29 Marzo, 2024
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Gli italiani hanno più paura della crisi che del virus. Un sondaggio

L’indagine condotta da YouTrend per Agi per conoscere l’opinione degli italiani sulle possibili conflittualità sociali che potrebbero emergere nella Fase 2. Emergono le diverse posizioni tra gli elettori dei vari partiti, ma anche tra nord e sud

In queste settimane, il Governo sta gradualmente allentando le misure di lockdown istituite su tutto il territorio nazionale più di due mesi fa, passando per una serie di step: la cosiddetta “Fase 2” prevede infatti una riapertura graduale delle attività produttive e commerciali, nell’ottica di un lento e cauto ritorno alla normalità. Insomma, questa è la fase in cui i cittadini italiani devono convivere, nella loro vita di tutti i giorni, con il virus.

Si tratta dunque di una fase molto delicata, in cui le inevitabili difficoltà economiche provocate dal lockdown potranno portare all’emergere di forti tensioni sociali. A questo proposito, Quorum/YouTrend ha condotto un sondaggio su base nazionale, indagando l’opinione degli italiani sulle possibili conflittualità sociali che potrebbero emergere nella “Fase 2”.

Le domande poste per il sondaggio

  • Pensi a quanto potrà succedere in Italia nei prossimi mesi. Cosa la preoccupa di più, la situazione sanitaria o quella economica e sociale?
  • Secondo lei nei prossimi mesi le tensioni in Italia aumenteranno?
  • E secondo lei cosa dovrebbe fare il Governo per contenere queste tensioni sociali?

Innanzitutto, è stato chiesto se nei prossimi mesi potrebbe preoccupare di più la situazione sanitaria o quella economico-sociale: per più di sei italiani su dieci (precisamente il 63,2%) sarà quest’ultima a rivelarsi più problematica, mentre l’emergenza sanitaria è stata indicata da poco più di un terzo del campione sondato (34,6%).

Incrociando le risposte sulla base delle intenzioni di voto, sono gli elettori di Italia Viva i più preoccupati dalla situazione economico-sociale (89,7%), mentre filtrando le risposte per fasce d’età emerge una linea di frattura sui 55 anni: per tre under 55 su quattro, infatti, preoccuperà di più la situazione dell’economia e della società, mentre per i cittadini più anziani si scende al 55% (del resto, la pericolosità del coronavirus per la salute tende ad aumentare con l’età). Anche tra Nord e Centro-Sud la situazione non è omogenea: infatti, la situazione sanitaria preoccupa maggiormente nelle regioni più colpite, e cioè in quelle settentrionali e in particolare nel Nord-Ovest.

 

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A Flourish chart

Il fatto che la situazione economica possa rivelarsi preoccupante per molti italiani porta con sé una conseguenza diretta sulle tensioni nella società, che secondo il 61,8% degli intervistati aumenteranno inevitabilmente con i mesi a venire. Solo un italiano su quattro, invece, ritiene che non si verificherà nessun aumento della conflittualità sociale nel nostro Paese.

Questo aumento ci sarà secondo la maggioranza assoluta degli elettori di tutti i partiti, con l’eccezione di chi intende votare Forza Italia (41% di “sì”). La maggioranza assoluta di risposte positive si ha anche tra i cittadini di tutte le fasce d’età (sebbene tra i più giovani la percezione di un aumento delle tensioni sia decisamente maggiore) e in tutte le macroregioni italiane.

 

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A Flourish chart

 

Per contenere queste tensioni crescenti, il Governo ha davanti a sé un ventaglio di opzioni: l’Esecutivo potrebbe infatti prevedere dei sussidi o dei bonus per sostenere il reddito dei meno abbienti, oppure potrebbe ridurre la pressione fiscale, oppure ancora potrebbe puntare sulle politiche volte ad aumentare l’occupazione, per esempio attraverso investimenti pubblici in infrastrutture. Insomma, il Governo ha di fronte a sé diverse strade che non necessariamente si escludono tra loro.

Per la maggioranza relativa dei cittadini italiani, comunque, la via migliore per evitare un’escalation di tensioni nella società italiana dovrebbe essere la riduzione delle tasse sulle famiglie e sulle imprese: il 41% del campione sondato ha infatti indicato questa opzione. Il 34,7% degli intervistati, invece, ritiene che le misure cardine per arginare l’aumento della conflittualità siano quelle che puntano sul lavoro, e abbattere il tasso di disoccupazione investendo in infrastrutture potrebbe costituire, in questo senso, una strada da percorrere. Infine, solo una piccola fetta di italiani (18%) punterebbe su misure di taglio più assistenzialistico che sostengano il reddito dei cittadini meno abbienti.

Filtrando le risposte sulla base degli elettorati, emergono dei dati interessanti: le politiche del lavoro sono indicate dalla maggioranza assoluta degli elettorati del PD e di Italia Viva, mentre per centrodestra e Movimento 5 Stelle la maggioranza (seppur relativa) degli elettori indica la riduzione della pressione fiscale. Quest’ultima opzione, inoltre, è stata indicata da sempre meno persone al diminuire dell’età: infatti, se nella fascia 18-35 anni è stata selezionata da un intervistato su due, solo il 36,3% degli over 55 pensa che per evitare un aumento delle tensioni sociali si debba puntare sul taglio delle tasse.

A livello di macroregioni di residenza, infine, sono solo i cittadini del Centro Italia a ritenere che sia meglio puntare sulle politiche del lavoro: la maggioranza relativa degli intervistati chi abitano al Nord e al Mezzogiorno pensano infatti che sia la riduzione delle tasse la via migliore per evitare che aumentino le tensioni sociali.

 

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A Flourish chart

 

Nota metodologica  Il sondaggio Quorum/YouTrend è stato svolto tra il 15 e il 19 maggio 2020 su un campione di 809 intervistati rappresentativi della popolazione maggiorenne residente in Italia. Il campione è stato sondato per quote incrociate di genere ed età stratificate per macroregione di residenza. Il margine d’errore è del +/-3,5%, con un intervallo di confidenza del 95%.

(Agi)

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