29 Marzo, 2024
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Storie Nere: “Salme, spezzatino e polenta” di Luciana Crucitti

SALME, SPEZZATINO E POLENTA

 

  • Stavolta tocca a te – mi rispose innervosito il collega. 
  • Caro mio, proprio per niente. Ti ricordo che sei stato aggregato per una settimana a Milano. Quindi di te in ufficio neanche l’ombra. 
  • Vedi t’incarti da sola. Hai appena detto che sono stato fuori una settimana. Per cui, adesso uscirai tu con il medico legale. Io mi devo acclimatare. E poi, la Dottoressa Squartabubu gradisce più la tua compagnia che la mia. 
  • E’ ovvio. Sei antipatico fino ai mitocondri.
  • Ti dimentichi? Mi chiamano carogna!
  • Meglio che ti lasci perdere oggi – risposi spazientita.
  • A più tardi.. possibile. 

Arrendevolmente arrabbiata, presi la macchina di servizio e raggiunsi, insieme ad un nuovo collega da pochi giorni trasferito al Commissariato di Isola, l’ufficio della Dottoressa Ferretti. Ines Ferretti, un tipo davvero sui generis. Però, una professionista davvero preparata. Ogni qualvolta eravamo presenti, come Polizia Scientifica, alle sue autopsie, quei momenti diventavano vere e proprie lezioni a cranio aperto. Preferiva approfondire quella zona della mente, spesso oscura dimora di menti perverse o naufragate. Una caratteristica di lei che mi colpiva maggiormente era il parlare con le salme, mentre procedeva all’esame autoptico. Diceva che quei cadaveri la potevano ascoltare. Ci esortava ad accettare i forti odori di quel corpo. Qualcuno di noi si stordiva le narici usando del balsamo alla menta. Lei ci diceva che poi avremmo associato quell’odore di menta a quelle immagini cruente. Devo dire che quando il contenuto gastrico di quei corpi era un po’ datato, e di una certa qualità, ecco che stare in equilibrio diventava una prova di vera resistenza. E vogliamo parlare del taglio del cranio cosiddetto a bandana? Un taglio che si effettua tagliando trasversalmente la calotta cranica, con una sega elettrica circolare. Indovinate chi lo faceva? Il marito dell’anatomopatologo! Che strana coppia!

Qualche volta, davanti a tali inusuali visioni, vedevo sbiancare i miei colleghi maschietti. Mentre noi femminucce tenevamo botta. Il sesso forte!!!! Si, si!! Così si dice! Personalmente, ciò che mi faceva perdere l’equilibrio erano parti di tessuto che finivano in una piccola canalina di scolo, di lato al tavolo settorio, misto ad acqua e sangue. Quello proprio non riuscivo a reggerlo. Quel pomeriggio mi venne in mente il nomignolo idiota che aveva dato il collega alla Dottoressa Ferretti, Squartabubu. E mi venne da sorridere. Quant’era cretino! Le diede quello sciocco appellativo a seguito di una sua confessione. Un pomeriggio d’inverno in un’altra un’autopsia, a metà dell’opera, ci invitò a prendere un tè caldo nella stanza adiacente a quella settoria. Io non osai bere nulla. Il mio stomaco proprio non gradiva intrusioni, seppur calde e rilassanti. La Dottoressa Ferretti riusciva a passare da una situazione all’altra senza alcuna tensione o frattura di sorta. Era sempre, apparentemente, tranquilla e rilassata. Ma gli occhi, spesso molto arrosati, tradivano un’inquietudine profonda. Certamente, quella sua professione le lavorava dentro. Scavava a livello inconscio, evocando stadi continui di morte anzitempo. 

Si rivolse a noi due con quel bicchiere di tè, ancora fumante.

  • Sapete ragazzi, vi confesso una cosa che può sembrare puerile. Spesso prima di addormentarmi, per rilassarmi un po’, guardo qualche cartone animato. Mi rasserena molto guardare l’Orso Yoghi. Adoro decisamente il suo saggio amico BuBu. La voce della sua coscienza! 
  • E a proposito di starcene un po’ tranquilli, davanti ad un caminetto acceso, che ne dite se una sera di queste vi invito a casa mia per mangiare spezzatino e polenta?

Si alzò di botto il collega. Sembrava che una forza occulta l’avesse scaraventato con forza dall’altra parte della stanza e le rispose – A Spezzatino e polenta, proprio no, Dottoressa! 

Anguillara Sabazia, 10 novembre 2019

Luciana Crucitti

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