25 Aprile, 2024
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Commissione Ambiente del Senato: incardinato l’esame del pacchetto di misure sull’economia circolare

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, una nota della senatrice Patty L’Abbate

Oggi (ieri, ndr) in commissione Ambiente, in Senato, è stato incardinato l’esame del pacchetto di misure sull’economia circolare, quattro decreti legislativi di attuazione di direttive europee su rifiuti, discariche, RAEE, imballaggi e veicoli fuori uso. Un passaggio molto importante per la sostenibilità del nostro modello economico ed atteso da anche da noi economisti “ecologici”. Tuttavia, osservando la direttiva sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio, e l’attuale stato emergenziale, mi sono resa conto di quanto purtroppo si sta aggravando il problema degli imballi, involontariamente, dovuto alle misure poste in atto per la lotta alla diffusione del Covid-19.

Purtroppo, il quantitativo di packaging legato alla consegna -soprattutto a domicilio – di cibi e prodotti alimentari appunto protetti da imballi primari o altri involucri esterni, è aumentato a dismisura, e dopo l’uso si trasformano nell‘immediato in rifiuti. È una questione delicatissima che rischia di riportare indietro le lancette della sostenibilità. Mi auguro che gli imballi utilizzati siano realizzati con materiali compostabili o facilmente riciclabili: una questione che andrebbe affrontata con una forte campagna di sensibilizzazione.

Resta comunque il problema di migliorare la raccolta e provvedere al corretto smaltimento. Tra l’altro, la stessa cosa può dirsi dei guanti e delle mascherine utilizzate dalla collettività. Ne dovremo utilizzare un numero esorbitante – poco meno di un miliardo al mese secondo uno studio del Politecnico di Torino: materiali che rischiano di aggiungersi ai tappi di bottiglia o alle cannucce in plastica che ritroviamo in strada o, molto peggio, finiscono in mare.

Le direttive sull’economia circolare giungono al momento opportuno, ponendo attenzione sulla modalità di produzione degli imballi (ecodesign), progettati quindi per rendere più facile il riciclaggio a fine vita. Utilizzando ad esempio monomateriali, questi possono essere recuperati in buona percentuale, oppure materiali biodegradabili che con il supporto di processi di trasformazione fisica, chimica e batteriologica si trasformano in compost.

Le Direttive pongono degli obiettivi veramente ambiziosi. Infatti, è previsto il riciclo entro il 2025 di almeno il 55% dei rifiuti urbani (60% entro il 2030 e 65% entro il 2035). Allo stesso tempo, si vincola lo smaltimento degli stessi in discarica (fino ad un massimo del 10% entro il 2035). Il 65% degli imballaggi dovrà essere riciclato entro il 2025 e il 70% entro il 2030.

L’Italia gioca un ruolo decisamente da protagonista. Nel contesto dell’industria europea del riciclo, può dirsi già molto avanti classificandosi – secondo lo studio annuale “L’Italia del riciclo” realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e dall’Unione imprese Economia Circolare Fise Unicircular – al terzo posto con un tasso di riciclo al 67%, per il recupero degli imballaggi, dopo Germania (71%) e Spagna (70%).

Il 2020 del resto farà segnare nel nostro Paese un nuovo record per i rifiuti. CONAI, il consorzio nazionale imballaggi, prevede circa 11,3 milioni di tonnellate di imballaggi recuperati, pari all’83,2% dell’immesso al consumo: di questi 9,7 milioni di tonnellate avviati a riciclo, vale a dire il 71,6% dell’immesso al consumo. La sfida è di continuare così, anche quando nel sistema entrano variabili difficilmente sostenibili come quelle introdotte dal Covid19.

Ma riusciremo come sempre ad attuare bune pratiche e norme per dare supporto al settore della raccolta e del riciclo, e allo stesso tempo sensibilizzare il cittadino ad attenersi a semplici regole di educazione civica.

Patty L’Abbate

 

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