19 Maggio, 2024
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Tecnologia imperante? No, meglio sarebbe dire “ineducazione”

La spasmodica ricerca e il costante bisogno di un contatto coi professori

Non tutti riconoscono che anche i docenti hanno alcuni diritti inalienabili, per esempio il diritto alla disconnessione. Molto invasivo, in quanto mezzo di comunicazione sincrona, è il telefono in quanto costringe, chi riceve la chiamata, a interrompere la propria vita per rispondere.

Il messaggio WhatsApp, in qualche misura, potrebbe essere letto quando si vuole, ma ormai è prassi che si legga e si risponda immediatamente. La posta elettronica è, invece, un mezzo di comunicazione asincrono, cioè il destinatario non necessita di leggere né di rispondere immediatamente al messaggio. I docenti leggono e rispondono in base ai tempi di lavoro che si sono prefissati e non hanno alcun obbligo di essere reperibili 24 ore su 24. Molti dimenticano che il lavoro del docente non è solo quello delle ore mattutine di lezione frontale in classe, ma ciascuno di loro ha orari giornalieri per preparare le lezioni, correggere i compiti, approfondire argomenti, partecipare a riunioni, rispondere alle e-mail …

Non far conoscere il proprio numero di cellulare consentirebbe ai docenti di poter vivere una vita serena. Purtroppo alcuni hanno ingenuamente fatto conoscere il proprio numero e ora “non vivono più”. Infatti la maleducazione di alcuni, molto irritanti, genitori, porta questi molesti a chiamare i docenti a qualsiasi orario, anche notturno e senza alcun pudore, tenendoli al telefono anche per ore.

Se il docente risponde al cellulare mentre è a lezione, toglie didattica agli alunni che hanno il diritto allo studio e ad avere la lezione completa, svolta da un docente sereno e concentrato. Se il docente risponde mentre è a casa con i propri cari, toglie tempo alla propria vita. Tuttavia nella scuola non esiste mai nulla di così urgente che non possa essere comunicato via posta elettronica (richiedere un appuntamento, comunicare una difficoltà, porre una domanda …). Insomma non c’è mai alcuna reale necessità di chiamare un docente via telefono (soprattutto di sera) per parlare di pseudo problemi dei propri figli, che spesso sono problemi dei soli genitori.

Riccardo Agresti

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