29 Marzo, 2024
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I commercianti di Trevignano Romano scrivono al Presidente del Consiglio: il commercio è in grande difficoltà, e mancano aiuti dalle istituzioni

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, la lettera che i commercianti di Trevignano hanno inviato al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, per segnalare la gravissima situazione in cui versa tutto il settore delle attività commerciali a causa delle misure restrittive resesi necessarie per contrastare l’epidemia del Corona virus; allo stesso tempo, pure avendo apprezzato le iniziative messe in atto, rilevano la assoluta assenza di aiuti da parte delle Istituzioni, benché siano stai promessi e annunciati.
La situazione, non solo a Trevignano, rischia di scoppiare, di avviarsi su un sentiero irreversibile, verso il disastro di tantissime famiglie e di tutte le comunità cittadine.

Ecco la lettera.

 

Ill.mo
Presidente del Consiglio dei Ministri
Avv. Giuseppe Conte
 

QUALE FUTURO?

Egregio Presidente

Sono ormai due mesi che le attività commerciali del nostro Comune, Trevignano Romano sono chiuse. Da quando, con il D.p.c.m. 11-03-2020 si è di fatto sancita la quarantena nella nostra Nazione. Tutti noi abbiamo appoggiato le misure intraprese dal governo per contrastare il diffondersi del Covid-19. Non nascondiamo la paura che ci ha resi inermi di fronte a questo  nemico invisibile, impotenti ai contagi e  impotenti di fronte alla morte di esseri umani. Nonostante avessimo preso coscienza di quanto impervia fosse la strada che ci si presentava dinnanzi,  nel nostro intimo, come nel cuore  di molti connazionali, la speranza non è mai sopita. La speranza che prima o poi ce l’avremmo fatta, che grazie al lavoro di tanti che in silenzio hanno combattuto per curarci e  le privazioni a cui eravamo sottoposti avrebbero sortito effetti benevoli.  Con moderazione l’agognata “curva del contagio” manifestava i primi flebili segni di una inversione di marcia, e con essa la speranza di un celere ritorno alla normalità. Oltre alla componente emotiva, che molto ha lavorato in noi, ora, concretamente ,davanti ai nostri occhi si presenta uno scenario fatto d’incertezze per l’immediato futuro e serie preoccupazioni. Le nostre attività chiuse dal giorno alla notte. Attività che fanno parte di quel terzo settore, definito da Lei stesso Egregio Presidente CUORE PULSANTE DELLA SOCIETA’. Questo è un cuore destinato a smettere di battere di fronte al ritmo incalzante  di scadenze di bollette, tasse che nessuno ha spostato, stipendi di collaboratori da onorare, mutui e affitti da pagare. Il trascorrere dei giorni ha fatto si che crescesse a dismisura in noi  preoccupazione e ansia per l’incertezza alla quale nessuno ha dato una scadenza.  La nostra Amministrazione Comunale per tutelarci ha subito ridotto e spostato le tasse di sua pertinenza. Quelle dello stato (stato a cui tutti noi versiamo buona parte dei nostri introiti) si sono state spostate, ma da chi le potrebbe allontanare e non di poco ci saremmo aspettati molto altro. Vi siete subito riempiti la bocca di tante belle parole piene di aiuti e noi a casa a sperare. Ma con il passare dei giorni tutti ci siamo resi conto della differenza tra il dire e il fare. Ci siamo resi conto della bieca burocrazia che arricchisce lo stato e blocca lo sviluppo del paese, in questo caso la nostra sopravvivenza. Domande infinite, siti bloccati, ritardi nelle risposte, assurdi, degni di un paese di dilettanti allo sbaraglio. Non da Italia paese fiero di degni lavoratori. Tutto questo ti leva il sonno ma abbiamo continuato a sperare, perché i giorni passavano ed alla luce dei dati sempre più incoraggianti, in cuor nostro abbiamo pensato tra poco si riparte. I segnali c’erano tutti e si è pensato ad una ripresa ordinata prudente ma veloce. Consentire un ritorno alla normalità con maggiore attenzione, perché lo abbiamo capito bene “ la salute prima di tutto”. E’ vero ma non può essere unica ed imprescindibile. La dignità ed il lavoro sono importanti sa. Arriva il 23 Aprile la speranza si disintegra. Tutto viene catapultato più avanti. Nella migliore delle ipotesi il 18 Maggio, per la maggior parte di noi il 1° Giugno(bar, ristoranti, parrucchieri estetisti) e per altri non c’è data (spiagge in concessione, strutture ricettive). E non ci dica che dal 4 Maggio è previsto l’asporto. Nel nostro paese di 5000 abitanti, con 70 tra ristoranti, bar, pizzerie, bar, forni, senza la circolazione delle persone verso altro comune, non c’è convenienza per nessuno.  Siamo un paese affacciato sul Lago di Bracciano con vocazione turistica dettata dalla città di Roma situata a 30 km e dai tanti turisti Italiani e Stranieri presenti nel periodo Maggio Ottobre.

Ci lasci dire che ci sentiamo traditi. Non traditi dall’Italia, perché l’Italia siamo noi gente sempre pronta a lottare e rimboccarsi le maniche. Traditi da un governo che dovrebbe tutelarci, sostenerci e darci una mano in caso di difficoltà.

Non so quanti di noi resisteranno, molti riapriranno ma con quali prospettive? Con quanta forza riusciremo a sopravvivere quando tra pochissimi mesi le tasse ricominceranno a correre? E se non pagheremo non è per sciopero fiscale, ma perché non ne abbiamo la possibilità.

Noi chiedevamo e chiediamo di lavorare, di aprire le nostre attività con tutte le cautele e norme del caso, di aprire perché la nostra impresa è la nostra vita, il nostro sudore, i nostri sacrifici.

Altrimenti ce lo dica lei, quale futuro?

Trevignano Romano 03-05-2020

Commercianti Trevignano Romano

 

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