7 Maggio, 2024
spot_imgspot_img

La famiglia Regeni e le navi all’Egitto: “Così lo Stato ci ha traditi due volte”

I genitori attaccano l’affare siglato dal governo: «Dobbiamo lottare contro il nostro Paese»

ROMA. Claudio Regeni e Paola Deffendi ricordano bene le parole dei Cinque Stelle di quattro anni fa. Il figlio Giulio era stato ucciso in Egitto, si era nel pieno dello sdegno. Anche da parte dei Cinque Stelle. E anche loro dicevano: finché non ci sarà verità bisogna bloccare le vendite di armi. Sono passati più di quattro anni da allora, due giorni fa il consiglio dei ministri ha dato il via libera alla vendita di due fregate militari senza alcun battito di ciglia da parte del governo, Cinque Stelle compresi.

Ieri sera i genitori di Giulio Regeni sono intervenuti durante l’ultima puntata di “Propaganda Live” su La7. «Vi sentite traditi?» ha chiesto Diego Bianchi.

È intervenuto innanzitutto Claudio Regeni: «Non possiamo certo sentirci traditi dall’Egitto dopo tutto quello che hanno fatto a nostro figlio e dopo quattro anni e mezzo di menzogne e depistaggi. È il fuoco amico che fa male e ci amareggia e da cittadino uno non si aspetta di dover lottare contro il proprio Stato per ottenere verità e giustizia. E invece è proprio lo stato italiano a averci traditi: la prima volta il 17 luglio del 2017 quando ha rinviato l’ambasciatore al Cairo e ora con la vendita delle armi all’Egitto che non è un tradimento solo per noi ma per tutti gli italiani».

Caso Regeni, Renzi: “Adesso gli inglesi dicano la verità”

I genitori di Giulio Regeni andranno avanti nella loro battaglia e hanno ben chiari quali sono i loro obiettivi. «Non intendiamo farci prendere ulteriormente in giro dall’Egitto e non si pensi che basterà darci quattro cianfrusaglie, indumenti vari e chiacchiere o carte inutili. Non ci accontenteremo di atti simbolici, dopo quattro anni e mezzo il tempo è scaduto». Due sono le richieste concrete dei genitori di Claudio Regeni: una risposta esaustiva a tutti i punti della rogatoria del 9 aprile 2019, rimasta totalmente priva di risposta. E la consegna delle cinque persone iscritte nel registro degli indagati in modo che possano essere processate in Italia, sono tutti ufficiali della National Security. «Finché non avremo ottenuto queste due cose ci sentiremo traditi», precisa Claudio Regeni.

Sala: “Felici per Silvia Romano libera, ora verità per Giulio Regeni”

Sono gli atti concreti che mancano e – aggiunge Paola Deffendi – in quattro anni e mezzo «abbiamo visto e vissuto tanta ipocrisia e la vendita di queste due navi e poi la vendita di altre armi è la ciliegina sulla torta di questa ipocrisia». La richiesta dei genitori di Giulio Regeni è di una verità basata «sulla verità processuale». Non servirà a far tornare Giulio, ma almeno a ridare fiducia nel rispetto dei diritti umani che su di lui sono stati tutti violati. «È l’abecedario delle violazioni dei diritti umani», sottolinea la mamma di Giulio concludendo di avere fiducia in chi è loro vicino sui social, in chi fa da «scorta mediatica», nella legale, nella Procura e anche nel presidente della Camera Roberto Fico che ieri ha chiamato per chiedere come stanno. «È l’unica persona del governo ad aver pensato che potevamo stare anche male».

(La Stampa)

Ultimi articoli