7 Maggio, 2024
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Cesano: l’opera del giovane attore emergente Danilo Franti

Danilo Franti è un giovane attore emergente, con il corto “Non mi posso lamentare”, diretto da Elisa
Billi e Cristiana Mecozzi, è stato recentemente premiato come ‘miglior attore non protagonista’,
nell’ambito del Varese International Film Festival. In questa intervista ci parla del suo legame col
territorio in cui vive e lavora, Cesano, dell’impegno teatrale con le scuole e dell’attuale situazione
di emergenza dovuta al Covid19.
La sua attività teatrale che riscontro ha avuto finora e quale ricaduta ha su questa periferia
romana?
“Da quando mi sono trasferito a Cesano nel 2007, all’età di 14 anni, ho iniziato a lavorare per e sul
territorio. Nel 2011 ho co-fondato un’associazione che proponeva attività artistico-culturali e un
corso di teatro del quale ero insegnante. Cinque anni dopo, conclusa l’Accademia Internazionale di
Teatro di Roma, ho iniziato a cimentarmi sia nel cinema che nel teatro fino a co-fondare, insieme a
Lilith Petillo e Venanzio Amoroso, la compagnia teatrale “Controtempo Theatre”con sede legale a
Cesano, ma attiva su tutto il territorio nazionale. Il nostro lavoro è molto variegato: oltre a
rappresentazioni da palco, portiamo in scena spettacoli itineranti in siti di interesse storico culturale,
cioè spettacoli che uniscono il teatro con l’architettura del luogo, che diventa scenografia naturale
della rappresentazione, come ad esempio il centro storico di Anguillara. I testi su cui lavoriamo
spaziano dal classico al contemporaneo, portati in scena in modalità più fruibili da tutti cercando
così di riavvicinare le persone al teatro e, in generale, alla cultura con un riscontro molto
positivo. Gli spettatori, trovandosi spesso a meno di un metro dagli attori, si sentono parte
integrante dello spettacolo e rivivono insieme agli interpreti, sia emotivamente che fisicamente, le
storie narrate. Il pubblico, compreso quello delle nostre periferie, non è abituato a questo tipo di
rappresentazioni che vive con curiosità e interesse. Controtempo propone anche corsi di teatro per
tutte le età e i generi. All’interno del XV municipio, ad esempio, teniamo un corso per ragazzi
disabili (in zona Ottavia)”.
Una nota di merito va al suo impegno teatrale nelle scuole, che tipo di esperienza ha ricavato
dal rapporto con gli studenti?
“Io e la mia compagnia siamo attivi nelle scuole del territorio nazionale ormai da anni, non solo con
corsi di teatro, ma anche e soprattutto con spettacoli che vertono su tematiche sociali e d’attualità
come il bullismo, la legalità, la violenza sulle donne, facendo seguire alla rappresentazione un
dibattito con i ragazzi. Abbiamo scelto di lavorare anche sul sociale poiché pensiamo che,
attraverso il teatro, tematiche come rispetto, integrazione e accoglienza, possano essere comprese in
maniera più incisiva dai giovani. Riusciamo a farlo proprio con la nostra passione e il nostro lavoro.
Gli spettacoli sono strutturati per mantenere alta l’attenzione degli studenti, alternando video a parti
recitate, musiche a pause di senso, lasciando ai ragazzi tutta una serie di informazioni che verranno
metabolizzate insieme nel dibattito. Gli alunni si confrontano, raccontando le loro esperienze
dirette, sviscerandone le motivazioni e comprendendo a fondo quali sono i meccanismi che le
generano. Ci troviamo spesso davanti a bulli che si scusano con le loro vittime, o vittime che
riescono a superare il loro senso di vergogna, rivelando aneddoti che spesso né compagni né
insegnanti conoscono o, ancora, ragazzi che ci informano di situazioni di bullismo in atto, che
vengono affrontate durante il dibattito stesso. Dato che il nostro lavoro di attori consiste nel mettersi
nei panni degli altri, cerchiamo di trasmettere questo concetto anche agli alunni, per fargli scoprire
l’empatia e per spingerli a vivere, per un momento, la vita dei compagni.
Siamo giovani interpreti di emozioni che parlano a giovani trepidanti e questo è forse uno dei nostri
segreti. Siamo spinti non solo dalla nostra natura di attori ma anche da un senso civico in quanto
esseri umani”.
In questo momento di emergenza, tutte le attività culturali sono ferme purtroppo, pensa di
riconvertire il suo lavoro sul web, unica piattaforma accessibile al pubblico?

“La situazione del comparto culturale, in questo momento, è drammatica. Già la cultura era in crisi
prima del coronavirus, grazie a politiche che l’hanno depauperata di diritti e fondi, ma ora si trova
davvero quasi al collasso. Siamo stati il primo settore ad essere chiuso e, molto probabilmente,
saremo uno degli ultimi ad essere riaperto (per ovvi motivi di aggregazione), per non parlare dei
decreti governativi che non sono per niente sufficienti.
La nostra compagnia, come molte altre realtà o singoli artisti, sta continuando a lavorare, per quello
che può, nel suo percorso artistico. Studiando, facendo brainstorming per futuri lavori, facendo tutte
quelle attività accessorie che serviranno per farsi trovare preparati nel momento in cui questa
quarantena finirà. In sunto, cerchiamo di mantenere alta la fiamma dell’arte non fermando mai la
nostra fucina. E’ difficile pensare ad una reinvenzione del teatro in versione web, cambierebbe
natura diventando cinema; la differenza tra le due arti, seppur molto simili, sta proprio nella natura
della rappresentazione dal vivo: unire il pubblico e gli attori nello stesso &”hic et nunc”. Se e come si
modificherà il nostro lavoro “lo scopriremo solo vivendo”, ancora è troppo presto per fare
previsioni ma, come succede dall’antica Grecia, sicuramente il teatro, come specchio e al contempo
critica della società, si modificherà al modificarsi della stessa, trovando sempre nuovi modi per
rimanere vivo ed esaltare i messaggi che veicola”.

Francesca Quarantini

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