in Consiglio dei ministri dopo una faticosa mediazione. Il testo potrebbe uscire dalla riunione a Palazzo Chigi con la formula “salvo intese” e sarà illustrato da Conte nella conferenza stampa di martedì 7 luglio alla vigilia della sua partenza per Lisbona, prima tappa del suo tour iberico (sarà il giorno dopo a Madrid) per stringere sul “Recovery fund”.

Il lungo preconsiglio di giovedì 2 luglio (sei ore) era riuscito a distriscare molti nodi ma non tutti e non in tempo per licenziare il testo in tempo per la riunione del Governo del giorno successivo. Ad alimentare le tensioni sono state in particolare le procedure di affidamento senza gara delle opere sopra 5,2 milioni si euro (soglia Ue) e le deroghe al codice degli appalti (poteri affidati alle stazioni appaltanti). La lite ha visto schierati da una parte Pd e Leu, dall’altra M5S, Italia viva e Palazzo Chigi con i democratici a difesa del Codice appalti.

Le priorità del Pnr

L’altro provvedimento all’esame del Consiglio dei ministri è il Piano nazionale delle riforme, un lungo elenco di priorità da mettere a punto a settembre e da portare a Bruxelles per accedere ai nuovi fondi europei anti-Covid che va dalla riforma del fisco (ma senza condono) agli investimenti in scuola, ricerca, trasporti e banda larga passando per il sostegno ad alcuni settori strategici dalla farmaceutica al biomedicale, dall’auto alla siderurgia – compresa la transizione green dell’Ilva di Taranto – all’edilizia, dal turismo e alla cultura. Un mosaico di cui un pezzo fondamentale è proprio il decreto Semplificazioni.

L’obiettivo, ribadito nel Pnr, è abbassare le tasse a partire da «ceti medi e famiglie con figli» ma anche accelerare «la transizione del sistema economico verso una maggiore sostenibilità ambientale e sociale». Per farlo resta cruciale un nuovo piano di spending review e la lotta all’evasione che punterà sull’incrocio dei dati e «il miglioramento della qualità dei controlli» ma, assicura l’esecutivo, non ci saranno «nuovi condoni che, generando aspettative circa la loro reiterazione, riducono l’efficacia della riscossione delle imposte».

Per modernizzare il Paese e spingere la ripresa dell’economia il piano del governo guarda soprattutto agli investimenti che, grazie ai fondi “Next generation”, potranno superare il 3% del Pil rimettendosi in linea con la media Ue. Priorità ai trasporti (a Roma si dovrà arrivare da tutta Italia in massimo 4 ore e mezza) e alla banda larga. Ma anche a istruzione e ricerca, che in tre anni dovrebbero ottenere circa 7 miliardi in più, lo 0,4% del Pil.

La finalità principale della riforma, scrive Gualtieri nella premessa al Piano nazionale di riforma – di solito allegato al Def di aprile ma che quest’anno è stato ritardato causa Covid – è «quella di rimuovere gli ostacoli che negli ultimi anni hanno rallentato non solo gli appalti e gli investimenti pubblici, ma anche, più in generale, la crescita dell’economia». Le semplificazioni rappresentano «il primo passo per attuare il Piano di Rilancio» e «fatto salvo il contrasto alla corruzione» si agisce in tutti i campi, dalla disciplina degli appalti all’accelerazione delle «opere pubbliche già finanziate e in fase avanzata di progettazione» ai tempi di «procedure e iter autorizzativi, senza compromettere le esigenze di tutela dei beni culturali e del paesaggio» alla spinta ai dirigenti pubblici ad «assumere le decisioni», circoscrivendo «puntualmente il reato di abuso d’ufficio e la responsabilità erariale degli amministratori».

(Il Sole24Ore)

 

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